Dai quadri specchianti all’intelligenza artificiale: dialogo con Michelangelo Pistoletto
Conversazione con il grande artista, che ha ricevuto a Varese il premio Furia 2023: 90 anni e un grande futuro davanti
Novant’anni di straordinaria energia: questo è Michelangelo Pistoletto: classe 1933, che ha ricevuto nella serata del 12 dicembre il premio Furia 2023. IL grande artista, noto per i suoi “quadri specchianti”, le sue “Veneri degli Stracci” e per essere il principale rappresentante della cosiddetta “Arte Povera” ci ha fatto il regalo di concedere un po’ del suo vorticoso tempo per parlare con noi di arte, scienza e anche di intelligenza artificiale, con quello sguardo sempre proiettato nel futuro che caratterizza la sua arte e la sua vita da artista internazionale.
La conversazione è stata davanti alla telecamera, ma alcuni dei suoi pensieri abbiamo voluto riassumerveli anche qui:
Sul premio Furia, che è destinato a chi divulga il pensiero ecologico e che di solito è dedicato a scienziati o scrittori: «È un premio che mi sembra molto logico nel mio percorso perché tutto il mio lavoro come artista è fenomenologico. Faccio un esempio: il quadro specchiante nasce da una ricerca della mia identità attraverso l’autoritratto. Con l’autoritratto, io mi sono trovato davanti allo specchio. L’elaborazione dell’autoritratto mi ha portato a trasformare la tela stessa in superficie specchiante: per cui quello specchio che è sempre stato a fianco del cavalletto su cui stava la tela è diventato la tela per cui il quadro ha cominciato a prodursi da solo, senza bisogno che io dipingessi le immagini. L’opera del quadro specchiante è fenomenologica, perché io vedo nello specchio il tempo e lo spazio così come esistono: lo spazio – tempo è l’autore del mio lavoro, non io. Io ho solo creato la possibilità di rivelarsi».
Sulla vicinanza tra l’intuizione artistica e quella scientifica: «Nel mio lavoro c’’è una intuizione, che è quella dell’arte, quella di verificare l’esistente attraverso questa intuizione. Ma la stessa intuizione ce l’ha lo scienziato: lo scienziato intuisce e poi va alla ricerca della verità o meno in base a ciò che ha intuito».
Sul suo speech all’Unesco: «Recentemente sono stato all’Unesco: ho aperto il grande incontro mondiale che fanno ogni due anni con tutti i rappresentanti dei paesi del mondo della Cultura e ho presentato un progetto di “pace preventiva”, basato sul terzo paradiso, l’immagine che vede insieme tre cerchi, che si incontrano in un mezzo che può esplodere con la guerra o unire con la pace».
Alla domanda in quale delle sue opere si riconosce maggiormente: «Il mio è un percorso – Risponde – E il percorso che parte dall’ignoranza e va verso la conoscenza. Io mi ritengo L’ignorante che vuole superare l’ignoranza, cioè il non conoscere. Noi viviamo nelle convenzioni, che sono solide, valide ma provvisorie. Quando non si è a conoscenza di qualcosa, ma se ne sente il bisogno, si crea una convenzione che surroga la mancanza. Attraverso le intuizioni e la ricerca possiamo arrivare sempre di più a capire, e quel surrogato di comprensione può diventare verità».
Il racconto della sua Cittadellarte, una cittadella dell’arte che ha aperto a Biella e dove vive: “Cittadella vuol dire vuol dire Roccaforte, vuol dire il luogo della difesa. Io nel mio progetto ho unito Cittadella con città e città dell’arte: in tutte e due c’è il termine città, che è l’apertura verso l’incontro, verso l’estensione. Cittadellarte unisce la conservazione e l’estensione: due elementi per me molto importanti».
Sull’intelligenza artificiale: «L’intelligenza artificiale permette di tradurre immediatamente in memoria tutto quello che noi stiamo facendo. La memoria che noi immettiamo nell’intelligenza artificiale raccoglie tutto il passato perché noi siamo il risultato del passato, ma nello stesso tempo immettiamo memoria, continuamente, tutti insieme, creando questo grande cervello unico che è il nostro cervello di tutti. In questo cervello ci troviamo a essere veramente connessi con quella memoria che stiamo producendo minuto per minuto sulla terra. Una memoria che non rimane distante, diventa realtà immediata, così che la memoria e il presente arrivino quasi a combaciare».
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