Il primario del pronto soccorso di Varese lascia e va a lavorare in Svizzera

La decisione del professor Ageno è certamente di natura professionale. Il suo arrivo, con quello dell'università, avrebbe dovuto portare sollievo a un reparto che da oltre 15 anni lavora in condizioni critiche

pronto soccorso di Varese

Dal primo aprile 2024 il professor Walter Agenoè chiamato a dirigere la medicina interna dell’ospedale regionale di Bellinzona e Valli”. La nomina è stata ufficializzata dal Consiglio di Amministrazione dell’azienda ospedaliera stessa che attribuisce l’incarico al “medico specialista in medicina interna, attualmente direttore dell’Unità ospedaliera complessa di pronto soccorso e accettazione, medicina d’urgenza e del centro Trombosi ed Emostasi dell’ospedale di Circolo di Varese, sede della formazione clinica della facoltà di medicina e chirurgia dell’Università dell’Insubria”.

Per il professor Ageno è sicuramente un incarico più in linea con le sue aspirazioni e specialità mediche; certamente avrà pesato anche un diverso riconoscimento in termini economici, tema che si conosce bene nelle aree di confine.
La sua scelta, però, riapre la crisi del pronto soccorso varesino che sembra immune a tutte le ricette messe in campo negli ultimi 15 anni. Il carico di lavoro resta molto elevato, la pressione su medici e personale sanitario estrema e l’occupazione dei letti nella “barellaia”, o nei posti di osservazione, di durata troppo lunga.

Dopo l’era del dottor Montoli, per il pronto soccorso varesino non c’è più stata pace. Sul banco degli imputati sono spesso finiti proprio i direttori a iniziare dal dottor Francesco Perlasca sotto la cui direzione si verificarono importanti denunce di inadeguatezza come la famosa lettera da noi pubblicata che faceva riferimento a Guantanamo per indicare condizioni di permanenza estreme. Poi giunse l’allora assessore regionale Mantovani che parlò di pronto soccorso “da terzo mondo”.

Nel tempo si sono susseguite varie soluzioni: prima i saggi che produssero un piano di “buone pratiche”, il compianto presidente Maroni portò la sua ricetta. Arrivò infine l’Università con una proposta innovativa che poggiava sulla scuola di specialità e giovani in formazione da legare al territorio, tranne poi ammetere che proprio questa scuola ha le più basse percentuali di iscrizioni.

ospedale di tradate

Oggi, il PS di Varese diretto dal professor Ageno nel dipartimento di Emergenza Urgenza, gli altri fanno riferimento al Dipartimento del professor Francesco Dentali, conta una quindicina di specializzandi ma il livello di pressione e criticità resta elevato. Nel solo mese di dicembre sono decisamente elevate le giornate da “bollino nero”, l’indice di massima criticità.

L’ultima decisione del professor Ageno ripropone il tema del sistema di emergenza urgenza dell’ospedale. Un tema che però non appartiene all’ospedale ma a un sistema sanitario in crisi, con un territorio svuotato, la medicina di base che non dialoga con quella ospedaliera, le case di comunità che rimangono strutture di servizi limitati ( e anche poco conosciuti).

Il PS rimane l’ultimo anello della catena del servizio pubblico, quello sempre aperto e a disposizione, senza liste d’attesa infinite o agende chiuse. Il capro espiatorio di un modello insufficiente a rispondere alla grande domanda di salute e sanità.

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Dicembre 2023
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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    A questo punto direi di adottare il metodo Svizzero. Un mix tra controllo statale e libera concorrenza privata, tutti i detentori di reddito sono obbligati ad un premio sanitario in accordo con il proprio datore di lavoro. La media mensile del premio nel 2022 è stata di 334 franchi.
    Perchè frenare quello che invetabilmente sarà il modello sanitario del futuro. Il pubblico ha fallito. Prendiamone tutti atto.
    Alla fine l’unica cosa che conta sono i soldi.

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