Tentato omicidio a Varese in corso Moro: il sospettato non parla
I fatti nella mattinata di sabato 30 dicembre. Il legale: “Nessuna traccia della bottiglia che secondo l’accusa sarebbe stata usata per l’aggressione”

L’uomo di 40 anni di origini nordafricane arrestato sabato scorso, 30 dicembre a Varese per tentato omicidio è comparso martedì in mattinata dinanzi al giudice per le indagini preliminari Niccolò Bernardi, che si è riservato di convalidare il fermo per indiziato di delitto disposto dal pubblico ministero già nella giornata in cui si consumarono i fatti. L’uomo si trova in carcere ai Miogni e l’udienza è avvenuta nella casa circondariale di Varese col fermato assistito dal suo legale, avvocato Alessandra D’Accardio.
«Il mio assistito si è avvalso della facoltà di non rispondere», ha specificato il legale aggiungendo pure che «pur venendo contestato al sospettato di aver agito con una bottiglia di vetro, l’oggetto non figura sequestrato». Inoltre, sempre secondo l’avvocato i due non sembra si conoscessero prima dell’aggressione, avvenuta in mattinata in Corso Moro a Varese.
Ma allora quali sono i contorni di questa vicenda che pare allo stato piuttosto fumosa nella sua genesi? Si tratta di particolari che potranno arrivare forse dall’escussione della persona offesa, un uomo italiano di 65 anni ricoverato in ospedale di Varese, non essendoci stato finora, appunto, la ricostruzione offerta dal sospettato chiusosi nel silenzio. È escluso che l’aggressione sia stata mossa da un agire a scolpo di rapina. I fatti sono avvenuti dalla ricostruzione finora emersa in pieno centro a Varese, in uno dei principali corsi dello striscio, dove è entrata in azione un’ambulanza che ha prestato i primi soccorsi alla vittima, oltre alle pattuglie della polizia che hanno operato il fermo del sospettato, poi portato negli uffici della questura.
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