Arresti per l’omicidio a Cairate di Andrea Bossi, in manette due giovani di 20 e 21 anni
Il blitz del reparto operativo di Varese questa notte. I sospettati sono stati prelevati dai carabinieri dalle loro abitazioni che sono state perquisite. Erano nella cerchia di amicizie della vittima
Per l’omicidio di Andrea Bossi, il 26enne di Fagnano Olona residente a Cairate ucciso il 27 gennaio scorso, vi sono due persone finite in manette. Si tratta di due giovani uomini, attorno ai vent’anni, uno italiano e uno di origini straniere. Entrambi conoscevano la vittima. Gli arresti sono avvenuti prima dell’alba di oggi, mercoledì, a Gallarate e Samarate.
L’ordinanza è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Varese e della Sezione Operativa della Compagnia di Busto Arsizio, in esecuzione della misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Busto Arsizio su richiesta del sostituto procuratore Francesca Parola che ha coordinato le indagini.
Il giovane era stato trovato senza vita nella sua abitazione di via Mascheroni a Cairate dal padre Tino Bossi, in una pozza di sangue. Andrea Bossi, da quanto ricostruito dai carabinieri, è stato ucciso con una coltellata alla gola. Da quanto emerso i due lo avrebbero ucciso per rapinarlo dei soldi e dei monili d’oro che aveva in casa.
L’omicidio aveva lasciato nello sgomento l’intero paese di Fagnano Olona, dove Andrea Bossi era cresciuto ed era molto conosciuto. Solo da pochi mesi si era trasferito nell’appartamento della palazzina di Cairate.
Durante la mattinata sono state eseguite anche una serie di perquisizioni da parte dei carabinieri tra Samarate e Gallarate. I due presunti killer avrebbero nascosto in diversi luoghi i gioielli e altri oggetti sottratti dalla casa di Andrea Bossi, una parte della refurtiva sarebbe già stata ritrovata.
Grazie a quanto emerso nel corso del sopralluogo sulla scena del crimine, ulteriormente approfondito a seguito dell’intervento dei Carabinieri del RIS di Parma, insieme ad un preciso lavoro di verifica delle immagini degli impianti di videosorveglianza pubblici e privati ed al contestuale riscontro ottenuto con l’attività tecnica eseguita è stato possibile far emergere quella che viene considerata una serie di concreti elementi a carico degli indagati, due giovani di 20 e 21 anni, nella cerchia delle amicizie della vittima.
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