Vittorio Fossati, un Archimede per le imprese nel laboratorio dello Studio Volpi
Il laboratorio dello Studio di Carnago è il luogo dell’ingegno e al tempo stesso della concretezza perché bisogna realizzare le richieste del cliente: «È un pò come fare lo scrittore: so dove si deve andare, ma non so ancora come arrivarci»
![studio volpi](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2023/12/studio-volpi-1561709.610x431.jpg)
«Mi sento un pò come uno scienziato pazzo, ma questo era il lavoro che volevo fare». Vittorio Fossati ha trentadue anni e ancora i capelli da ragazzo. Una laurea in fisica alla Statale di Milano e un master nanomat2 all’università Pierre e Marie Curie di Parigi. Due passioni, una passata (forse), l’altra ancora presente: i Lego e la barca a vela. Ha lavorato nella ricerca e sviluppo di materiali in diverse aziende dell’area metropolitana nel campo dell’illuminazione e nel settore medicale. Ma è solo in provincia di Varese che gli è stata offerta l’opportunità di fare lo scienziato, cioè quello che desiderava fare. Oggi è il responsabile del laboratorio dello Studio Volpi di Carnago, un’infrastruttura nata recentemente per un’esigenza interna all’azienda ma anche per supportare quelle imprese del territorio che non ce l’hanno.
UNA SCOPERTA
«Quando sono entrato per la prima volta nello Studio – racconta Fossati – la cosa che più mi ha colpito è stata la densità di tecnologie e competenze concentrate in questo luogo. È stata una vera scoperta. Mai avrei immaginato che esistesse una realtà simile in provincia di Varese».
Alla factory di Carnago – una delle migliori aziende sul mercato specializzata in design concepts, tecnologia e innovazione, branding e comunicazione – un giorno non è mai uguale all’altro.
Lì convivono clienti grandi e importanti con imprese che definir di nicchia è un mero esercizio di stile. Ecco perché per lavorare allo Studio Volpi non basta amare il bello, ciò che è funzionale o la scienza e la tecnologia in generale. La qualità principale richiesta è scritta nei curricula dei suoi collaboratori: non aver paura di mettere le mani in pasta e di contaminarsi con chi porta conoscenze diverse. «Per come sono fatto io – prosegue Fossati – le mani devo sporcarmele sia che faccia test di certificazione che prototipazioni, analisi di prodotto o studi di fattibilità. La cosa entusiasmante è che spesso, proprio come degli apprendisti stregoni, realizziamo dei dispositivi anche elementari ma perfettamente funzionali al risultato che vogliamo ottenere. È un pò come fare lo scrittore: so dove si deve andare, ma non so ancora come arrivarci».
CREO QUINDI SONO
Ciò che fa la differenza nel lavoro di uno scienziato è la creatività. Una scintilla che, in questo caso, scaturisce da un’intelligenza collettiva, perché allo Studio Volpi il lavoro quotidiano si svolge prevalentemente in team. «Non essere da solo su un problema – spiega Fossati – aiuta tantissimo a sbloccare la parte della mente più creativa. E in due, ve lo assicuro, si va quattro volte più veloci».
E poi c’è il rapporto con il committente che è fondamentale per il lavoro del laboratorio: «Si discute del progetto, delle tempistiche, dell’approccio da tenere e sul tipo di soluzione da adottare – sottolinea lo scienziato -. Tutto il team si confronta con il cliente soprattutto quando il suo punto di vista è diverso. Qui c’è sempre da imparare e noi siamo curiosi». Il laboratorio dello Studio Volpi è dunque il luogo dell’ingegno e al tempo stesso della concretezza perché bisogna mettere a terra le richieste del cliente. C’è la parte delle certificazioni a supporto delle aziende, forse la più ripetitiva, e poi c’è l’attività di teardown tecnologico quella che fa accendere le lampadine nella testa degli scienziati. Fare l’anatomia di un prodotto, secondo Fossati, è un esercizio straordinario per la comprensione della sua complessità che a volte sfugge, anche nelle grandi aziende: «Il vero valore aggiunto è che noi lo analizziamo con uno sguardo da scienziati, cioè libero da tutto quello che ci sta dietro».
Nel laboratorio dello Studio Volpi a Carnago, dove le “scintille” fanno nascere le idee
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