“Ricordo Berlinguer” nasce il comitato per i 40 anni dalla morte del leader comunista
Il fondatore Rocco Cordì: "Non sarà una commemorazione retorica ma l'inizio di un percorso per ritrovare un'identità della sinistra"
«Era un impegno che avevamo preso a luglio nel raduno della Schiranna e lo abbiamo mantenuto». A parlare è Rocco Cordì fondatore, insieme a Daniele Marantelli e Stefano Tosi, del comitato “Ricordo Berlinguer” in occasione dei quarant’anni dalla morte del grande leader del Partito comunista italiano. «Non si tratta di fare retorica o di alimentare un mito – continua Cordì – bensì un’occasione per stimolare una discussione politica attuale. Enrico Berlinguer ha rappresentato la dimensione politica italiana più alta che portava milioni di persone a partecipare alla vita del Paese». (nella foto da sinistra un giovane Rocco Cordì con Enrico Berlinguer)
L’ultimo grande segretario del Pci morì nel 1984 a Padova durante la campagna elettorale per le europee che sancirono il sorpasso dei comunisti sulla Democrazia cristiana. In molti attribuirono quel risultato all’onda emotiva che aveva suscitato nell’elettorato la scomparsa del leader e non invece al percorso politico iniziato nel 1972 che aveva portato Berlinguer a costruire un’alternativa di governo concreta, il cosiddetto compromesso storico, con l’appoggio del democristiano Aldo Moro, assassinato il 9 maggio del 1979 dalle Brigate Rosse.
«In quelle elezioni il Pci fu votato da dodici milioni di persone, quanto tutto il centrodestra di oggi – sottolinea Cordì – perché vedeva in Berlinguer la persona che difendeva i valori democratici dopo la lotta contro la strategia della tensione di matrice fascista e il terrorismo delle Brigate rosse. Furono anni durissimi che misero la democrazia di fronte a un bivio terribile e Berlinguer fu il garante del patto democratico italiano. Non dimentichiamo inoltre che in Europa, fino all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, c’erano ancora le dittature dei colonnelli in Grecia, quella di Franco in Spagna e di Salazar in Portogallo».
Berlinguer rivendicava l’originalità del Pci, rifiutando sia l’imperialismo sovietico sia quello americano, in nome di un europeismo che guardava ai paesi del Terzo mondo per emanciparli dal giogo colonialista. Era la “Terza via” di Berlinguer che faceva storcere il naso ai russi e agli americani perché non guardava con favore al modello capitalista made in Usa e nemmeno al socialismo reale dell’Europa dell’est. «La sua autonomia – spiega Cordì – era ben vista da altri leader politici come il social democratico svedese Olof Palme – che verrà assassinato a Stoccolma nel 1986- il tedesco Whilly Brandt e il francese François Mitterand. Berlinguer era un europeista convinto. Non tutti sanno che Altiero Spinelli, confinato dal fascismo a Ventotene e considerato uno dei padri dell’Europa unita, era militante indipendente nel Pci».
nella foto da sinistra Rocco Cordì e Stefano TosiIl comitato “Ricordo Berlinguer”, che comprende anche Renata Magri e Giorgio Fortis della fondazione “città futura”, si ritroverà lunedì 12 febbraio per iniziare a progettare le iniziative dell’anniversario partendo da quei temi che sono ancora di attualità: il ruolo dell’Europa e il governo mondiale, il superamento dei blocchi e i missili nucleari. Si inizierà con una mostra fotografica in Sala Veratti dal 25 maggio al 5 giugno, ma la vera chicca vuole svelarla lo stesso Cordì: «Nel mio archivio ho scovato una cassetta con inciso il discorso tenuto da Berlinguer a Varese nel febbraio 1981 al Palazzetto dello sport. Verrà trascritta e diventerà un libro».
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