Tutta l’economia globale passa dal tappo di Azzate
Un articolo di invenzione del "nostro" Giuseppe Geneletti con la speranza di far sorridere e così facendo stimolare una piccola presa di positiva consapevolezza
Guardando ad un semplice tappo di plastica, di una qualsiasi bottiglia di latte, non si percepisce immediatamente quanto l’economia sia interconnessa e tutto, in qualche modo diretto o indiretto, confluisca e influisca su tutto il resto. Proviamo a fare un viaggio immaginario nell’economia globale partendo da un tappo. (foto Pexels)
Fase 1: la produzione del latte
Il latte proviene da vacche lombarde della provincia di Brescia. Lo sapevate che il 46% di tutto il latte vaccino italiano proviene dalla nostra regione? Sono alimentate con foraggi a chilometro zero, resi possibili dai concimi di ultima generazione semi-eco-compatibili, brevettati in Svizzera. Il design del prodotto e la sua comunicazione di marca sono creati dalle volpi di design di Carnago, che si sono nutrite delle ricerche di mercato di una società specializzata francese, fondata da ex-dipendenti di una multinazionale casearia, a cui il fondatore ha dato il nome del figlio Danon, aggiungendo una vocale. In particolare, la forma e il peso del tappo sono stati oggetti di un’attenta valutazione di usabilità e di costo dal gruppo di consulenti olandesi, esperti di reverse engineering (il metodo giapponese di efficientamento della catena del valore). Da sottolineare, infine, che la produzione di latte nazionale è possibile anche grazie allo studio associato romano, che ha contribuito a fare azione di lobby sulle istituzioni europee per gli incentivi al settore agricolo e all’automazione 4.0 dei sistemi produttivo-alimentari in chiave di sostenibilità.
La bottiglia di latte è arrivata al supermercato, con un camion di una nota casa tedesca dal nome femminile, dal centro di smistamento, che contiene un deposito a temperatura controllata costruito da un’azienda specializzata spagnola ed è interamente coperto da pannelli solari cinesi. La bottiglia è stata confezionata dall’azienda che ha il nome di una città dell’Emilia, in un impianto disegnato dagli ingegneri, laureati al Politecnico di Milano, di un’azienda che ha inventato la soffiatura della plastica per packaging alimentare.
Fase 2: la famiglia di Azzate
In una villetta a schiera ad Azzate, diventata di classe A dopo la ristrutturazione con il 110%, vive una famiglia di quattro persone. Giovanna è mamma e operaia presso l’impianto di Galliate, che produce occhiali da vista per il primo gruppo mondiale del settore. Il suo stipendio e quello di Luca, papà e impiegato specializzato in mutui in una banca di Varese, vengono utilizzati per comprare il latte con il tappo di plastica al supermercato di Buguggiate. Lucia e Renzo, i figli della famiglia, sono i responsabili del riciclo domestico.
Fase 3: il ciclo del riciclo
Dopo aver goduto del latte, il tappo e la bottiglia vengono messi nel sacco giallo per la raccolta differenziata. Ogni lunedì mattina, il signor Sergio, della locale società di servizi, lo raccoglie con il suo camion Isuzu, prodotto in Michigan. Il tappo, insieme ad altri materiali riciclabili, viene quindi portato al centro di smistamento. I tappi sono di polietilene ad alta densità, un materiale carissimo dal punto di vista ambientale, ma riciclabile quasi al 100%. Pensate che per produrre un chilogrammo di tappi sono necessari 1,75 kg di petrolio, fra materia prima ed energia impiegata, e molta acqua; riciclarli è la cosa giusta da fare. Con il riciclo hanno una vita doppia, tripla e potrebbero essere riutilizzati praticamente all’infinito. Al termine del processo di triturazione, con una macchina prodotta in Spagna, il materiale è pronto per essere trasformato in molti altri oggetti.
Oltre ai tappi, si riciclano anche le bottiglie. Con dieci bottiglie di plastica PET è possibile realizzare un maglione, con venti una coperta, con 27 una felpa in pile e, infine, con 67 bottiglie si può produrre l’imbottitura di un piumino matrimoniale. In questo caso servirà a confezionare le uniformi scolastiche degli alunni in Inghilterra, che in questo modo costano meno di quelle tradizionali, diventate proibitive dopo la Brexit e gli effetti inflattivi di Covid e invasione russa dell’Ucraina.
Il tappo e la bottiglia ritornano nel ciclo dell’utilizzo, sotto forma di un prodotto completamente diverso, completando un ciclo di interconnessioni economiche e geografiche che si estendono da una piccola città italiana ben oltre i confini nazionali. Il viaggio del tappo di plastica è un esempio tangibile di come tutto sia collegato da una rete invisibile che unisce luoghi, persone e aziende in tutto il mondo. La prossima volta che vediamo un tappo di plastica, fermiamoci un attimo a riflettere su questo viaggio sorprendente. Nella sua semplicità si cela una lezione preziosa: siamo tutti parte di un’unica comunità globale, e le nostre azioni possono avere un impatto che va ben oltre ciò che possiamo immaginare.
“Non dobbiamo impegnarci in azioni grandiose ed eroiche per partecipare al cambiamento. Piccole azioni, se moltiplicate per milioni di persone, possono trasformare il mondo”, Howard Zinn.
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