Infermieri stranieri negli ospedali: il sindacato Nursing Up chiede “È questa la sanità del futuro?”

Con l'ingresso degli infermieri provenienti da Argentina e Paraguay negli ospedali della Sette Laghi, il segretario nazionale solleva il tema della fuga del personale italiano sostituito da professionisti stranieri

infermieri

Il sindacato Nursing Up torna a contestare la scelta di inserire 12 infermieri provenienti dai paesi latinoamericani negli ospedali dell’Asst Sette Laghi:  « La presenza di questi infermieri, forti di un titolo di studio ottenuto nel proprio paese natio, per i responsabili del progetto, coordinato anche da Prefettura, Comune di Varese, (e ci dicono che anche l’OPI locale avrebbe avuto un ruolo chiave nel loro percorso formativo), servirà, secondo Bertolaso, per cominciare a tappare le falle di quella grave carenza di personale infermieristico in Lombardia, comprovata da dati allarmanti – commenta Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up –  Nel 2022 l’Opi Varese, rendeva noto di aver fatto registrare 350 cancellazioni da parte di infermieri, mentre il picco massimo era sempre stato di 150 negli anni precedenti. I numeri sono senza dubbio preoccupanti e li conosciamo bene».

Il segretario del sindacato del comparto pone una questione: «Sono davvero sufficienti solo 4 settimane di corso di lingua italiana per permettere a un professionista dell’assistenza, proveniente da un altro continente, per assumersi le elevate responsabilità che competono ogni giorno a un infermiere, oltre tutto nella delicatissima e non certo agevole realtà dei nostri ospedali? Partiamo, prima di tutto, dal principio di fondo, che non può vederci d’accordo, di un modus operandi che prevede di ingaggiare infermieri stranieri per “tappare la falla”, quando nel contempo si commette l’errore madornale di lasciar fuggire all’estero le nostre eccellenze, nascondendo letteralmente la testa sotto la sabbia e rinunciando, di fatto, a creare le condizioni strutturali per arginare una pericolosa emorragia che non fa che avvantaggiare altre realtà sanitarie.

Facciamo poi onestamente fatica a immaginare, con tutto il rispetto per il progetto di Bertolaso, che solo un mese di formazione possa consentire a un infermiere sudamericano di poter svolgere a pieno le proprie funzioni, ad esempio in un pronto soccorso affollatissimo, oppure in un reparto nevralgico.

Ed ancora, immaginate i primi giorni di lavoro, con tutto il rispetto, di questi professionisti: immaginateli davanti al registro delle prescrizioni scritto in italiano, per dar corso alle terapie, maneggiare  farmaci italiani e gestire il relativo dosaggio: provate a pensare quali potrebbero essere le loro difficoltà. E la nostra non è certo una esagerazione. È questa la sanità del futuro che dobbiamo attenderci per i nostri parenti, per noi stessi? Sempre più eccellenze di casa nostra ad arricchire le realtà sanitarie di altri paesi, diventandone fiori all’occhiello, e noi costretti a tappare le falle, perché di niente altro si tratta, con professionisti provenienti dal Sud America o dall’India?. Con tutto il rispetto, continua a sembrarci, non smetteremo di sottolinearlo, un enorme paradosso» conclude De Palma.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Dicembre 2023
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