“Non è un certificato di laurea a instillare passione per la professione e la cura”

Una OSS interviene nel dibattito sulla figura dell'infermiere sollevata da un dipendente della Sette Laghi e fa alcune puntualizzazioni su compiti e obiettivi

Il Covid Hub dell'ospedale di Varese

Le riflessioni di un/a infermiere/a dell’Asst sette Laghi sul ruolo professionale e sul percorso accademico hanno dato il via a una serie di riflessioni sul lavoro in corsia e sul futuro della professione. 

La lettera al Direttore pone il tema del “demansionamento” al letto dei pazienti.


Buongiorno Direttore,

Le scrivo in merito alle due lettere pubblicate in questi giorni che Lei ha ricevuto da parte del Dott. Infermiere/a anonimo/a e da parte del Dott. Infermiere Aurelio Filippini.

Sono Maria Vivido, o.s.s. presso Asst Sette Laghi.

Vorrei riallacciarmi a quanto sostenuto dal Dott. Infermiere/a anonimo/a il 19 gennaio: “… al primo anno preferiscono insegnare come rifare bene il letto, eseguire bene l’igiene del malato, dedicando un anno intero di insegnamenti all’ assistenza di base…”

Vorrei anche riprendere quanto scritto dal Dott. Aurelio Filippini il 20 gennaio: “… il primo anno di corso fa molto di più che insegnare l’igiene, cerca di insegnare a vedere le persone a 360° e vedere la salute come un insieme di comportamenti che passano dall’essere puliti…”

Giustamente si invita a fare riflessioni.

1) Se il primo anno di corso in infermieristica è dedicato all’igiene, perché si parla di demansionamento in merito a tale attività rivolta al paziente, quando questa pratica rientra nel corso di studi? Forse perché ci sono gli o.s.s.? Se questo è il ragionamento, allora anche il Dott. Medico, dovrebbe ritenersi demansionato nel somministrare farmaci perché ci sono gli infermieri.

2) Se è così importante lavorare a 360° sul paziente, tanto da dover dedicare il primo anno del corso di infermieristica all’igiene, perché all’o.s.s. non viene assegnato il giusto valore nel processo assistenziale?

Il Dott. Infermiere Aurelio Filippini, aggiunge nel Suo contributo, un’affermazione che condivido e cioè: “…non confonderei la passione per la professione e per la cura con il demansionamento e le rivendicazioni sindacali.”
Ebbene, in qualità di o.s.s., a questa Sua considerazione, mi sento di aggiungere che non confonderei la passione per la professione e per la cura , nemmeno con un certificato di laurea che non necessariamente genera certi principi o instilla coraggio.

Ringrazio per lo spazio concesso ad una invisibile del nostro sistema assistenziale.

Maria Vivido

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Gennaio 2024
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