“L’anoressia ha distrutto tutto ciò che avevo, oggi voglio solo ritrovare la mia vita”
In un anno Serena ha perso 15 chili arrivando a pesarne 30. Ricoverata d'urgenza al centro per i Disturbi alimentari del San Raffaele, è tornata a casa per completare un percorso di rinascita ancora lungo e impegnativo
Serena vuole tornare a sorridere. Per Natale ha un unico desiderio: vincere i suoi mostri e guardare con spensieratezza al futuro.
Serena è una giovane donna di 27 anni. Una laurea in economia e la specializzazione in risorse umane. La sua vita era sempre stata normale: università, lavoro, amici, palestra. Poi precipita in un “buco nero” da cui sta ancora tentando di riemergere
L’ISOLAMENTO DURANTE IL LOCK DOWN E IL DUBBIO DI NON PIACERE A NESSUNO
Il lock down causato dalla pandemia la isola. Le sue giornate trascorrono sui libri: si dedica completamente allo studio per completare il percorso accademico. Un impegno quasi totalizzante in cui inizia a farsi largo il tarlo dell’insoddisfazione. Attorno a sé ci sono sempre meno amici, cresce la sensazione di non sentirsi apprezzata: il dubbio che qualcosa in lei sia sbagliato comincia si fa largo.
IL CIBO E’ IL NEMICO E IN UN ANNO PERDE 15 CHILI
Serena si guarda allo specchio e non si piace più. Riduce il cibo e aumenta l’attività fisica. Tutto quello che inghiotte deve essere smaltito. Perde peso e aumenta l’ansia, diventa cieca e sorda agli avvertimenti dei suoi famigliari. Si butta con ancora più determinazione nel lavoro e rimane indifferente ai segnali che il corpo le manda. In un anno arriva a perdere 15 chili, l’ago della bilancia si ferma a 30 chili: « Come abbia fatto ad arrivare a quel punto non lo so ancora oggi – racconta Serena – sto cercando di capirlo con l’aiuto dello psicologo che mi assiste. Sapevo che qualcosa non andava, non riuscivo a instaurare dei rapporti soddisfacenti con gli altri, non avevo relazioni che mi gratificassero. Mi ero convinta che nessuno riuscisse a vedermi realmente».
IL RICOVERO DI URGENZA AL SAN RAFFAELE
Serena cerca di gestire il disagio con l’aiuto di una psicologa che la mette in guardia: « È stata lei, insieme ai miei famigliari, ad avvertirmi che mi stavo distruggendo. Ho accettato di farmi vedere al centro specializzato in Disturbi alimentari del San Raffaele a Milano. Una visita in urgenza che ho ottenuto il 6 marzo scorso. L’equipe psichiatrica che mi visita mi dice chiaramente che sono sull’orlo del baratro: o accetto il ricovero o per me non ci sarà più nulla da fare. Io non ci potevo credere: vedevo nelle altre pazienti del centro i segni del disturbo, l’eccessiva magrezza. Ma non li riconoscevo in me».
IL RICOVERO DURA MESE E MEZZO, UN TEMPO INFINITO
La giovane si lascia convincere e accetta il ricovero in emergenza che dura un mese e mezzo: « È stato un periodo molto duro. Lontano dalla mia famiglia che potevo abbracciare solo mezz’ora ogni sette giorni. Un’equipe, formata da uno psichiatra, uno psicologo e una nutrizionista, mi prende in carico. Devo imparare a gestire l’ansia del rapporto con il cibo, annullare la necessità di fare movimento, guardarmi allo specchio senza preconcetti. Un percorso doloroso e faticoso che gestisco grazie ai farmaci e al supporto continuo dell’equipe medica. La dieta reintegra piano piano le sostanze che avevo bandito: piano piano il mio corpo reagisce, i miei organi, vicini al collasso, recuperano. E torno ad assaggiare la pasta. Erano solo 30 grammi ma per me, che da mesi non toccavo carboidrati, è stato un traguardo importante. Emozionante».
IL RITORNO A CASA TRA ALTI E BASSI
Dopo 45 giorni Serena torna a casa: « Ma tornare a casa non vuol dire essere guarita. Non sono guarita. Ho maggior consapevolezza di cosa sto attraversando, ho il calore e il supporto dei miei famigliari, ma a volte mi sento sola in questa battaglia, senza i medici al mio fianco. Quello specchio è ancora lì a darmi un’immagine non facile da accettare. Ci sono giorni in cui sto bene, mi sento forte e altri che cado in depressione. So che ho bisogno di tempo per ritrovare me stessa, la fiducia e il desiderio di guardare al futuro. Sono ancora in cura al centro del San Raffaele, vedo una volta al mese lo psichiatra e la nutrizionista mentre ogni settimana ho appuntamento con lo psicologo».
NON SONO ANCORA CONVINTA DI MERITARE IL CIBO CHE INGERISCO
«Io voglio superare questo momento, tornare alla mia vita: ho come la sensazione che il mio tempo stia scadendo e che devo fare in fretta. Ho riacquistato, però, solo sei chili e mezzo e sono sotto la soglia di attenzione. Ho diminuito la razione di passi quotidiani, ma non sono ancora convinta di meritare il cibo che ingerisco. Devo ricostruire la mia vita, ripartire. Vorrei trovare un lavoro, rimettermi in sesto dal lato professionale e ritrovare la mia vita sociale. Sono stufa di vivere così. Ho perso ciò che avevo e sono a casa a girarmi i pollici. Il cammino è lungo e sto cercando l’inizio della mia nuova strada».
IL NATALE E’ MALINCONICO MA NEL 2024 ANDRA’ MEGLIO
Serena vorrebbe solo una po’ di normalità ma il Natale mette malinconia. È il periodo delle feste, delle tavolate, delle abbuffate: ma per lei non è ancora tempo per le gioie della tavola. Si sta preparando al meglio, a mostrare il lato migliore di sé, a sentire la magia del Natale. Farà del suo meglio per condividere lo spirito. Ma se anche non sarà tutto perfetto, di una cosa è certa: il primo gennaio 2024 si volta pagina.
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Forza Serena che la vita è bella. Hai ancora tanto da ricevere e da dare.
Buon Natale.
Sono certo che ce la farai Serena!
Focalizzati su ciò che di bello ti circonda, compresa la natura che fortunatamente nella nostra bella provincia non manca.
Nutriti anche di quella e vedrai che ti aiuterà.
Un abbraccio :-)