L’incontro, la coltellata e la fuga: i punti delle indagini per l’omicidio di Cairate

Manca all’appello l’arma del delitto e un telefono cellulare sottratto alla vittima. La Procura chiude il cerchio sull’assassino. Gli scenari e gli sviluppi possibili

Generico 29 Jan 2024

Il secondo giorno di indagini sull’omicidio di Cairate si apre con una serie di certezze cristallizzate dagli investigatori che sono sulle tracce dell’assassino di Andrea Bossi, il ragazzo di 26 anni ucciso con una coltellata nella sua casa di Cairate.

L’OMICIDIO
Il fatto è avvenuto nella casa al secondo piano della palazzina di via Mascheroni alla «Quadra», il quartiere residenziale di Cairate: i vicini conoscevano Andrea Bossi descritto come una persona tranquilla, che usciva al mattino per lavorare in un’officina meccanica della vicina Fagnano Olona, dove il ragazzo è cresiuto e ha vissuto fino a sei mesi fa,  per fare ritorno alla sera. «Lo vedevo, si, certo. Usciva col cane, sbatteva la tovaglia dal balcone: dalla mia casa lo vedevo da oramai qualche mese», racconta una vicina di casa che conosceva il ragazzo, e che abita in una via perpendicolare a quella dove si trova l’appartamento di Andrea Bossi, la via Antonio Gramsci. Venerdì sera Andrea era a casa. Ha aperto la porta a qualcuno, probabilmente nella tarda serata, quando il medico legale ha fatto risalire da una prima analisi del corpo il momento del decesso, appunto fra le ultime ore di venerdì e le primissime di sabato. La vittima è stata raggiunta da un solo colpo alla gola con perdita di sangue importante.

L’ALLARME
All’arrivo del padre del ragazzo, nella tarda mattinata di sabato, la scoperta. Poi la chiamata al 112, l’arrivo sul posto di un’ambulanza dell’Sos del Seprio, poi dei carabinieri della stazione di Fagnano Olona e in seguito dei colleghi del nucleo operativo radiomobile di Busto Arsizio e in un secondo momento del nucleo operativo di Varese. Niente da fare per il ragazzo trovato a terra: è morto da ore. Partono gli accertamenti sulla stanza, un grande open space “a giorno“, spazioso, dove il ragazzo viveva col cane, un pitbull rimasto ad abbaiare sul balcone, chiuso fuori.

LE INDAGINI

Come sempre accade in queste situazioni, le prime indagini arrivano a battere diverse piste: quella delle sommarie informazioni testimoniali fatte dai racconti di chi sa o ha visto qualcosa, i rilievi tecnici sul posto per isolare impronte e confrontarle con quelle eventualmente in possesso delle forze dell’ordine, e i rilievi tecnici su telecamere, apparati e social. La strada dove si torva l’abitazione in cui è avvenuto l’omicidio è piuttosto isolata, non vi sono molte telecamere pubbliche a disposizione e ha due punti di accesso: uno dalla via Antonio Gramsci; l’altro dalla strada sterrata che entra nella via Tamagnino, di fatto una strada segnata come “senza uscita” e che si perde nelle campagne.

I GIOIELLI
Andrea Bossi aveva imparato a lavorare l’oro. Un’arte appresa a Valenza, nel Pavese, dove esiste da secoli tradizione orafa. Le poche foto sui social lo ritraggono con anelli importanti e monili, oggetti che forse rientrano in quell’inventario stilato dagli investigatori (coordinati dalla Pm Francesca Parola della Procura di Busto Arsizio) fra i gioielli mancanti dalla casa. Mancherebbe anche un cellulare del ragazzo, che potrebbe essere stato sottratto da chi ha lasciato l’abitazione, per cercare di rendere più ardua la strada agli investigatori.Manca all’appello il coltello utilizzato per il fendente.

SCENARI E SVILUPPI
Ancora nella serata di domenica non esistevano piste investigative dagli inquirenti precluse. Ma l’ipotesi che sembra farsi spazio potrebbe verosimilmente essere quella di un incontro con una persona cui la porta dell’appartamento è stata aperta volontariamente, incontro finito con l’omicidio e il furto (o viceversa nel caso di un tentativo di furto trasformatosi in rapina e omicidio) e la successiva fuga. Sul pianerottolo in marmo bianco sono state trovate tracce di sangue, per la maggiore impronte, segni rossi – «frammenti» – trovati dai carabinieri e repertati dalla Scientifica.
Gli inquirenti hanno chiara la dinamica del fatto e gli elementi che via via che le ore sono passate hanno reso più chiaro il rebus che aleggiava nelle prime ore seguite al diffondersi della notizia, un “ritardo“ giustificato dalla necessità di far lavorare le aliquote scientifiche dell’Arma senza avere addosso la forte pressione mediatica seguita. Per questo è verosimile pensare che gli inquirenti stiano stringendo il cerchio attorno al soggetto sospettato del delitto.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Gennaio 2024
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