Caro Luis, non fare come Fonzie. Ammetti gli errori e fai ripartire la Openjobmetis
Il progetto di Scola per il basket varesino resta una perla ma le scelte estive sulla prima squadra sono state troppo azzardate. Due anni fa "el General" azzeccò ogni mossa, adesso serve un bis
In una delle più celebri puntate del telefilm Happy Days – ci scuseranno i lettori più giovani – il mitico Arthur Fonzie Fonzarelli, il personaggio più amato e popolare, non riusciva a pronunciare la frase «Ho sbagliato». Non che non ci provasse, ma dopo un paio di «Mi sono sbbbuhm… mi sono sbbbbmm…» se ne usciva con «avevo le idee un po’ confuse», in modo da evitare le parole tanto odiate.
Ecco, dopo la settima sconfitta in dieci partite di campionato, alcune in formato mareggiata (quella su Brescia prima di tutte), forse è giunto il momento che anche Luis Scola si sforzi come Fonzie e pronunci quella frase, «Mi sono sbagliato» indirizzandola alla costruzione della Openjobmetis 2023-24.
Intendiamoci: il progetto complessivo che il Generale ha pensato per la Pallacanestro Varese rimane, secondo noi, una perla. La base giovanile allargata, l’ottimizzazione delle strutture, lo sfruttamento commerciale futuro del palazzetto, la squadra di sviluppo in Serie B, la fidelizzazione e il coinvolgimento del pubblico, i risvolti sociali del basket cittadino sono tutte idee eccellenti, da portare avanti con convinzione.
E anche quel modo di giocare scelto seguendo i dettami di Daryl Morey e indirizzato studiando le statistiche avanzate è una pensata molto interessante e piacevole, come ha dimostrato la scorsa stagione.
Quel che in questo momento non funziona però è la squadra che sta disputando la Serie A. Un complesso di giocatori che – ormai sembra evidente – con quel gioco frizzante, rapido, fatto di scelte nette ma vincenti c’entra davvero poco. Manca un costruttore di gioco (che fosse Ross o De Nicolao, poco avvezzo al tiro ma bravo a mettere in ritmo gli altri), mancano esterni che sappiano saltare l’uomo in uno contro uno creando vantaggi e costringendo ai raddoppi la difesa, manca quella fisicità non debordante ma che permetteva di cambiare marcatura senza i patemi visti fino a oggi.
Troppi errori di costruzione del roster ma anche troppi azzardi: perdere in poche settimane tutte le figure di riferimento – l’allenatore (per scelta, esecrabile, altrui), general manager, primo assistente e capitano – ha tolto tutte le basi su cui si era fondato il progetto. “Tutti sono importanti, nessuno insostituibile” è una frase comprensibile e condivisibile, ma non quando tutti i pezzi vengono sostituiti in un colpo solo. E avere messo a capo della panchina un allenatore 1) esordiente da head coach 2) con poca esperienza italiana 3) senza la personalità necessaria, è stato un azzardo ulteriore che il General ha voluto imporre. Libero di farlo ma oggi, a inizio dicembre, Varese si trova poco sopra la zona retrocessione, in crisi tecnica e con giocatori che rendono molto poco rispetto alle attese. Un quadro che sembra quello di 24 mesi fa, quando alla guida c’era Vertemati e i risultati, la squadra e l’ambiente erano altrettanto depressi.
Quella volta Scola azzeccò tutte le mosse a costo di svuotare la squadra (che non aveva fatto lui) e riempirla di nuovi interpreti, vincendo ogni scommessa. Oggi bisognerebbe percorrere una strada simile, ammettendo l’errore (non come Fonzie) e reagendo con forza e intuito. La prima mossa (Young) non ha convinto ma c’è tempo di rimediare. Prima che sia troppo tardi.
PS: no Luis, chiudere le porte degli allenamenti ai tifosi non ha migliorato la squadra.
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