Tensioni tra maggioranza e minoranza luinese sulla mozione del consigliere Furio Artoni
La mozione, alla fine respinta, verteva sulla proposta di ricondurre allo Stato la responsabilità delle spese per il sostentamento dei minori. La polemica si è scatenata sull'introduzione, nella quale si fa più volte ricorso all'ONMI del 1925
Consiglio Comunale particolarmente accesso e intenso quello che si è tenuto martedì 28 novembre a Luino, con dibattiti che si sono animati sia durante l’approvazione del Masterplan di riqualificazione del lungolago, sia sull‘approvazione della mozione presentata dal consigliere di minoranza Furio Artoni.
Come già reso noto anche dal nostro giornale, la mozione del consigliere Artoni verteva sulla proposta di ricondurre allo Stato la responsabilità delle spese per il sostentamento dei minori. Un’esigenza nata «della lettura del bilancio comunale, dove si vede che le spese per i minori bisognosi, o che necessitano aiuto dal comune, sono davvero altissime e per alcuni comuni, paralizzanti» ha aperto il consigliere Furio Artoni.
Analizzando i dati di bilancio, Artoni ha sottolineato che i comuni si trovano in una situazione precaria, costretti a gestire con risorse proprie spese di assistenza a minori che sono triplicate in soli tre anni. «Alcuni comuni, a causa di queste spese, si trovano bloccati nelle loro normali attività amministrative, poiché i costi per i minori affidati alle strutture di accoglienza gravano pesantemente sul bilancio comunale» ha aggiunto Artoni, sottolineando che questa non è una questione tecnica, ma soprattutto politica, poiché sono le politiche nazionali che influenzano i flussi migratori delle persone.
«Nella mozione – ha aggiunto Artoni – ho tracciato una breve storia, ricordando che nel 1925 era stata creata un’istituzione chiamata Opera Nazionale Maternità e Infanzia (ONMI), che gestiva le spese per i minori, garantendo un’istituzione centralizzata che erogava i fondi ai comuni e manteneva il controllo. Successivamente, a seguito di cambiamenti legislativi, questa Opera è stata svuotata di significato e nel 1975 è stata sciolta, trasferendo tutte le funzioni ai singoli comuni. La situazione attuale è sempre più insostenibile, e in questo contesto, il Comune di Luino potrebbe assumere un ruolo guida in un’azione politica per sensibilizzare il legislatore sulle problematiche in atto. L’impegno richiesto al sindaco e alla maggioranza è dunque quello di inoltrare la presente proposta ai sindaci della Lombardia, al presidente della Regione Lombardia, all’assessore regionale competente, ai parlamentari eletti nel territorio e a tutte le rappresentanze politiche e sociali del territorio affinché si provveda ad emanare adeguata legge che comporti una modifica al DPR 616 del 1977 riportando competenza allo Stato per tutto ciò che riguarda le spese di mantenimento di minori affidati alla struttura. Un obbligo che non dovrà più essere assolto dall’ente locale e che deve tornare in carico alla struttura centrale. Si chiede di sollecitare per tanto tutte le amministrazioni locali per la redazione o il sostegno di un unico progetto di legge che preveda la modifica della normativa vigente in tal senso».
La questione degli oneri considerevoli che incombono sui comuni per il supporto ai minori in difficoltà è ovviamente da tempo oggetto di dibattito anche presso diverse istituzioni. Questo il motivo per cui la vicesindaca ha subito dopo qualificato la mozione come tardiva, esprimendo l’incertezza riguardo all’effettivo impegno del sindaco nel caso in cui si proponga che la gestione e l’assistenza sociale siano assunte a carico dello Stato.
«Su questo non siamo d’accordo. La nostra interlocuzione con gli assistenti sociali ha rivelato un netto miglioramento della situazione da quando l’ente ha assunto la responsabilità gestionale. Da ultimo – ha sottolineato con forza la vicesindaca -, citare nelle premesse l’ONMI recuperando un’istituzione di un periodo storico che non era proprio un regime dolce, non ci pare corretto. Che cosa si dice dell’ONMI? Fortemente influenzata dagli imperativi ideologici imposti dal regime fascista che includevano: controllo esteso della società, iniziando dalla cellula fondamentale, la famiglia. La promozione di un modello di famiglia unico e specifico in linea con l’ideologia fascista in cui la donna occupava costantemente una posizione subordinata al marito. L’affermazione della figura della donna come figura obbediente, il cui compito principale era quello di generare figli per la patria, fornendo manodopera per l’agricoltura o l’industria e potenziali soldati per il servizio militare. L’educazione e l’indottrinamento, fin dalla prima infanzia, era parte integrante della missione dell’ONMI da lei citata, che si prefiggeva, tra l’altro, di prepararli per un futuro coinvolgimento nelle organizzazioni giovanili fasciste. Questi i motivi per cui anticipiamo il voto contrario alla sua mozione» ha concluso Sonnessa, suscitando aspre critiche da parte del consigliere #Luinesi, Davide Cataldo: «Avete trasformato una questione di buon senso in una guerra ideologica senza motivo. Mi sembra che la mozione sia ragionevole, e mi aspettavo anche il supporto della maggioranza. Qualcun altro ha già adottato un approccio simile? Tutti hanno fatto il tentativo? Eppure ci ritroviamo ancora qui, con ogni volta che si verifica un’imprevista complicazione finanziaria. Il problema non è solo il denaro, ma il fatto che queste spese emergono nel bilancio in modo improvviso. Vi invito a riflettere, concentrandovi sul merito della proposta stessa. Proviamoci. Il costo è zero, ma l’allarme è concreto».
«È con grande tristezza che constato come, nonostante avessi messo a disposizione l’opportunità di assumere un ruolo di leadership in questa specifica situazione, l’occasione sia nuovamente sfumata. Mi dispiace vedere una maggioranza che attribuisce maggior peso alle scelte ideologiche piuttosto che a decisioni concrete, lasciando che la retrocessione e la discriminazione ideologica prevalgano» ha affermato Artoni, seguito dal consigliere di minoranza Franco Compagnoni che, per mediare le parti vista l’unità nel perseguire l’obiettivo sostanziale di alleggerire i comuni da tali costi, ha proposto di ritirare la mozione per una riformulazione più adeguata.
«Il punto – ha chiuso l’assessora Serena Botta – è che per la premessa, avremmo potuto tranquillamente fare un emendamento, ma la questione risiede nel dispositivo. Se da un lato concordiamo sull’alleggerimento dei costi per i bilanci comunali, dall’altro non concordiamo sul passare allo Stato la gestione e assistenza di questi minori».
Una gestione e assistenza che però Artoni ha tenuto a sottolineare essere riferita ai costi, proponendo di togliere questa ultima frase per eliminare ulteriori confusioni e procedere con la votazione. Tuttavia, l’ultima richiesta avanzata dalla maggioranza è stata quella di eliminare anche tutta la premessa, ritenuta non un vero e proprio excursus storico «visto che viene citata solo l’ONMI del 1925 e nessuno dei provvedimenti legislativi sui minori emessi dal ’25 a oggi» ha detto Sonnessa, non trovando d’accordo il consigliere Artoni. Si è dunque proceduto con la votazione che ha visto respingere la mozione.
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