La miniera delle “Piodelle“ a Besano si prepara a diventare meta turistica

Sopralluogo alcuni giorni fa nella vecchia miniera: esperti stanno valutando la possibilità di rendere visitabile questo sito sotterraneo di interesse storico su impulso dell'amministrazione comunale. Il team di esperti accompagnato accompagnato dal Gruppo Speleologico Prealpino

Generico 04 Dec 2023

Si è svolto alcuni giorni fa nella vecchia miniera delle “Piodelle”, nel territorio di Besano, un importante e decisivo sopralluogo da parte di esperti per valutare la possibilità di rendere visitabile questo sito sotterraneo di interesse storico. L’iniziativa, voluta dal Sindaco di Besano Leslie Mulas, ha visto partecipi Gianbattista Fidanza, direttore del lavori per la messa in sicurezza della miniera, accompagnato dal presidente del Gruppo Speleologico Prealpino Guglielmo Ronaghi, dai responsabili dell’Associazione “Naturalis Insubria” Stefano Nadile e Francesca Curletto, oltre ad un gruppo di speleologi del GSP. La visita è stata determinante per valutare le caratteristiche strutturali degli ambienti, le condizioni in cui versano gallerie e sale a sessant’anni dalla sua chiusura, tenendo conto del fatto che l’Amministrazione comunale in questi ultimi tempi si è molto adoperata per il ripristino del percorso di avvicinamento, la creazione di pannelli illustrati descrittivi e di luoghi dove gli escursionisti possano sostare, riposare e rifocillarsi in un contesto naturalistico davvero stupendo, con ampia vista panoramica sul lago Ceresio. A questo punto occorre pianificare attentamente il percorso sotterraneo per poter accogliere in sicurezza piccoli gruppi e scolaresche, poiché la miniera rappresenta a tutti gli effetti un vero e proprio “museo” sotterraneo di particolare interesse storico, geologico e paleontologico.

I responsabili del G.S. Prealpino e di Naturalis Insubria, sodalizi con sede presso il Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio, presenteranno a breve delle proposte operative che, se approvate, daranno finalmente il via alle visite del sito. La miniera delle Piodelle si apre a 521 metri di quota sul versante est del Monte Orsa, all’interno di un sito UNESCO, ed è facilmente raggiungibile dal paese di Besano. Si parte dalla località “Novella”, e con 30 minuti di cammino lungo un comodo sentiero che sale per circa 200 metri si giunge al suo ingresso. La sua storia ebbe inizio nel 1923, quando la “Società Anonima Miniere Scisti Bituminosi di Meride e Besano” ottenne una concessione ventennale per l’estrazione. In realtà il nome ufficiale fu “Miniera Vallone”, tuttavia i lavori di scavo per la sua realizzazione iniziarono solo nel 1928 quando venne costruita la teleferica e più in basso la fabbrica con il forno. La miniera forniva gli scisti bituminosi, che venivano utilizzati come materia prima per la preparazione di un composto farmaceutico, il “Saurolo”, ovvero l’equivalente della pomata “Ittiolo”, brevettata qualche anno prima da una società di Amburgo. La popolazione conosceva e utilizzava da secoli le proprietà degli scisti bituminosi. Da essi si estraeva un olio combustibile, contenuto dei caratteristici strati molto scuri e ricchi di sostanza organica di origine animale.

Lo sfruttamento imprenditoriale ebbe inizio nel Settecento sotto l’influsso del Ducato di Milano, il quale incentivava la ricerca di giacimenti di combustibili fossili per alimentare le fornaci di calce. Ci furono anche altri tentativi di utilizzo, ad esempio come combustibile per l’illuminazione di Milano che, però, non ebbe mai un vero e proprio sviluppo, in quanto la mineralizzazione non era sufficientemente ricca. Nel 1928 venne scavato il “traverso”, ovvero una galleria rettilinea lunga una settantina di metri che dall’esterno raggiungeva il giacimento, ubicato a 30 metri di profondità sotto la trincea di scavo a cielo aperto. Si iniziò scavando nel fornello verso ovest, che in gergo minerario è un pozzo di comunicazione tra due livelli della miniera, poi lo scavo in risalita verso est per una migliore estrazione degli scisti. Il giacimento veniva scavato utilizzando l’esplosivo che permetteva di frantumare ampie porzioni di strati rocciosi, poi si procedeva con leve e vari attrezzi manuali. Il periodo fiorente della miniera coincise con le guerre del ventennio fascista, ciò soprattutto per le proprietà altamente medicamentose nella cura di escoriazioni della pelle che i soldati si procuravano durante le campagne coloniali d’Africa.

Nel 1959 la concessione venne poi trasferita ed intestata alla “Società R.L. Mineraria di Besano” e dopo qualche anno, nel 1964, la miniera venne definitivamente chiusa. La produzione della pomata non risultava più conveniente rispetto alla concorrenza dei farmaci equivalenti, ormai prodotti per sintesi chimica. Il primo tratto di galleria attraversa gli strati di dolomia, roccia grigiastra e caratteristica di queste zone, sino ad intercettare il giacimento degli scisti bituminosi, risalenti al Triassico Medio, ovvero 242 milioni di anni fa e facilmente identificabili per la tipica colorazione nera. Si presentano a strati alternati a livelli di cenere vulcanica giallastra. Negli anni d’oro dello sfruttamento industriale, dalla miniera venivano estratte ogni giorno 3 tonnellate di scisti, che tramite una teleferica raggiungevano il forno in località Novella, 200 metri più in basso. Dal forno di distillazione si otteneva un olio denso e nero, di odore piuttosto sgradevole, e la resa finale era pari al 10% del materiale lavorato. Il valore commerciale di questo olio era buono, anche a fronte di ingenti costi di estrazione. Il minerale veniva scavato in risalita lungo strati molto inclinati e il rischio di crolli era alto. Si partiva dal basso, dalla galleria principale ove era installata una ferrovia con i tipici vagonetti da miniera. Si procedeva scavando ampie zone, lasciando dei pilastri di sostegno per la volta. La roccia sterile veniva utilizzata per costruire i muri a secco di contenimento, mentre il materiale in eccedenza veniva usato soprattutto per colmare zone di scavo abbandonate.

Per far scivolare verso il basso il minerale estratto vennero realizzati dei condotti inclinati con il fondo costituito da lastre di dolomia, ovvero le discenderie, lungo le quali il minerale precipitava sino a raggiungere i vagonetti. Purtroppo degli impianti industriali originari della miniera non rimane più nulla, neppure i documenti dell’epoca sono più consultabili, andati persi a seguito dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. La miniera vanta uno sviluppo planimetrico di oltre 300 metri con un dislivello positivo di + 35 tuttavia la zona visitabile, per ragioni di sicurezza, rappresenta un terzo dell’intero complesso sotterraneo. Negli scisti bituminosi provenienti dagli scavi sono anche stati ritrovati numerosi e importanti fossili, soprattutto rettili di ambiente acquatico e costiero. Si tratta dei primi reperti scoperti nel sito UNESCO del Monte San Giorgio. Nel 2022 il Comune di Besano ha richiesto una serie di indagini geomeccaniche e studi strutturali con tecniche specialistiche per la messa in sicurezza delle gallerie e dei vuoti minerari, e tali interventi si inquadrano nell’ambito del programma “Interreg”, costituendo un itinerario geominerario unico per ricchezza e tipicità dei monumenti visitabili, progetto finanziato dall’Unione Europea e dove l’Ente capofila è la Comunità Montana del Piambello. L’idea è proprio quella di creare un “mosaico” di aree complementari tra loro per rendere il territorio sempre più attrattivo per i turisti.

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Pubblicato il 04 Dicembre 2023
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