La festa di sant’Antonio, il rituale del lancio dei palloncini e la benedizione degli animali

Ecco da dove arriva la tradizione del lancio dei palloncini e della benedizione degli animali, un appuntamento che si rinnova ogni anno e quest'anno sarà il 17 dicembre

Sant'Antonio, il lancio dei palloncini

La festa di sant’Antonio non è solo il falò, che viene acceso la sera della vigilia. Nel giorno del Santo, mercoledì 17, alle 12.00, i bambini delle scuole elementari di Varese si ritroveranno in piazza della Motta per il rituale lancio dei palloncini. E’ una tradizione inaugurata più di vent’anni fa, che vede i bambini in prima linea nello scrivere su piccoli biglietti appesi ai  palloncini i loro messaggi di pace, fratellanza e speranza per l’anno nuovo. Saranno circa mille i palloncini, in plastica biodegradabile, che verrano lanciati nell’edizione 2024.

Negli anni passati alcuni di questi palloncini, spinti da venti propizi, hanno viaggiato per centinaia di chilometri, superando muri e frontiere. Ne sono stati ritrovati a Strasburgo, nel Baden- Württemberg e in Yugoslavia. La maggior parte vola verso le valli bergamasche e bresciane, il Ticino e le valli di Sondrio. Sono in molti, una volta ritrovato il piccolo biglietto, a scrivere in risposta, da pastori sull’alpeggio con le loro pecore a interi oratori in gita in montagna, a nonni e nipoti.

L’iniziativa, che gli scorsi anni ha riscosso notevole successo, è aperta a tutti i varesini, che potranno ritirare il palloncino presso l’oratorio di San Vittore, in via San Francesco, dalle ore 11.15. Il lancio sarà preceduto, alle ore 11.00, dalla Messa celebrata dal Prevosto, e dalla consueta benedizione degli animali. E’, questa, una consuetudine molto amata dai varesini, che portano i loro animali a benedire. Non molti anni fa il Prevosto tenne “a battesimo” una tigre (molto appropriatamente  chiamata Motta), nata tre giorni prima nel circo che in quel momento sostava a Varese.

E quasi ogni anno agricoltori ed allevatori portano il loro bestiame. Sant’Antonio è considerato il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella.

Sant’Antonio, la benedizione degli animali

Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. La tradizione deriva dal fatto che l’ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all’interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant’Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella.

Perchè la campanella? il maiale è simbolo del Male, del Maligno in persona; averlo al collare, simbolicamente significava ricordare le gesta del Santo; inoltre, cosa importante, dopo la pratica di versare del vino dentro al quale erano state le reliquie del Santo stesso sul “Fuoco di Sant’Antonio” allo scopo di lenirlo o guarirlo, ben presto si passò anche a quella di spalmarvi sopra del grasso di maiale il quale, poiché cresciuto dai monaci, era a sua volta “sacralizzato” e aveva perso tutte le connotazioni negative e non faceva più paura nemmeno al popolo.

Si dice che per far questo, per lasciare che gli Antoniani allevassero maiali da “addomesticare”, ci sia voluto un permesso speciale del Papa. E chissà, forse è sempre per questa pratica che i Cristiani, a differenza di Ebrei e Musulmani, oggi possono mangiare questo animale, ritenuto invece impuro dagli altri. Di fatto, da allora nell’iconografia di Sant’Antonio Abate, oltre al bastone da eremita (a forma di “τ”, la lettera dell’alfabeto greco), si aggiunse anche il maiale col collare a campanella e una fiammella a simbolo del fuoco “domato”. E poiché l’Abate appariva così “il padrone” del maiale addomesticato, ecco che divenne simbolicamente il padrone, ovvero il patrono, il santo protettore, di tutti gli animali domestici e da cortile. Molte leggende popolari italiane dicono che, nella notte del 17 gennaio gli animali della stalla parlino tra loro e che sia di malaugurio per gli umani restare a sentire quel che si dicono. Ed è per questo che la mattina successiva vengono portati alla benedizione.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Gennaio 2024
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