A Cunardo gli appunti del nonno diventano dizionario di dialetto: “Così ho salvato le nostre radici”

Davide di Giuseppe ha digitalizzato il dattiloscritto risalente agli anni Settanta realizzato da Piero Busti, maestro cunardese che mezzo secolo fa si mise all’opera e col suo lavoro ci racconta come si parlava

Generico 27 Nov 2023

Da «antepich» (che in italiano significa «accidenti!», «acciderba!»), a «Ur Zéfali» (si presume un soprannome di qualche personaggio del paese): sono migliaia le parole raccolte nella prima stesura del dizionario cunardese che in questi giorni è stato recuperato dal nipote dell’autore che negli anni Settanta si prese la briga di mettere nero su bianco a colpi di Olivetti i termini impiegati nelle conversazioni quotidiane.

L’autore si chiamava Piero Busti, classe 1905, mancato nel 1990 e che ha lasciato un testimone raccolto dal nipote Davide di Giuseppe che insieme ad Emilia Bossi ed Ennio Bertocchi è il curatore della versione digitalizzata del “Dizionario Dialettale Cunardese” che verrà presentata domenica 3 dicembre alle 15 in occasione dei duecento anni del consiglio comunale del paese. «Un’opera che supera la semplice riproposizione del “glossario” di mio nonno», spiega di Giuseppe, «poiché ci risulta sia il primo, e per ora l’unico dizionario di dialetto dell’Alto Varesotto che “cristallizza” il modo di parlare di cinquant’anni fa e che oggi è in parte caduto in disuso, come l’uso del dialetto da perte delle giovani generazioni, o in famiglia». Un atteggiamento diverso, per esempio, da quanto accade solo appena oltre confine, in Ticino, uno dei luoghi dove ancora si parla il vernacolo locale inteso come lingua viva (che poi è estensione del milanese o del lombardo, “ticinesizzato”). Da segnalare anche il lavoro di documentazione svolto da anni anche a Orino dove è sorto un centro di documentazione dialettale con testi e giornate dedicate alla parlata con l’idioma del paese.

«Proprio per non perdere questa ricchezza culturale e legata alle nostre tradizioni abbiamo cominciato 4-5 anni fa a digitalizzare migliaia di termini arricchendoli con una accentazione completa e la fonetica, un fatto che potenzialmente permetterebbe a chiunque di poter leggere correttamente il senso delle parole. Abbiamo dunque aggiunto l’accento tonico, la dieresi e la umlaut»

Ecco una piccola selezione di termini (“a“ e “b“) offerti in anteprima a titolo di esempio:

Antepich = accidenti! Acciderba!
Arbioeu = beccatoio (cassetta del mangime usata nelle gabbiette degli uccelli).
Babiun (barbarot) = in senso scherzoso o dispregiativo verso colui che vuole fare il saccente.
Bagiur = legno curvo con due intarsi alle estremità dove veniva fermato il manico del secchio (usato per il trasporto di acqua o altri liquidi.
Baloch = balordo
Baslot = catino grande di legno o ceramica (in quelli di legno i bottegai riponevano i soldi che incassavano.
Batiroeu = gabbietta, trappola (usata per acchiappare uccelletti).
Bisatt = cacciatore di bisce.
Bufett = soffietto (il vecchio bufett era costituito da un pezzo di canna di ferro avente all’estremità inferiore, quale ornamento, due piccole corna pure in ferro).

Il dizionario di Piero Busti custodisce numerosi vocaboli insieme a modi di dire, proverbi popolari, nomi delle località e soprannomi di personaggi che hanno segnato la storia della comunità. «Io per primo non parlo il dialetto», spiega Davide di Giuseppe, «ma sono sicuro che questo lavoro, che poi è l lavoro di mio nonno, custodisca un valore culturale importante per tramandare non solo le parole, ma gran parte delle tradizioni di un tempo, delle filastrocche lette ai bambini alle ricette di cucina delle nonne».

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Andrea Camurani
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Pubblicato il 01 Dicembre 2023
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