Fuori da una crisi dentro una nuova crisi. Troppa incertezza e l’economia lombarda frena

I dati della Banca d'Italia rivelano un rallentamento dell'economia regionale. Rossella Locatelli economista dell'Università dell'Insubria: "Viviamo uno shock dietro l'altro, il contesto di policrisi è ormai strutturale"

Economia varie

«Come ha detto Christine Lagarde, presidente della Bce, viviamo in un’epoca di policrisi. Sono anni che entriamo in una crisi pensando di uscirne, ma subito dopo se ne presenta un’altra. Ci sono tre blocchi di crisi: una sanitaria, una geopolitica e una di natura climatico ambientale. Fare impresa e vivere come consumatore in un contesto del genere è difficile, anche se ormai è da considerare strutturale».
La premessa fatta da Rossella Locatelli, professoressa ordinaria di Economia degli intermediari finanziari all’Università degli studi dell’Insubria, nell’ambito del convegno “L’economia della Lombardia – andamento congiunturale e dinamiche strutturali”, è importante perché introduce un argomento scomodo: l’incertezza. Un termine poco amato dagli imprenditori per ovvie ragioni. La più ovvia è la seguente: se l’imprenditore non ha chiaro che cosa sta accadendo nel mondo e quali saranno le ripercussioni sui mercati, difficilmente azzarderà un investimento. È quel “navigare a vista” che ha contraddistinto l’azione di chi fa impresa da Lehman Brothers in poi. Un’alternanza di brusche frenate e repentine riprese.

 LE IMPRESE HANNO LIQUIDITÀ MA L’ECONOMIA RALLENTA 
Le relazioni dei vertici della sede milanese di Banca d’Italia, sull’andamento dell’economia reale e del credito, confermano un sostanziale rallentamento dell’intero sistema economico. Secondo Paola Rossi, della divisione analisi e ricerca economica territoriale, i dati di ottobre indicano che nei primi nove mesi dell’anno il saldo tra aumento e riduzione del fatturato è stato positivo (11 p.p) ma in netto calo rispetto all’anno precedente (47 p.p). A proposito di incertezza, le imprese si aspettano che l’espansione del fatturato prosegua, ma a ritmi contenuti sia nell’ultimo trimestre dell’anno in corso sia nel primi mesi del 2024.
Se si guarda alle esportazioni, un indicatore importante, essendo le imprese lombarde molto internazionalizzate, nel primo semestre del 2023 sono aumentate del 3,5% in termini nominali, ma sono rimaste stazionarie se stimate a prezzi costanti.
I dati di Banca d’Italia sul fronte finanziario, illustrati da Massimiliano Rigon della divisione analisi e ricerca economica territoriale, indicano che le imprese sono «sufficientemente liquide» e che i depositi bancari sono «sostanzialmente stabili» (+0,2%), tenendo conto dell’inflazione. Calano invece i prestiti delle banche alle imprese sia per le pmi che per le grandi. Crescono invece i prestiti obbligazionari,+ 21,6 miliardi nel 2023, e cresce il private equity: +7,5 miliardi, per un totale di 350 operazioni nel 2022.


LA QUALITÀ DEL CREDITO
Complessivamente la qualità del credito è buona con un tasso di deterioramento che si aggira intorno all’1,6%, al di sotto della soglia fisiologica. Calano i prestiti per gli investimenti perché sono peggiorate le condizioni di offerta con un aumento dei tassi di interesse: 5,9% per le erogazioni a sostegno della liquidità e 6,4% per gli investimenti. L’incremento dei tassi è stato impattante per chi aveva in scadenza un prestito.
 Il credito al consumo a settembre cresce del 6,9%, crescono meno invece i mutui (+0,7%) per via dell’aumento del costo del denaro. L’impatto dei tassi di interesse su una rata di rimborso del mutuo è del 7,2% con un aumento medio di 42 euro mensili, tenuto conto che nel 2022 il 42% dei mutui era a tasso variabile.
Calano i depositi bancari delle famiglie che a settembre 2023 rappresentano il 48% del risparmio finanziario delle famiglie detenuto presso le banche. Alla fine del 2022 rappresentava il 53%.

L’ELASTICITÀ DEL TERRITORIO
I partecipanti alla tavola rotonda hanno sostanzialmente confermato il quadro fatto dagli esponenti di Banca d’Italia. «È vero, i nostri dati indicano c’è un rallentamento complessivo dell’economia lombarda – ha detto Paola Margnini, capo ufficio studi di Confindustria Varese – In questa provincia siamo fortunati perché si tratta di un distretto industriale multisettoriale che dà un’elasticità al territorio, che però non va data per scontata. Anzi, è un’elasticità che va mantenuta e resa più fruibile nel tempo perché le sfide sono tante».

LE IMPRESE HANNO ACCUMULATO LIQUIDITÀ
In un contesto di transizione economica, il ruolo della finanza e in particolare quello delle banche diventa strategico. «Se guardiamo al passato, alla crisi dei subprime del 2008 e alla crisi dei debiti sovrani del 2011 – ha detto Gianluigi Venturini vice presidente della commissione regionale ABI della Lombardia e direttore regionale Lombardia Nord Intesa Sanpaolo -. In quella fase le banche reagirono interrompendo il flusso di liquidità, proteggendo loro bilanci da un rischio di contagio. Durante il Covid le banche sono state elevate al rango di trasmissori di politica economica attraverso le garanzie pubbliche. Con i tassi negativi era così conveniente chiedere liquidità, che molte imprese ancora oggi hanno una disponibilità interna da cui attingere.
Il 2022 è l’anno dello shock dei tassi di interesse perché la Bce ha alzato i tassi di interesse con un certo ritardo per dare una risposta all’inflazione. Con l’abbassamento dell’inflazione avremo dei tassi reali effettivamente più alti con la aspettativa che la discesa possa avvenire nella seconda parte del 2024, quando i tassi si assesteranno in una forchetta tra il 2 e il 3%».

NON ESISTE SOLO LA BANCA PER FINANZIARE L’IMPRESA
Per finanziare l’impresa non esiste solo la banca, nonostante l’Italia sia un Paese bancocentrico. In Lombardia si aprono prospettive di finanziamento rivolgendosi ai capitali privati. «Il private capital è un mercato che si sta facendo largo nelle scelte delle imprese – ha sottolineato Alessia Muzio, direttrice dell’ufficio studi di Aifi – Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt – Gli imprenditori iniziano a rendersi conto che questi due mondi, cioè banca e capitali privati, non sono in antitesi ma posso coesistere. È un mercato che negli ultimi anni è cresciuto tanto: l’anno dei record è stato il 2022. Nel private equity ci sono stati oltre 20 miliardi investiti, nel mercato del debito oltre 3 miliardi. In questo contesto la Lombardia è un pò l’italia: nella nostra regione negli ultimi dieci anni sono stati investiti più di 40 miliardi in private equity e venture capital, oltre 4 miliardi di private debt investiti a partire dal 2014 solo in Lombardia, quasi la metà del valore complessivo investito in questo segmento».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 01 Dicembre 2023
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