Il Pirellone “salva” Carlo Bravo, il consigliere-cacciatore indagato
A Bravo, cacciatore e vicepresidente della commissione agricoltura e montagna,i carabinieri forestali contestano l'uso di anellini contraffatti sui richiami vivi. Le opposizioni chiedevano le dimissioni. fdI: "Populismo giustizialista"
Il Pirellone “salva” Carlo Bravo, il consigliere-cacciatore di Fratelli d’Italia indagato per illecito possesso di richiami vivi: la maggioranza ha votato compatta contro la mozione di censura proposta da Movimento 5 Stelle, Patto Civico e PD.
Originario di Pavone del Mella, eletto per il collegio di Brescia, Bravo è accusato dai carabinieri forestali di alterazione e contraffazione di sigilli: i richiami vivi (tordi) che stava utilizzando per cacciare avrebbero avuto gli anellini contraffatti.
Già presidente dell’Associazione cacciatori lombardi, ha sempre sostenuto i diritti dei cacciatori. E proprio su questo aspetto insistevano i promotori della mozione che chiedeva le dimissioni dalla vicepresidenza della VIII Commissione (Agricoltura, montagna e foreste).
«Il consigliere ha ottenuto l’approvazione di emendamenti che mettono a rischio la Regione con ricorsi, impugnazioni e sanzioni» aveva dichiarato Michela Palestra del Patto Civico, prima firmataria della mozione al Pirellone.
Il Patto Civico – la “civica” che sosteneva il candidato presidente del centrosinistra Majorino – contestava in particolare un emendamento all’assestamento di bilancio del luglio scorso con cui la Regione aveva approvato una spesa di 100mila euro per la fornitura di ex anellini di metallo sostituiti da fascette di plastica, considerati più facilmente alterabili, secondo Patto Civico contro il parere di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e correndo il rischio di sanzioni europee.
«Populismo giustizialista», secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia Christian Garavaglia, nel rispondere alla mozione presentata dalla minoranza rispetto alla richiesta di dimissioni per la questione che investe il consigliere Carlo Bravo, riguardante un procedimento giudiziario inerente un presunto .
«Per fortuna, sebbene molto molto succintamente, in poche fredde parole, nelle righe conclusive della mozione si afferma che non è competenza del consiglio regionale entrare nel merito della vicenda giudiziaria» continua Garavaglia. «Per fortuna! Così sgomberiamo il campo immediatamente dal fatto che non sarebbe né pertinente al nostro compito né giusto anticipare il nostro giudizio a quello della magistratura. E’ importante mantenere un atteggiamento garantista, nel rispetto dei diritti nel campo dei procedimenti penale e dell’accertamento oggettivo della verità dei fatti, fino a loro completa conclusione”
Anzi, secondo Fratelli d’Italia proprio la competenza di Bravo come cacciatore è un valore aggiunto: «Chi non si occupa, chi non ha esperienza in questo ambito difficilmente sarebbe in grado di fare proposte legiferative in grado di risolvere queste criticità e le difficoltà che poi vedono ogni anno numerosi cittadini essere denunciati e sottoposti all’apertura di procedimenti penali che, alla fine, si risolvono nella stragrande maggioranza dei casi in assoluzioni o archiviazioni, con il triste primato di rallentare ulteriormente la già lenta macchina della giustizia italiana».
All’opposto, dalle file dell’opposizione si sottolinea il carattere politico della richiesta di dimissioni: «L’attività politica del Consigliere Bravo – ribadisce Paola Pollini (M5S) è concentrata sulla materia venatoria e più volte ha presentato proposte ed emendamenti incostituzionali, come la norma sulla sostituzione degli anellini di plastica e quella, poi ritirata, che prevedeva che solo i veterinari Ats potessero maneggiare i richiami vivi in caso di controlli, norma evidentemente volta a escludere dall’attività di controllo le altre Forze dell’ordine», continua la consigliera pentastellata. «Invece che aprire una riflessione nel merito, la destra ha preferito aprire un surreale dibattito su garantismo-giustizialismo».
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