Abusi sulle figlie della convivente: condannato a Varese a 3 anni e 8 mesi

Assolta l’ex compagna e madre delle ragazzine, imputata in concorso. L’uomo, 27 anni, è già in carcere per altra causa

tribunale di varese

Per la vicenda delle violenze sessuali contestate al patrigno e alla madre biologica (in concorso) denunciate da due sorelle di 12 e 14 anni fra il 2018 e il 2019 si è concluso giovedì il processo dinanzi al giudice collegiale di Varese.

Il presidente Andrea Crema (a latere Lucarelli e Bernardi) ha pronunciato sentenza di assoluzione per la madre delle minori, mentre per il 27 enne ha previsto la pena di 3 anni e 8 mesi oltre a misure di sicurezza per un anno e libertà vigilata per due.

Due, tre volte sarebbe successo secondo una delle due ragazze. “Una ventina di volte” secondo l’altra. Il fatto contestato riguarda le attenzioni del compagno della madre delle ragazze, attenzioni sessuali nei loro riguardi, che si esplicitavano con la frequente presenza dell’uomo nel letto delle giovani. Il pm nella sua requisitoria aveva parlato di “centralità delle dichiarazioni delle ragazze, mai contraddette”, chiedendo l’assoluzione della madre biologica “perché il fatto non sussiste”, mentre la richiesta di pena per il principale imputato (ora già in carcere per altra causa), a cui è stata riconosciuta una parziale incapacità, è stata di 7 anni di reclusione.

Il difensore della madre delle ragazze si è conformato alla richiesta del pm invocando l’assoluzione della donna. Il legale del principale imputato, ha preso la parola affermando “di non voler mettere in assolutamente discussione il racconto delle ragazze ma di dover fare riferimento alla visione complessiva dei fatti”, e di considerare “le dichiarazioni spontanee dell’imputato che oggi ha affermato di voler bene alle ragazze”. Sul fatto oggettivo secondo i difensori vi sarebbero stati “semplici palpeggiamenti sopra i vestiti e che non sono mai trascesi”, e ha invocato dunque in attenuazione della pena, ma soprattutto ha puntato sulle caratteristiche personali dell’imputato che soffre di patologie pregresse legate a dipendenze da alcool e droga”.

Un fatto suffragato dal comportamento diurno dell’imputato che non ha mai creato problemi ma che “la sera rientrava a casa talmente sfatto che non si rendeva nemmeno conto in quale letto stesse entrando”: il legale a fronte di questi elementi ha chiesto il minimo della pena, circostanze attenuanti prevalenti sull’aggravante contestata oltre all’ attenuante prevista per il reato contestato per i “fatti di più lieve entità”. Il giudice nella decisione ha tenuto conto delle attenuanti, motivazioni in 90 giorni.

di
Pubblicato il 11 Gennaio 2024
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.