Fiammetta Borsellino racconta la figura del padre agli studenti varesini: “I giovani neghino il consenso alle mafie”

La figlia del magistrato ha incontrato i ragazzi del liceo Ferraris e della media di Saltrio per diffondere la cultura della legalità. I rappresentanti del liceo spiegano perché è importante non dimenticare

Sono passati 31 anni dalla morte di Paolo Borsellino. La sua figura, la sua storia, il suo impegno sono ancora vivi grazie alla memoria di chi non smette di raccontare l’eredità che il giudice, insieme a tutte le vittime delle stragi di mafia, ha lasciato alla società italiana.

Gli studenti del liceo Ferraris di Varese insieme ai ragazzi della scuola media di Saltrio hanno incontrato questa mattina Fiammetta Borsellino, figlia del giudice ucciso dalla mafia in un attentato a Palermo. Un incontro all’interno dell’assemblea di istituto dedicata alla cultura della legalità, come spiegano i rappresentanti di istituto.

«Parlare di legalità nelle scuole, di lotta alla criminalità organizzata è fondamentale – assicura la figlia del giudice Paolo – perché la scuola, in quanto luogo che si occupa della formazione e dell’educazione dei nostri ragazzi, è il principale luogo in cui portare avanti la lotta alla criminalità organizzata. È la cultura il principale nemico del crimine e quindi è fondamentale parlare di quello che è successo 30 anni fa, però calandolo nel presente perché i problemi ci sono ancora, le mafie esistono ancora. Anche se sono stati fatti tanti passi avanti, non sono state sconfitte, si sono soltanto trasformate e adeguate a quelli che sono i nuovi contesti socio-economici. È necessario, quindi, continuare a coltivare il seme della legalità affinché i ragazzi, attraverso l’esempio di chi li ha preceduti, possano fare la loro parte. La lotta alla mafia non può essere qualcosa da delegare soltanto alla magistratura o alle forze dell’ordine, ma necessita di un impegno collettivo e i giovani, negando il loro consenso alle mafie, fanno parte integrante di questo percorso».

In sala, ad accogliere la figlia del giudice Borsellino, c’erano il prefetto Pasquariello, il sindaco di Varese Galimberti, la consigliera provinciale Quintiglio di Saltrio ospiti dei dirigenti del Ferraris Marco Zago e del comprensivo di saltrio Rossella Magistro.

«È una figura fondamentale della storia recente del nostro paese – commenta Matteo D’Anna –  È stato uno dei protagonisti di un periodo storico molto difficile e grave. Se oggi siamo ancora qui a ricordarne l’esempio è perché la lotta alla criminalità organizzata è ancora un imperativo. E il contrasto al mondo mafioso, al sistema mafioso passa attraverso la cultura, attraverso l’istruzione».

Ma chi è oggi la mafia? « È qualcosa che ancora presente. Vicino a noi – commenta Giacomo Gagliardi – È l’atteggiamento prevaricatore, furbo, illegale che non è scomparso ma ha solo mutato pelle. È importante capire il pensiero mafioso, capire queste logiche per poterle contrastare e creare un modello nuovo, migliore, che permetta di vivere con la coscienza pulita».

Gli studenti di oggi vivono il periodo delle stragi mafiose come un pezzo della storia d’Italia: « Queste organizzazioni sono state presenti nella storia del nostro paese – ricorda Federica Masotti – Ed è ora di poter davvero attuare il cambiamento, voltare pagina e lo possiamo fare solo conoscendo l’esempio di figure come quella di Paolo Borsellino. Così ciascuno di noi ragazzi potrà difendere i valori e le idee in cui crede, per poter dar vita a un futuro migliore»

E di cambiamento parla anche Sofia Parolin: « Qualcosa è cambiato da allora ma non è ancora sufficiente. Per questo è importante che persone come Fiammetta Borsellino incontrino noi ragazzi farci capire quale è la strada da percorrere così da attuare il cambiamento radicale».

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Pubblicato il 12 Dicembre 2023
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