Michelangelo Pistoletto: l’artista che ha sempre voluto abbattere i muri
Novant'anni e una vita spesa per l'arte e per un impegno nella vita civile e sociale. Autore di alcune opere iconiche e di un grande laboratorio creativo
Difficile definire la natura di un artista che con i suoi novant’anni ha attraversato quasi un secolo di storia dell’arte italiana e straniera. Non a caso l’ultima mostra a lui dedicata al Castello di Rivoli (in corso fino al 25 febbraio 2024) si intitola “Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”, perchè Pistoletto è uno, ma anche molti di uno.
L’artista di Biella, nella sua lunga carriera ha dialogato con i grandi del passato, con lo spazio architettonico, con il presente, con i giovani, con la città ideale. Pistoletto è tra gli artisti che hanno ridefinito il concetto di arte a partire dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso attraverso l’Arte povera.
Il suo lavoro parte dal concetto di identità personale e sceglie la ricerca dell’autoritratto come espressione emblematica del suo pensiero con i suoi iconici quadri di specchi, dove il visitatore diventa protagonista, quasi un alter ego dell’artista. Viene così superato il confine e il perimetro dell’opera, che va oltre aprendo a molte riflessioni.
Per Pistoletto l’artista non assolve al ruolo romantico di colui che lavora nel suo studio ma il suo impegno deve essere alla base della vita civile e sociale, diventando una rete di relazioni volta ad abbattere muri e confini.
Tra le sue opere più famose oltre ai quadri specchiati, si ricordano “Il Terzo Paradiso” una sorta di manifesto del pensiero dell’artista che fa proprio il simbolo dell’infinito, “La Venere degli stracci” di cui una versione in grande formato dell’opera è stata distrutta da un incendio lo scorso luglio a Napoli oppure “La mela reintegrata” in piazza Duca D’Aosta a Milano, davanti alla stazione Centrale, divenuta simbolo “del passaggio in una nuova era in cui mondo artificiale e naturale si ricompongono generando equilibrio nella società”.
La sua Cittadellarte a Biella rimane forse il suo vero manifesto: un grande laboratorio creativo, una fabbrica di idee e progetti pensati per raggiungere l’obiettivo di connettere l’arte contemporanea, più specificatamente l’arte pubblica, l’arte relazionale e l’artista stesso con tutti gli ambiti che formano la società, per influenzare positivamente le evoluzioni e le trasformazioni sociali ed interculturali in atto. Situata nell’ex manifattura laniera Trombetta lungo il torrente Cervo, all’interno di un complesso di archeologia industriale è oggi un punto di riferimento e nuovo modello di istituzione artistica considerato come centro multiculturale e plurisettoriale, un luogo per riconsiderare le cose, condividere punti di vista, studiare e fare ricerca.
Martedì 12 dicembre 2023 alle 21 in Salone Estense il premio “Ecologia Città di Varese edizione 2023” intitolato a Salvatore Furia.
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