“Il servizio sanitario nazionale va difeso e in fretta o rischiamo l’abbandono”
Il professor Francesco Dentali, direttore del Dipartimento di Medicina interna alla Sette Laghi e Presidente della società dei medici internisti commenta la scelta di Regione di abolire i gettonisti e indica l'urgenza di salvare gli ospedali pubblici
«Alcune specialità sono essenziali per un ospedale, imprescindibili. Senza questi specialisti la richiesta di salute resta senza risposta». È preoccupato il professor Francesco Dentali, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’Asst Sette Laghi ma anche presidente della maggiore società scientifica dei medici internisti Fadoi, che ha appena pubblicato i risultati di un’indagine sul livello di soddisfazione del personale impegnato nelle strutture pubbliche. Quasi la metà degli specialisti intervistati vorrebbe lasciare.
IN CRISI LE SPECIALITÀ MEDICHE FONDAMENTALI PER GLI OSPEDALI
« Stiamo parlando di specialisti che hanno fatto una scelta precisa – commenta il professor Dentali – un medico internista, un chirurgo, un anestesista lavora all’interno delle strutture ospedaliere. Il suo obiettivo non è, quindi, l’interesse economico ma la salute alle persone. Chiariamo: non sto facendo distinguo tra le varie specialità, voglio solo ricordare che queste professioni sono connaturate all’ambiente ospedaliero, al di fuori non avrebbero la stessa rilevanza o attuazione».
Il timore del professor Dentali è la progressiva fuga da alcune specialità, come dimostrano le borse che rimangono non assegnate: « L’80% delle borse di medicina d’emergenza e urgenza non è stato assegnato, ma anche quelle di chirurgia o di medicina faticano a trovare candidati. E questo perchè oggi c’è un tema centrale che è la qualità della vita. I giovani sono più attenti alle condizioni di lavoro. Hanno lo stesso slancio, lo stesso impegno, uguale etica ma sono meno disposti a lavorare in situazioni limite. Cercano, come in tutti gli ambiti, opportunità di lavoro migliori. Il problema non è il servizio sanitario nazionale ma le condizioni e le tutele che questo offre».
LA PARABOLA DISCENDENTE DEL SISTEMA PUBBLICO
La realtà odierna è frutto di scelte sbagliate nel passato: « Oggi il bisogno di salute è cresciuto enormemente. Siamo la nazione europea con il maggior numero di malati pluripatologici. Questo vuol dire maggior complessità, tempi di degenza più lunghi, ricadute. Le scelte fatte nei decenni passati, però, hanno impoverito il sistema sanitario, ci sono meno medici che devono accollarsi una quantità di lavoro decisamente maggiore. Aggiungiamo, poi, che nulla è stato fatto per alleggerirne le responsabilità, non dico quelle dolose, ma almeno coprire l’operato dei medici nell’esercizio della professione. Questi sono professionisti che vanno difesi: nei prossimi 10 anni la richiesta di salute crescerà ancora. Siamo ormai al limite e se, non si interviene in fretta, nei prossimi cinque anni inizieremo una discesa inarrestabile verso l’abbandono del servizio sanitario pubblico».
“CI ERAVAMO ILLUSI CHE FOSSE STATA CAPITA LA LEZIONE DEL COVID”
La preoccupazione del professor Dentali è legata anche alla disillusione del Covid: « Ci avevamo davvero creduto. Sembrava che avessimo capito la lezione della pandemia invece nulla è cambiato. Il finanziamento alla sanità rimasto lo stesso mentre la domanda di salute riesce e la gente si arrabbia perchè non trova risposte e diventa aggressiva. In condizioni di offerta scarsa, a rimetterci sono soprattutto le realtà più piccole, quelle periferiche: la scelta dei professionisti va nei centri maggiori o in quelli privati dove si lavora meglio».
BASTA COOPERATIVE MA I TEMPI PER CAMBIARE SONO STRETTI
La decisione di Regione Lombardia di vietare il ricorso alle cooperative e di centralizzare i bandi per il reclutamento di medici in regime di libera professione vede il professor Dentali abbastanza favorevole: « L’esistenza delle cooperative è una male per la sanità. Ma è una necessità per evitare l’interruzione del pubblico servizio. Ben venga, dunque, la decisione di centralizzare con una sistema che permette, anche ,di controllare in modo diretto il personale e la qualità dei servizi in una ambito così delicato come è quello del pronto soccorso. In questo momento, quello che temo sono i tempi: si riuscirà a garantire personale a sufficienza a tutte le strutture entro fine gennaio? Nella mia azienda, la Sette Laghi, ci si è mossi in anticipo ma la sfida è importante: tranne che nel PS di Varese, in tutti gli altri presidi ci sono le cooperative a completare l’organico. Confido che Regione si sia mossa in modo oculato e ponderato».
LA SFIDA DI REGIONE AI MEDICI GETTONISTI È APERTA
La sfida lanciata da Regione ai medici che sono fuoriusciti dagli ospedali pubblici per lavorare con le cooperative è aperta: « È una situazione difficile, complicata anche da fattori esterni. In Lombardia la vita costa di più. Nelle fasce di confine, come quella di Varese, si aggiunge l’ulteriore problema della competitività delle offerte svizzere. Certo, oggi con la nuova tassazione ci sono condizioni differenti, ma rimangono differenze sostanziali. Alla Sette Laghi posso assicurare che la situazione non è drammatica, si lavora bene e seriamente. Ma anche qui ci sono situazioni che vanno risolte e anche in fretta. Segnali inquietanti arrivano sia dalle borse di specialità non assegnate sia dai risultati di sondaggi come quello fatto da Fadoi. Il decisore deve intervenire perchè le condizioni di salute della popolazione possono solo peggiorare».
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