Sold out per la giustizia al Castello di Masnago
Tutto esaurito per i due appuntamenti dedicati al tema nell'ambito della rassegna “Autori e libri al Castello”, organizzata dall’assessorato alla Cultura di Varese

Il tema “giustizia” è piaciuto molto al pubblico varesino. La rassegna “Autori e libri al Castello”, organizzata dall’assessorato alla Cultura del comune di Varese, aveva in cartellone due appuntamenti dedicati al tema. Il primo con Nando dalla Chiesa che ha presentato “La legalità è un sentimento” (Bompiani) e il secondo con Riccardo Iacona autore di “Palazzo d’ingiustizia” (Marsilio) un viaggio nelle procure d’Italia.
Entrambi gli appuntamenti hanno fatto registrare un pubblico molto numeroso e attento.
LA LEGALITÀ È UN SENTIMENTO
«”La legalità è un sentimento” è stato il mio libro più pensato» ha detto Dalla Chiesa. Forse il culmine di una riflessione pubblica e al contempo personale su un tema che ha diviso e continua a dividere il Paese. «L’educazione alla legalità non consiste nell’imparare una serie ordinata di norme e di conoscere più o meno la Costituzione – ha spiegato Nando Dalla Chiesa – ma è qualcosa di più profondo: è un sentimento che per fiorire ha bisogno di una terreno nutrito dai valori, dalla letteratura, dalla poesia e dai viaggi».
Questo libro nasce dal confronto dell’autore che insegna Sociologia della criminalità organizzata alla facoltà di Scienze politiche dell’Università degli Studi di Milano insegna e che, sempre nella stessa facoltà, ha introdotto nel 2014 un secondo insegnamento, forse meno attrattivo del primo – per sua stessa ammissione – ma di fondamentale importanza: Sociologia e metodi di educazione alla legalità.
È UN MODO DI VIVERE
A stimolare Dalla Chiesa su questo argomento sono state le risposte dei suoi studenti alla domanda diretta sul significato della parola “legalità”. «La risposta nei temi degli studenti – ha sottolineato il docente – era semplice e nitida: “È un modo di vivere.” A questa espressione principale si affiancano alcune parole che la completano: rispetto, responsabilità, altruismo, buon senso, bisogno sociale e libertà».
La “lezione” di Nando dalla Chiesa è stato un prologo per introdurre il secondo libro a tema giustizia presentato al Castello di Masnago, “Palazzo di ingiustizia”, di Riccardo Iacona, non fosse altro perché le parole che completavano il concetto di legalità richiamavano alla mente la buona amministrazione di questo potere fondamentale dello stato.

IL CASO ROBLEDO
A presentare il viaggio dietro le quinte delle procure italiane sono stati chiamati due addetti ai lavori, l’avvocato Domenico Marasciulo e l’ex magistrato Alfredo Robledo, protagonista del libro scritto da Iacona per uno scontro epocale con i vertici della procura di Milano, finito nel 2014 davanti al Csm (Consiglio superiore della magistratura, l’organo di autogoverno del potere giudiziario).
L’esposto di Robledo contro il procuratore Edmondo Bruti Liberati fu durissimo e il libro di Iacona parte da questa vicenda per tastare il polso al sistema giudiziario italiano. L’esito finale di quello scontro fu un provvedimento disciplinare in base al quale Robledo fu costretto a lasciare la procura di Milano per essere trasferito a Torino. «Con Francesco Saverio Borrelli si lavorava benissimo – ha detto l’ex magistrato – perché difendeva l’autonomia dei magistrati. Era un galantuomo di una cultura immensa così come lo era Gerardo D’Ambrosio. Loro ci hanno fatto da scudo, quando sono andati via non c’era più nessuno che ci tutelava».
L’idea di far intervistare l’ex magistrato da un avvocato ha avuto due vantaggi evidenti per il pubblico: la traduzione immediata in un linguaggio non tecnico di alcuni passaggi processuali e l’analisi puntuale delle questioni che secondo Robledo limitavano la sua autonomia di magistrato requirente nelle varie indagini condotte quando era procuratore aggiunto a Milano.
INDAGINI DEGNE DI UNA SPY STORY
Analizzando il sistema giudiziario italiano, l’ex magistrato ha parlato della differenza tra il vecchio processo inquisitorio e il nuovo processo accusatorio, sottolineando che se in teoria l’essenza del secondo consisteva «nell’immediatezza e nell’oralità», nella pratica non lo era affatto. «Ho visto processi giungere ad assoluzione dopo sette anni» ha sentenziato Robledo.
L’avvocato Marasciulo ha passato in rassegna con l’ex magistrato, che nella sua carriera si è sempre occupato di reati di corruzione, di alcuni casi che hanno fatto la storia giudiziaria italiana: il caso del dissesto dell’ospedale San Raffaele, la cessione delle quote Sea da parte del Comune di Milano, il caso Trevitex, l’indagine Telecom, il caso delle firme false presentate dai candidati di Forza Italia alle regionali del 2015, l’indagine su Expo 2015, il caso dei diritti Mediaset e la confessione dell’avvocato Kenneth Mills: «un caso da spy story».
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