Adolescenti e ritiro sociale: in aumento i casi dopo la pandemia

Questo e molto altro è quanto emerso nell'incontro di giovedì 15 febbraio alla Fabbrica del Vapore di Milano, promosso nell'ambito del progetto ReSTARS di Terre des Hommes

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La scelta di abbandonare la scuola, l‘isolamento estremo in casa o persino il ritiro totale nella propria stanza per lunghi periodi: queste sono solo alcune delle manifestazioni del fenomeno del ritiro sociale, che coinvolge circa 50.000 adolescenti in Italia. Di questi, 44.000 versano nella forma più grave della sindrome di Hikikomori, mentre altri 67.000 sono a rischio di svilupparla.

E’ di questo, e di molto altro, che si è parlato giovedì 15 febbraio alla Fabbrica del Vapore di Milano, in un incontro con specialisti e testimoni promosso nell’ambito del progetto ReSTARS (Rete di Supporto Territoriale per Adolescenti in Ritiro Sociale) di Terre des Hommes: «È stato un momento cruciale per la nostra organizzazione quando abbiamo avvertito la necessità di estendere il nostro intervento anche agli adolescenti, compresi i minori stranieri non accompagnati. Da dodici anni, lavoriamo in stretta collaborazione con loro, operando in contesti estremamente complessi – ha spiegato Federica Giannotta, responsabile Advocacy e Programmi Italia di terre des Hommes -. Successivamente, insieme all’Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, abbiamo concepito un progetto volto a fornire competenze agli adolescenti che si trovano in uno stato di vulnerabilità psicologica. L’obiettivo era trasformare il nostro supporto in una sorta di ‘paracadute’ per questi giovani sul territorio, evitando un intervento clinico diretto e proponendo invece un approccio multilivello e multidisciplinare in base alla gravità della situazione in cui si trovano gli adolescenti».

Il progetto, infatti, realizzato con il supporto di Fondazione Cariplo, interviene sostenendo da una parte gli adolescenti che già vivono un disagio arrivato all’attenzione di genitori, insegnanti o servizi, e dall’altro agendo in una prospettiva di prevenzione e supporto precoce.

«Il bando “Attentamente” promosso da Fondazione Cariplo, con cui è stato sostenuto ReSTARS, nasce da un grido, da un grido di questi ragazzi, dalle loro mamme e papà. Un grido che ho riportato in commissione servizio alla persona e che in soli due anni, ovvero due edizioni, ha reso disponibili ben 14 milioni di euro – ha detto Sarah Maestri, della Commissione Servizi alla Persona di Fondazione Cariplo -. Questo tipo di bando, che è destinato specificamente al tema della salute mentale degli adolescenti, ci chiede davvero tanta risposta e tra poco uscirà la terza edizione, per continuare a sostenere la rete che si è creata e che attualmente coinvolge 750 enti, 54 capofila e realtà che hanno coperto tutto il comune di Milano e i suoi vari municipi».

A delineare ulteriormente questa complessa situazione è intervenuto Marco Fabio Siviero, Neuropsichiatra Infantile, che ha approfondito il fenomeno del ritiro sociale dal punto di vista delle Unità Operative Neuropsichiatriche per l’Infanzia e l’Adolescenza (UONPIA), fornendo dati per definire e comprendere meglio il fenomeno nel contesto milanese. Emergono particolarmente le dinamiche durante e dopo la pandemia. «Il ritiro sociale nel 2024 è strettamente correlato a due eventi principali: la digitalizzazione e la pandemia da COVID-19, poiché entrambi hanno agito come facilitatori patologici – osserva Siviero -. Non ho notato un aumento degli adolescenti isolati durante il periodo del COVID-19, ma il problema è emerso dopo la fine della pandemia, quando i casi sono improvvisamente aumentati. Durante il lockdown, molti adolescenti stavano piuttosto bene, ma il ritorno alla vita sociale è stato difficile. Soprattutto i ragazzi delle scuole medie sembrano aver sofferto di più, poiché è stato loro tolto quel costante confronto necessario per la loro crescita».

E qual’è, dunque, il modo giusto per intervenire? «Non c’è – racconta una mamma, portando all’attenzione dei presenti la sua testimonianza -. Dopo che mio marito è venuto a mancare per un tumore in pochissimo tempo, mio figlio 14enne è stato ricoverato per una depressione al Policlinico di Milano e preso in carico dall’Unità di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Mio figlio ha iniziato a non voler più andare a scuola alla fine della terza media e nello stesso periodo ho notato che la finestra della stanza in cui si trovava era spesso spalancata e mi è stato detto che è stato visto uscire più volte dalla finestra del salone e camminare a piedi nudi sul cornicione. Ho così consultato uno psichiatra, che ci ha indirizzato verso uno psicologo che lavora con lo UONPIA del Policlinico. Non tornava a scuola, peggiorava e la scuola pubblica e i suoi professori non hanno mostrato empatia. Passata la terza media, solo grazie alla pandemia, per il liceo ho optato per una scuola privata, ma dopo una settimana dall’inizio abbiamo ricevuto dei WhatsApp di addio. L’ho trovato sul divano, spostato sotto la finestra spalancata, che urlava disperato. Mi hanno consigliato di ricoverarlo al Policlinico, dove siamo rimasti per due settimane. Quando siamo tornati a casa, ha iniziato a dormire 18/20 ore al giorno e quando era sveglio sembrava un’ombra. Ho lasciato il lavoro perchè non riuscivo ad immaginare di non essere nella stanza accanto alla sua, e ora mi rendo conto di essere stata fortunata a poterlo fare. Per due anni siamo stati seguiti da UONPIA del policlinico ed è stato come se ci avessero preso per mano, e non lo avessero mai lasciata. La fase acuta della sua depressione era finita, ha rincominciato a uscire con gli amici ed ha espresso il desiderio di riprendere un percorso scolastico. Era arrivato il momento di passare alla UONPIA territoriale e la psichiatra che lo segue tutt’ora, gli ha diagnosticato quello che fino a poco tempo fa si chiamava la sindrome di asperger ad alto funzionamento e disturbo dello spettro autistico. In quel momento temevo che ci sentissimo un po’ soli, invece no, sono stata contattata da una psicologa del progetto ReSTARS che ha proposto a mio figlio una serie di bellissime iniziative. Adesso mio figlio sta meglio, continua a uscire con gli amici e mi ha addirittura chiesto se questa estate può andare in vacanza con loro. Al quinto cambio di scuola ci sono dei progressi e so che prima o poi riuscirà a finire il suo percorso scolastico. Un paio di mesi fa gli ho fatto notare che stava frequentando la scuola solo al 50% e lui mi ha risposto che vedevo le cose dal lato sbagliato, perché il 50% per lui era un successone. Sono cosciente che ha ancora molte difficoltà, però, se penso da dove è partito, capisco quanto è stato lungo e tortuoso il percorso che ha intrapreso e sono davvero fiera di lui».

Importante nel progetto, come citato dalla mamma, è infatti anche il sostegno dato alle famiglie, oltre che ai giovani, con cui si procede grazie a un approccio multidisciplinare e multilivello. Questo approccio vede la presenza di educatori, psicologi, operatori di Pet-Therapy, Arte-terapeuti, coach sportivi ed esperti, che lavorano su diversi piani e con varie modalità di intervento. L’obiettivo è adattare il percorso il più possibile ai bisogni dell’adolescente e della famiglia.

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Pubblicato il 20 Febbraio 2024
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