Lei lo lascia, lui si vendica diffondendo a Varese immagini di sesso e intimità
Processo per “revenge porn“: dopo le denunce della vittima, una donna di 50 anni che vive in città, il caso arriva in aula. Previste pene severe, anche per chi riceve e diffonde le immagini
Se dimostrato, è il copione classico, lo schema del revenge porn, cioè la diffusione di immagini pornografiche legate a momenti di intimità che vengono “girate“ a conoscenti per “distruggere“ la persona presa di mira. Che solitamente è una donna, e spesso l’ex coniuge, o fidanzata, compagna ecc; fatto che aggrava in caso di condanna la posizione dell’indagato.
Esattamente il quadro denunciato da una donna cinquantenne di Varese ai danni dell’ex compagno di qualche anno più vecchio, che non accettando la fine unilaterale della relazione ha pensato di rivalersi inviando immagini di rapporti sessuali con la donna a parenti, amici, persino ai genitori della donna e al suo datore di lavoro.
E questo non solo sfruttando le classiche reti sociali, ma anche col tradizionale collage fatto di scatti a colori e ben stampati dove si vede tutto e fatti pervenire nelle cassette delle lettere degli “interessati” loro malgrado. Il caso secondo la legge può essere trattato dai tribunali solo dopo la querela della persona offesa che ha sei mesi di tempo per sporgere denuncia, come avvenuto. I fatti si riferiscono a qualche anno fa, ma ora il nodo processuale è venuto al pettine con la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura: siamo dunque nella fase dell’udienza preliminare e il difensore dell’uomo imputato, l’avvocato Luca Carignola sta «valutando le strade aperte consentite dalla procedura vale a dire l’eventuale accesso a riti alternativi ovvero la prosecuzione delle eventuali fasi processuali successive con rito ordinario». Il reato prevede pene abbastanza elevate anche sul piano pecuniario, infatti “da uno a sei anni”, e con la multa da 5.000 a 15.000 euro.
Ma attenzione: il legislatore era consapevole della potenza deflagrante delle immagini private, intime, e di cosa rappresenti una loro divulgazione per la vita di una persona e la sua reputazione, vista la recente introduzione del reato in epoca social. E per questo la legge, oltre a prevedere un’aggravante di pena specifica “se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici“.
E attenzione: “La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento».
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