Liliana Segre: “Vorrei incontrare chi ha sfregiato la targa con il mio nome a Saltrio”
Nel ricevere la laurea honoris causa in Scienze storiche Liliana Segre ha detto: "Vorrei chiedere: ma cos'è? Antisemitismo? Invidia? Desiderio che ne sono morti troppo pochi e ne devono morire di più?"
L’eco dell’atto vandalico che ha subito la targa a Saltrio che commemora il tentativo di fuga di Liliana Segre è arrivata anche alle orecchie della stessa Senatrice a vita. Nei primi giorni di quest’anno, infatti, qualcuno si è accanito sul suo nome inciso sulla targa posata il 25 aprile 2022 per ricordare, insieme ad una scultura di Sara Marioli, la notte in cui una giovanissima Liliana e suo padre provarono a fuggire verso la Svizzera.
Lo ha raccontato lei stessa nel Giorno della Memoria, quando ha ricevuto la laurea magistrale honoris causa in Scienze storiche. Intervistata da Enrico Mentana si è soffermata su quanto successo proprio nei sentieri del Varesotto.
«Il signore, un poveretto, che è andato a sfregiare l’altro giorno una lapide nel sentiero che io ho fatto tra Viggiù, Arzo e il confine e sopra [il nome] Liana Segre ci ha fatto un segnaccio è interessantissimo -ha detto-. È interessantissimo quel personaggio perché di Liliana Segre si sa già chi è, si sa già anche quello che dirò, quello che posso aver scritto, detto e fatto. Ma quel signore lì dopo 80 anni perde 5 minuti di una preziosa vita, che non è eterna, per andare a fare un segnaccio sopra il nome di una che aveva 13 anni e che poi è stata deportata e ha perso tutta la famiglia? Ma questo è interessantissimo: ma chi è? Ma perché non viene studiato un caso come quello?»
Per Liliana Segre si tratta di «segnali da studiare» come «quelli che mi mandano una maledizione. Ma perché? io sono già così vecchia che se aspettano poco…Certamente non non sarò nel futuro dell’Italia un personaggio importante. Ma perchè questi si intestardiscono?». E da qui nasce la sua volontà di incontrarli.
«Io li vorrei incontrare perché mi piacerebbe moltissimo chiedere: scusi ma cos’è? Antisemitismo? Invidia? Desiderio che ne sono morti troppo pochi e ne devono morire di più? Non so, c’è qualche cosa in questi personaggi che secondo me è molto interessante e che non fa parte dell’indifferenza». Il desiderio di Liliana Segre è anche sapere come vanno a finire le indagini che si attivano in queste situazioni: «io di questi personaggi qui poi non vengo mai più a sapere com’è andata a finire».
Per qualche vandalo, comunque, ci sono centinaia di persone anno dopo anno coltivano la memoria di quello che è stato. Ad esempio l’8 dicembre scorso, proprio il giorno in cui avvenne quel tentativo di fuga, è stato inaugurato il sentiero che permette di ripercorrere quel percorso insieme al figlio di Liliana Segre. E come lei furono tantissime le persone che provarono a fuggire, aiutate da una rete di persone che spaziano dalle Aquile Randagie ai parroci del Varesotto, fino a Calogero Marrone, citato da Sergio Mattarella nel suo discorso per il Giorno della Memoria. Storie e percorsi che potete scoprire in questo reportage.
Le notti in fuga tra boschi e montagne, cercando la salvezza in Svizzera
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