A Varese sindacati e imprese verso un’economia inclusiva e sostenibile

Nel convegno organizzato dalla Uil provinciale in Camera di Commercio si è parlato di sviluppo territoriale, innovazione tecnologica, transizione e lavoro. Tra i relatori: sindacalisti, rappresentanti delle associazioni di categoria (Confapi, Confindustria, Confartigianato e Cna) e i parlamentari Alfieri (Pd) e Pellicini (FdI)

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Per anni, nel passato, abbiamo sentito pronunciare le parole “fare squadra” e “fare sistema”. Slogan buoni per ogni evento in cui politica ed economia incrociavano le rispettive strade. E bisogna anche ammettere che in molti casi sono state pronunciate inutilmente, come semplice esercizio retorico, ben sapendo che poi i reciproci interessi avrebbero nuovamente diviso le parti in gioco.
Nei momenti di transizione e di fronte a cambiamenti epocali nell’economia e più in generale nella società, tutto cambia. Anche l’impatto di quelle parole che acquistano un nuovo senso, dettato dall’urgenza. Di fronte a un nuovo modello socio-economico il cui perimetro è indicato dalle sfide dell’intelligenza artificiale, della digitalizzazione, dell’inclusione sociale, della sostenibilità ambientale ed energetica, ognuno deve fare la propria parte per realizzare obiettivi condivisi in nome di un bene comune.

IL VALORE DEI CORPI INTERMEDI
Un bel segnale in provincia di Varese arriva dai cosiddetti corpi intermedi, ovvero i sindacati, le associazioni datoriali e la Camera di Commercio. Quegli stessi corpi intermedi recentemente messi in discussione proprio dalla politica.
In una Sala Campiotti al completo, la Uil provinciale ha organizzato un convegno dedicato al tema dello sviluppo territoriale, aperto alla cittadinanza e a tutti i portatori di interesse, politici compresi. In sala anche i coordinatori Uil delle altre province lombarde, il segretario regionale Enrico Vizza, il sindaco di Varese Davide Galimberti  e il presidente della Provincia di Varese Marco Magrini.
I passaggi relativi alla transizione economica e sociale sono stati scanditi dalla relazione introduttiva del segretario provinciale della Uil. Antonio Massafra, partendo dalla considerazione che «tutti in questa fase hanno l’obbligo di dare il giusto contributo e delle risposte soprattutto alle nuove generazioni», si è posto alcune domande non più rinviabili: lo sviluppo economico può diventare l’occasione di una maggiore inclusione e garantire un lavoro più dignitoso? È possibile produrre salvaguardando l’ambiente? I giovani hanno l’opportunità di lavorare ed abitare nel nostro territorio?
L’idea di un tavolo di lavoro territoriale permanente piace anche al segretario di Uil Lombardia. «Affrontare le sfide che abbiamo davanti nei prossimi anni – ha detto Enrico Vizza – è una questione che non riguarda solo il futuro di aziende e sindacati, ma il futuro di tutti i cittadini. Parlare di lavoro in questo territorio porta inevitabilmente a doverci confrontare con l’innovazione tecnologica e la transizione e a interrogarci sull’attrattività imprenditoriale e turistica. Temi che meritano di essere discussi e affrontati ora con proposte e programmazione, evitando il rischio di trovarci a rincorrere poi senza avere il polso del valore del territorio. E Varese non può permettersi questo».

NUOVE TECNOLOGIE E IDENTITÀ DELLE PMI
La digitalizzazione e le nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale, forniscono alcuni strumenti che possono aiutare le imprese nella transizione. E a far la differenza in questa fase non è solo la dimensione, anzi. «Le imprese artigiane – ha sottolineato Roberta Tajé, direttore di Cna Varese – sono consapevoli che il cambiamento va affrontato. Ma il modo di affrontarlo, spesso dipende dal settore di appartenenza, dall’età anagrafica dell’imprenditore, dalle risorse economiche e umane presenti in azienda. Poi ci sono le aziende più mature dove affrontare il cambiamento è ancora più complicato perché mette in gioco il modello organizzativo».
La complessità di cui parla Tajé obbliga le associazioni di categoria ad essere un passo avanti rispetto alle stesse imprese e a sperimentare soluzioni innovative. Confartigianato Imprese Varese ha già iniziato a implementare l’intelligenza artificiale nei servizi agli associati. «Questa sperimentazione – ha spiegato il direttore Mauro Colombo – ci rende consapevoli di quali possano essere nel mondo del lavoro le implicazioni dell’utilizzo di questa nuova tecnologia. La diffusione nel mondo produttivo è in fase di avviamento, ma la velocità con cui avanza l’allineamento a questi strumenti è notevole e andrà a impattare sull’intero sistema nel giro di pochi anni».
Nel cambiamento c’è un tema legato all’identità delle imprese e al ruolo che le stesse svolgono nell’ecosistema dell’innovazione. Sono soprattutto le nuove generazioni di imprenditori a porre la questione, conferma Marco Tenaglia, presidente di Confapi Varese. «Al nostro interno ci sono esempi virtuosi – ha precisato Tenaglia -. Le nuove generazioni che entrano nell’impresa tendono a cercare uno spazio e a rompere vecchi schemi, mettendosi sul mercato con una nuova identità. Nella realizzazione di progetti condivisi, non si avvicinano più alle multinazionali o ai grandi gruppi industriali con la mentalità del subfornitore, ma rivendicano quella di partner. È un cambio di paradigma vero e proprio».

LA PAROLA D’ORDINE È INCLUDERE
C’è dunque un salto qualitativo che non è legato necessariamente alla dimensione. È un momento importante quello che stanno vivendo i cosiddetti “piccoli”. Termine che, alla luce di quanto emerso al convegno, andrebbe rivisto se non addirittura sostituito.
Nel lanciare il proprio piano strategico per gli anni a venire, dopo aver sentito tutti i portatori di interesse del territorio, i cosiddetti stakeholder, Confindustria Varese ha ritenuto l’inclusione un fattore determinante. «Per arrivare a definire i cinque punti di quel piano – ha detto il presidente Roberto Grassi – abbiamo ascoltato il territorio: i sindaci, i sindacati, i giovani, il mondo politico e bancario. È un lavoro che ha evidenziato i punti di forza e di debolezza di questa provincia e sui quali si può cercare di incidere attraverso le aziende che diventano lo strumento per favorire il cambiamento».
Includere per produrre meglio e soprattutto in modo sostenibile è stato il modello seguito anche dalla Camera di Commercio che ha implementato una delle prime Cer (comunità energetica rinnovabile) in Italia nel sito di Malpensafiere a Busto Arsizio. «È un modello interessante – ha spiegato Mauro Temperelli segretario generale dell’ente camerale – che coinvolge imprese, comuni, enti del terzo settore e cittadini che producono energia da fonti rinnovabili, in questo caso il fotovoltaico, con tre vantaggi, sociale, ambientale ed economico, perché si può avere un abbattimento del costo dell’energia sulla bolletta finale». A Malpensafiere è stata costituta la prima Cer in provincia di Varese con già 2,5 gigawatt di produzione programmati e una quota consistente di gigawatt che non essendo consumati possono essere redistribuiti alla collettività. «Un esempio che può essere replicato sul territorio e non solo» sottolinea Temperelli.

LA POLITICA NAZIONALE
La presenza in Sala Campiotti di due parlamentari della provincia di Varese ha permesso di allargare lo sguardo alla politica nazionale. C’è una questione che, secondo Andrea Pellicini, deputato di Fratelli d’Italia, ha la dimensione dell’urgenza: l’esodo di lavoratori verso la Svizzera. «Il nostro sistema della formazione funziona bene – ha sottolineato Pellicini – ma i lavoratori che formiamo se ne vanno oltreconfine. E non è una questione  che riguarda solo il Luinese. Se pensiamo alla sanità, anche l’ospedale di Varese può essere considerato di frontiera, perché ogni giorno perde personale qualificato che decide di andare a lavorare in Canton Ticino. Il legislatore nazionale si è interessato al tema magari con una norma un po’ controversa, introducendo il contributo alla sanità per i frontalieri. Se non altro, ha posto il problema».
Per il senatore del Pd Alessandro Alfieri, tra i principali artefici dell’accordo con la Svizzera sui lavoratori frontalieri, quando si parla di transizione ambientale, sociale e tecnologica bisogna preoccuparsi di come accompagnare le persone in questo percorso. «Non è più come prima,  dove c’è uno che decide e gli altri che si adeguano – conclude Alfieri -. Oggi bisogna convincere le persone della bontà di questa transizione in quanto non viene percepita da tutti come positiva. Va spiegato e raccontato perché avrà un impatto importante sulle vite di tutti, persone e imprese».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 17 Febbraio 2024
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