Luigino e la mamma di latte
La storia di Luigi Steidl appartiene al passato: uno dei tanti specchi nei quali dovremmo rifletterci
Fra i medici che lavorano all’ospedale “Di Circolo” c’è Luigi Steidl. Nel lontano 1956 – era il mese di maggio – nella nostra famiglia arrivò una sorellina. Visse soltanto 25 giorni. Neppure il tempo di portarla a “Belforte” che, una donna che era ricoverata con mia madre ed aveva avuto un bimbo nella stesso periodo, non potendolo allattare, le chiese se avesse potuto farlo lei. (foto di repertorio)
Mia madre, che nel tempo in cui la sua bimba era nell’incubatrice andava a togliere il latte, accettò, ed il bimbo, un biondino con gli occhi azzurri, per 7 mesi, entrò a far parte della nostra famiglia. Eravamo tutti felici: mia madre che ritrovava nel bimbo parte dell’amore che gli era mancato, la signora Nelda (mamma di Luigino) che veniva a trovare il bimbo tutti i giorni e noi “fratellini” che facevamo a gara a chi lo coccolava di più.
Passò l’estate, trascorse l’autunno, giunse l’inverno…era la vigilia di Natale quando “il passero” tornò al suo nido…lo accompagnarono gli occhi lucidi di un mondo che aveva imparato ad amare. Sono passati molti anni…le stagioni ci hanno insegnato che, accanto all’indifferenza, esiste ancora la riconoscenza.
LUIGINO È DIVENTATO MEDICO
“Luigino” è cresciuto, divenendo un medico molto stimato al reparto “Medicina” dell’ospedale di Varese. Il lavoro e la famiglia presero il suo tempo, ma egli non dimenticò mai la sua “seconda” mamma. Furono i suoi genitori che, accompagnandolo spesso nella casa dove aveva trascorso i primi mesi di vita, gli insegnarono a portare nel cuore i volti che conobbero il suo primo sorriso. Nel corso degli anni “Luigino” è andato spesso a trovare quella mamma: le ha fatto compagnia nella casa del “Cantoreggio”, l’ha curata quand’era malata, ha chiesto di lei quand’era nella casa di riposo e, infine, ha voluto sapere in quale angolo del cimitero di Velate oggi riposi.
Ecco, fra le brutture che regala in questi tempi la vita, c’è ancora chi porta nel cuore il termine “riconoscenza”. La storia di Luigi Steidl appartiene al passato: uno dei tanti specchi nei quali, ogni tanto, dovremmo rifletterci.
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