Road to Dakar – I segreti del paddock, i bivacchi e l’andare fuoristrada in compagnia

Quarto episodio del racconto a puntate di Uberto Calesella, 32 anni, consulente aziendale e legale pentito con la passione per i motori, in partenza per la Sahara Desert Challenge

Generico 11 Dec 2023

Milano, salotto di casa mia, articolo iniziato 17 maggio, ripreso e concluso l’11 dicembre.

Stasera ero indeciso se dare una rispolverata al mio profilo Linkedin o mettermi a scrivere. State leggendo un nuovo articolo, ergo la strada intrapresa appare abbastanza chiara. Nel corso di questi primi due più uno articoli, si sono già verificati numerosi eventi, tra cui, in via illustrativa ma non esaustiva: la partecipazione a quattro tappe dell’Italiano Motorally, un discreto gruppetto di nuovi amici, due sventure motoristiche avvenute al ritorno dai rispettivi weekend di gara, la nascita di un informale racing team battezzato “Team Cool” (da pronunciare rigorosamente con tono nonchalant, tipo “Tìncùl”), alcune – irrinunciabili – trasferte di lavoro durante le quali ho formulato un po’ dei ragionamenti che vi sottopongo, la conoscenza di Gioele Meoni – figlio del compianto Fabrizio nonché mio role model – e della prosecuzione del progetto di suo padre di supporto a Dakar, il termine delle mie gare per l’anno corrente e l’acquisto dell’abito per il matrimonio. Insomma, tutto fuorché noioso.

Marta, nel momento in cui scrivo mia futura moglie, guarda soddisfatta una serie tv sul cellulare, io guardo le foto degli eventi di questo periodo e mi lascio dolcemente rapire dal profumo dello zampirone, i rumori della città di notte, un velo di tepore nell’aria in completa controtendenza a questo maggio freddissimo.

La mia brevissima parentesi agonistica in moto ha in parte confermato ed in altra parte smentito i pensieri espressi nel precedente articolo, li ha mischiati e mi ha restituito un nuovo pacchettino di argomenti sui quali potermi perdere e riflettere.

Ci sono stati i costi delle trasferte, alcune sventure durante il ritorno a casa, la pressione del cronometro e tanti, tantissimi chilometri da percorrere per recarmi alle gare, non senza complicazioni date dal tentativo di gestire in maniera matura e corretta il mio rapporto lavorativo. Eppure, da nessuna parte, spunta l’ombra di un ricordo o un episodio negativo. Ho avuto finalmente modo di imbattermi in una creatura mitologica generata dal fascino delle gare itineranti quali i rally, una creatura dalla forma di città vagante e apolide, internazionale al punto tale da racchiudere al suo interno tutto il mondo e successivamente renderlo un mero paesello.

Sto parlando del paddock, luogo spesso visto nelle telecamere dei campionati più importanti come la Formula 1 o la MotoGP, un luogo recintato, chiuso, di difficile se non impossibile accesso e a tratti portatore di lotte intestine, ma comunque dannatamente affascinante, fosse anche solo da dietro ad uno schermo. Togliamo gli sponsor, togliamo la rilevanza mediatica, togliamo la necessità di mantenere il segreto già che nel paddock che ho visto io, nessuno gareggia con prototipi da svariati milioni, cosa rimane?

Rimane una baraccopoli, organizzata con bilici e furgoncini, officine viaggianti e marsupi degli attrezzi, tensostrutture e teli legati tra un camper e l’altro, cucine da campo e griglie improvvisate, piloti che gareggiano per mestiere e avventori che non hanno mai visto un cronometro in vita loro: un’accozzaglia di colori, rumori, esperienze e storie così intense da catapultare necessariamente pure l’avventore nell’olimpo dei piloti.

Ecco, questo bivacco – o per dirla alla francese (grandi maestri di rally) bivouac – è il cuore pulsante di queste gare. Qui dentro si incontrano piloti, meccanici, sponsor, addetti, organizzatori, venditori più o meno ambulanti e – con un pizzico di fortuna – amici.

Generico 11 Dec 2023

Sì, proprio loro, gli amici, alcuni di vecchia data, altri invece ancora da scoprire. Forse la fortuna di questo articolo è stata quella di venire dimenticato in un angolo e ripreso 6 mesi dopo, mesi preziosi per approfondire questo tema di amicizia che ne è venuto fuori. Willy, Luca, Alex, Leo, Enzo, Riccardo sono solo alcuni dei nomi che posso citare di persone conosciute a questo evento e che a mesi di distanza mi permettono di dire “io questa persona ho proprio voglia di rivederla e combinarci qualcosa insieme”. Guarda anche a caso molti di loro sono pure quelli che hanno permesso la nascita del Team Cool (mi raccomando pronunciatelo “Tìncùl” sennò non viene la battuta). Potrei fornirvi tanti altri nomi di persone raccattate in ambito moto durante questi anni con le quali il rapporto si è evoluto così tanto che mano li considero più amici derivati dalla moto ma amici punto e basta, senza definizione ulteriore.

Cos’è dunque il punto di tutta questa pippa mentale/ragionamento? Forse è meno complicato di quel che sembra: mi stupisce ogni volta come – anche aiutati dal fatto di avere una passione comune evidentemente molto forte – si riescano a tirare fuori dal cilindro queste nuove amicizie. Sembrerà scontato, ma non lo trovo affatto.

Giusto per citare un singolo rapporto, guardo come si è evoluta la situazione con Willy: moto uguale in gara, quindi giriamo uno vicino l’altro, così, senza particolare motivo. Prima di allora non ci eravamo mai visti. Finita la prima giornata di gara, sete: mi propone di andare al suo camper dal quale tira fuori tavolino, sedie, salame e mi offre una birra dopo l’altra. Parliamo – ovviamente – di moto sorseggiando una birra e guarda a caso saltano fuori alcuni lavori sulla moto che lui vorrebbe fare ma per enne motivi (tempo/attrezzi/competenze) non li ha ancora affrontati. Soluzione? Mi offro io per farteli!

Le gare, il bivacco, l’andare in fuoristrada, l’Africa: per me ha tutto senso fintanto che esistono momenti come questo. Il giorno in cui dovesse sparire questa possibilità, personalmente credo che sarebbe tutto più asettico, tutto più fine a sé stesso. Sia chiaro, non sto dicendo che la ricetta giusta per andare in moto sia farlo solo con gli amici, però dall’altro lato io un giro in fuoristrada da solo non me lo sono ancora fatto in 16 anni che vado in moto.

Potrei proseguire in questo articolo, ma mi riservo di sviluppare questo tema nel prossimo dove – a seguito di un infortunio – ecco emergere con ancora più forza il tema delle amicizie mentre – lenta ma costante – l’Africa si fa sempre più vicina.

Ubesgarage


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“IN MOTO NEL DESERTO”

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Pubblicato il 12 Dicembre 2023
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