“Come potrò curarmi se tagliano i finanziamenti al Fondo per i disturbi alimentari?”
Serena, ammalata di anoressia nervosa, lancia un appello perchè non si abbandoni chi soffre a causa di un DCA. L'ultima Finanziaria ha cancellato il finanziamento al Fondo istituito da Draghi mettendo a rischio le cure sul territorio
«Io sono una malata di anoressia nervosa e sono molto preoccupata. Dopo un ricovero di 45 giorni in ospedale sono tornata a casa e sto cercando di curarmi con il supporto dei medici. Ma se dovessi aver bisogno di un altro ricovero? E se un giorno non potrò avere più assistenza psichiatrica? O nutrizionale? Come potrò curarmi, come potranno curarsi le persone come me?»A parlare è Serena, 27 anni anni, che commenta la notizia del taglio del Fondo istituito dal governo Draghi per la cura dei disturbi alimentari.
Poco prima di Natale, Serena aveva raccontato la sua difficile lotta contro la paura del cibo. Narrava di come le vacanze natalizie le mettevano ansia, proprio per il significato della festività, del ritrovarsi a tavola, del mangiare insieme: « Le feste sono andate come prevedevo nel senso che non sentivo la voglia di fare festa. Sono andata via qualche giorno con i miei famigliari ma, una volta a casa, il pensiero di non meritarmi il cibo che ha ingerito è stato cosante. In questo clima impegnativo è arrivata la notizia del taglio dei finanziamenti. Ben 25 milioni destinati alla cura dei DCA. E lì mi sono arrabbiata tantissimo».
L’ultima Finanziaria, infatti, non ha rinnovato lo stanziamento per il fondo istituito dal Governo Draghi: dal 31 ottobre prossimo, quindi, i progetti, le cure territoriali, gli ambulatori non avranno più copertura. Il Fondo, pur non completando il bisogno di cura che è in forte crescita soprattutto tra i giovani e i giovanissimi, era una boccata d’ossigeno importante.
Serena ha iniziato ad attivarsi sui social, contattando personalità e influenze per sollevare il grave problema: « Attraverso il mio profilo social Instagram ho scritto a Paola Turani, la modella bergamasca. Il mio obiettivo era cercare, attraverso lei che ha maggiore popolarità e visibilità, di aprire un dibattito su questa questione dei fondi. Paola alla sera ha pubblicato un post dove mi menzionava, raccontando la sua storia, anche lei è stata molto vicina all’anoressia, per questo è molto sensibile al tema. Il suo post è stato ripreso dal Corriere della Sera e ha scatenato un dibattito dai toni anche molto aspri. Mi sono resa conto che c’è grande ignoranza sui disturbi alimentari, grande superficialità. Si ritiene che sia un vezzo, un capriccio, una moda dettata dai social. Leggere quei commenti mi ha messo una tristezza infinita. C’è mala informazione e si ignorano le cause di queste malattie. Solo chi sta soffrendo, chi sta vivendo sulla propria pelle un DCA può davvero sapere cosa vuol dire. Ho così capito che finché gli italiani non comprenderanno la gravità della nostra situazione, il rischio che azzerino ogni contributo è drammaticamente reale».
Serena si rivolge allora a chi ignora cosa siano bulimia, anoressia, alimentazione incontrollata: « Io sono una malata di anoressia nervosa e non posso non essere molto preoccupata di questi tagli. Dopo un ricovero di 45 giorni sono a casa e sto cercando di curarmi a casa con il supporto dei medici, soprattutto ora, dopo le feste, quando avrei bisogno di più certezze, anche se so che il prossimo controllo non andrà di certo bene. So di persone che si stanno mobilitando per fare sei day hospital nei centri DCA e le code sono lunghissime perché hanno già tagliato i finanziamenti. I tagli sono già stati fatti e già oggi, a gennaio, ne stiamo risentendo.
Io vorrei far conoscere la mia storia e la malattia a tantissime persone, arrivare ai politici, arrivare in alto, per far capire quanto è necessario investire in questi reparti. Io chiedo solo di non abbandonarci, di non dimenticarci. Voglio solo dire che la seconda causa di morte tra i giovani, dopo gli incidenti stradali, sono proprio i disturbi del comportamento alimentare.
E se continuiamo a tagliare…. Beh…. La fine è chiara».
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