“Non restare solo contro il disagio: chiedi aiuto”
Uisp è parte del progetto "Sostegno Km0" per il benessere dei giovani. Dall'incontro nella sede delle Bustecche tante indicazioni per affrontare i problemi
Nessuno può rimanere indifferente di fronte a un adolescente che soffre di attacchi di panico o ansia, che preferisce il mondo virtuale a quello reale, che pratica gesti di autolesionismo. Ma come fare nella pratica quando, magari nella veste di genitore, di insegnante, o di allenatore sportivo, ci si trova di fronte a un ragazzo che esprime profondo disagio?
Sabato scorso, nella sede Uisp delle Bustecche a Varese, si è tenuto un importante incontro che fa parte del progetto “Sostegno km0”, ovvero «un percorso snello – ideato dal Ponte del Sorriso in partenariato con Gulliver, Asst Settelaghi e in rete con Univa, Uisp, Csi, Ufficio scolastico provinciale e Università dell’Insubria – che offre risposte tempestive e concrete al disagio, latente o più evidente, nei bambini e adolescenti, cercando di dare agli adulti (ma anche agli stessi ragazzi) i mezzi per orientarsi».
Il progetto “Sostegno Km0” è stato studiato per aumentare la consapevolezza dei problemi legati al disagio e allargare il bacino delle cure, indirizzando in tempi brevi al percorso di cura più adatto.
«Negli ultimi anni si è assistito ad un incremento del disagio giovanile, con disturbi del comportamento alimentare, condotte autolesive sempre più gravi fino ad arrivare a tentativi di suicidio, isolamento sociale fino al fenomeno hikikomori» ha detto Emanuela Crivellaro de “Il Ponte del Sorriso”.
«Uisp è partner del progetto, nella convinzione che lo sport e il movimento possano da una parte aiutare i giovani, e nell’altra offrire un punto di vista privilegiato per scoprire segnali di disagio» spiega Ileana Maccari di Uisp.
I sintomi da non sottovalutare sono le manifestazioni tipiche dell’ansia, come la depressione o gli attacchi di panico (con tremori, sudorazioni, difficoltà respiratorie, etc). Ma anche la diminuzione delle uscite con gli amici, il calo della frequenza scolastica, l’abbandono dello sport o delle attività extrascolastiche. E ancora: l’eccessiva connessione a internet, i disturbi dei comportamenti alimentari, forme di autolesionismo e abuso di alcol o altre sostanze.
Il primo modo di aiutare un ragazzo che soffre è tenere aperto con lui un canale di ascolto, «invitandolo a riconoscere le proprie emozioni ed esprimerle senza timore di essere giudicato» hanno detto le esperte Serena Ferulli e Valentina Marasco. Anche le figure educative – come gli allenatori sportivi – devono essere
capaci di entrare in sintonia con i giovani, «dimostrando comprensione».
Durante gli attacchi di panico è importante non sminuire il disagio e mostrarsi vicini, pronti ad aiutare. Possono dare sollievo anche tecniche di respirazione o la mindfullness. La cosa importante è chiedere aiuto fin dai primi segnali. Per contattare l’equipe multidisciplinare di “Sostegno Km0” e avere un appuntamento nel giro di pochi giorni, telefonare allo 0332-286946. Il servizio è gratuito e non richiede impegnativa.
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