“Riprendere in mano il Pgt serve allo sviluppo della città. Non a fare cassa”
Il tema dell'edilizia è al centro dello scontro tra il sindaco Cassani e Forza Italia. L'ex assessore Pd Giovanni Pignataro: "Un Pgt deve servire a mettere in rete le diverse esigenze, uno strumento serve. Ma con dei princìpi chiari, a partire da zero consumo di suolo"
«La preoccupazione della Lega la comprendo ma così il Pgt si trasforma in un tabù: la risposta non può essere non toccare nulla e non affrontare i problemi e le esigenze che emergono». In giorni in cui il sindaco Cassani e Forza Italia si scontrano sul Pgt, Giovanni Pignataro, ex assessore all’urbanistica di Gallarate ai tempi del centrosinistra di Guenzani, è convinto che si debba riprendere in mano lo strumento di programmazione territoriale. E spiega i paletti che metterebbe per guidare lo sviluppo.
«A me quanto sta accadendo sembra sia una lotta per posti in giunta» premette Pignataro. «Ma dentro c’è una questione vera, quella del Pgt. Un Pgt scaduto dal 2020, da tre anni, il che comporta delle conseguenze, a partire dal fatto che in tutte le aree dismesse oggi non si può fare nulla. E in più ci sono una serie di novità con cui fare i conti, dalla previsione dell’ospedale unico all’area Aeronautica, all’area della stazione che oggi significa Aree di Trasformazione bloccate.
«A fronte di questo Forza Italia continua a citare come strumento per fare cassa, la Lega paventa preoccupazioni, con qualche ragione, visto che tutti e due i precedenti assessori all’urbanistica di Forza Italia, scelti da Cassani, hanno avuto problemi anche sul fronte giudiziario» continua Pignataro. Che appunto dice di capire la preoccupazione di Cassani, ma non condivide il fatto che di Pgt e previsioni non si parli più.
«L’ultima modifica è la Variante del 2015, quella con cui cancellammo l’espansione nell’area 336» ricorda Pignataro, tornando ad uno dei provvedimenti più significativi attuati dall’amministrazione Guenzani.
E proprio guardando alle scelte fatte allora dal centrosinistra (criticatissime da Forza Italia, meno dalla Lega), Pignataro fissa i princìpi che secondo lui dovrebbero guidare la redazione di un nuovo Piano di Governo del Territorio: «Uno: il dato ambientale, la prospettiva di consumo di suolo zero, in linea anche con la Legge regionale. Laddove viene urbanizzato terreno vergine, occorre che venga deimpermeabilizzata la stessa superficie, nei confini del nostro territorio, non altrove come si sta facendo per alcuni progetti oggi». Secondo? «Cercare di incentivare in ogni modo la riqualificazione del dismesso». Pugnataro cita come esempi l’area dell’ex deposito dell’Aeronautica, l’area della stazione (oggi inquadrata in Ambiti di Trasformazione, su cui non si può intervenire) «ed eventualmente l’area di via Pastori», quella dell’attuale ospedale che andrebbe in gran parte dismesso quando e se si arriverà all’ospedale unico.
Il “Casermone” di viale Milano, destinato ad hub regionale delle emergenze«Una programmazione che sia completamente indipendente dall’insieme della città non funziona. Il punto è che un Pgt deve servire a mettere in rete le diverse esigenze, non a fare cassa. Pensiamo al Palazzetto dello Sport, intervento importante che viene inserito senza un contesto».
Tra le esigenze, Pignataro indica anche un terzo elemento, che non è edilizia, ma servizi e rete pubblica: «ripensare la mobilità, che non si può scindere dalla pianificazione urbana».
Quarto tema centrale per il consigliere Pd: «Il tema della casa, connesso anche la riqualificazione dei centri storici con la necessità di un accesso alla casa a prezzi più accessibili. Uno obiettivo da perseguire sempre in coerenza con i primi due obiettivi generali», vale a dire consumo di suolo zero e recupero del dismesso.
Dalle file dell’opposizione Pignataro dice che sono «disposti a dialogare, nel rispetto dei ruoli di maggioranza e opposizione»: «L’approccio non può certamente però quello di Petrone che diceva: venghino, costruttor, venghino. Ma il tema va affrontato».
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