Michela Prando: “Il teatro che cura porta in scena storie, emozioni e imperfezioni”
Sabato 27 gennaio alle 21 all'Auditorium San Giovanni Bosco di Varese, lo spettacolo "Storie alla finestra", frutto del progetto "Teatro che cura" promosso dal Dipartimento della salute mentale, prevenzione e cura delle dipendenze di Asst Sette Laghi
Tanti mesi di lavoro, tanto impegno e costanza, e ora per “La compagnia degli imperfetti” è giunto il momento di andare in scena.
Sabato 27 gennaio alle 21, all’Auditorium San Giovanni Bosco di Varese in via Lazzaro Papi 7, si potrà assistere a “Storie alla finestra”, uno spettacolo frutto del progetto “Teatro che cura” promosso dal Dipartimento della salute mentale, prevenzione e cura delle dipendenze di Asst Sette Laghi.
«Come dice il titolo è un progetto di teatro terapeutico, che con il progredire del progetto stesso è diventato un percorso di teatro inclusivo, nel senso più ampio del termine. Abbiamo abbattuto le “categorie” e lavorato solo con le persone, indipendentemente dal loro “problema” – racconta Michela Prando educatrice socio pedagogica, autrice e regista teatrale – L’obiettivo è quello di dare a tutti la possibilità di fare teatro e lavorare sulle emozioni per migliorare la vita quotidiana. Quindi in questo bellissimo gruppo di oltre 50 persone che ha lavorato al progetto e prodotto lo spettacolo che andrà in scena sabato ci sono una molteplicità di persone e situazioni, da persone con problemi psichiatrici a disabili, da utenti del Sert, quindi dell’area delle dipendenze, a medici, operatori e persone comuni. Un teatro inclusivo al 100%, dove tutti possono esprimersi con le proprie capacità, limiti, imperfezioni e talenti. Proprio per questo ci siamo chiamati “Compagnia degli imperfetti”».
In scena 25 attori e altrettante persone impegnate dietro le quinte, ma tutte impegnate con lo stesso entusiasmo: «Abbiamo lavorato insieme per tanti mesi. Ci abbiamo messo impegno e costanza. Adesso con curiosità e gioia vogliamo incontrare il pubblico – dice Michela – Sicuramente c’è un po’ di ansia, ma una delle cose più belle che abbiamo visto in questo lavoro è la gestione “comune” dell’ansia. Chi fa teatro ha sempre la sua dose di ansia ma se la gestisce a suo modo e da solo, qui, in questo teatro sociale, tutti la gestiscono insieme agli altri, perché fatto in questo modo il teatro cura anche le relazioni, proprio giocando sulle emozioni».
Lo spettacolo è frutto di una drammaturgia collettiva, ed è ispirato alla filosofia di Raimon Panikkar, teologo, filosofo e teorizzatore del dialogo interculturale e dell’incontro tra le religioni: «La sua opera parla di tante cose, ma soprattutto di come entrare in relazione con tutti. La sua idea è che noi siamo la nostra finestra e nessuno può guardare il mondo e le cose dalla nostra personale finestra. L’unica possibilità è che qualcuno ascolti la tua storia. Ed è su questo che in qualche modo gira lo spettacolo, che è molto onirico e cita la “Crociata dei bambini” di Bertolt Brecht, e affronta temi come l’uguaglianza tra bambini, la comprensione delle differenze culturali, la valorizzazione della diversità con l’obiettivo di trasmettere un messaggio di bellezza e unicità umana. Insomma, uno spettacolo proprio da vedere, anche se non sarà… perfetto».
E d’altra parte è proprio questo il messaggio del progetto e del lavoro portato avanti in questi mesi: «Gli imperfezionisti sanno, con Borges, che “perfetto” significa “chiuso”, e cioè “che non lascia spazio” ad altri innesti – conclude Michela Prando – Gli imperfezionisti non escludono affatto la perfezione dalla loro vita. Semplicemente smettono di cercarla nelle azioni e nelle persone. Non costringono più il mondo ad entrare dentro le cornici: accettano che la penna assurda dell’esistenza scriva anche (e soprattutto) fuori dai bordi. Esiste un infinito insieme di creature imperfette che traggono forza dai loro limiti e li sfruttano come risorse e in questo continuo scambio tra limiti e risorse trovano il loro equilibrio e il loro modo di essere nel mondo. Questa è la Compagnia degli imperfetti!».
Lo spettacolo sarà in replica domenica 4 febbraio alle 16 sempre all’Auditorium San Giovanni Bosco di Varese. Ingresso libero.
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