Artigiani sempre più smart: “Con l’intelligenza artificiale si apre una nuova fase”

Confartigianato Imprese Varese ha iniziato a sperimentarla in alcuni servizi. Mauro Colombo (direttore): "La tecnologia aiuta a migliorare la qualità e il modo in cui facciamo le cose. Siamo anche consapevoli del fatto che avrà un impatto non indifferente sull'organizzazione"

Sondaggio Confartigianato imprese Varese

Considerare di default l’innovazione tecnologica un’opportunità, potrebbe essere un modo per non subirla o ancor peggio ignorarla. Poi occorre studiarla, analizzarla e sperimentarla con senso di responsabilità. Se pensiamo a ChatGPT e più in generale al nuovo trend di mercato, ovvero l’intelligenza artificiale (AI), si ripresentano scenari negativi tipici della prima fase della digitalizzazione, come, per esempio, l’inesorabile perdita di posti di lavoro o l’evoluzione, fino alla loro scomparsa, di alcune competenze oggi necessarie nei processi produttivi, in particolare nel settore dei servizi. Emblematico il titolo di un libro, “La fine del lavoro”, dell’economista Jeremy Rifkin, pubblicato all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso quando il computer e l’informatica si diffondevano nelle aziende e nelle case.
(nella foto da sinistra: Mauro Colombo e Massimo Rabuffetti)

CONFARTIGIANATO IMPRESE VARESE È PRONTA
Questi scenari rendono meno evidenti tutta una serie di vantaggi e considerazioni positive, come la possibilità di gestire con le nuove tecnologie un numero sempre più crescente di attività ripetitive e manuali – spesso anche noiose – e di gestirne di nuove e più complesse che impattano sull’economia della conoscenza, pensiamo alla scrittura, alla ricerca e alla codifica.
Confartigianato imprese Varese e la società di servizi Artser hanno intrapreso da tempo un percorso per avviare l’introduzione dell’intelligenza artificiale  in alcuni servizi specifici della loro organizzazione, in particolare nella formazione, nella parte fiscale e legale.
«Immaginiamo tempi relativamente brevi – dice Mauro Colombo, direttore di Confartigianato Imprese Varese e di Artser – perché è indubbio che la tecnologia aiuta a migliorare la qualità e il modo in cui facciamo le cose. Siamo anche consapevoli del fatto che avranno un impatto non indifferente sull’organizzazione se pensiamo alla velocità e al tempo con cui arriveranno».

EFFICIENZA, TEMPO LIBERATO ED ETICA
La riflessione sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno dell’associazione di via Milano è dunque già iniziata e con essa la valutazione delle conseguenze. «Ci sono tante attività che nel giro di pochi mesi potrebbero essere sostituite da questa nuova tecnologia – continua Colombo – . Parliamo di attività che per alcune persone occupano una fetta rilevante del loro tempo che a questo punto viene liberato».
Colombo è ben consapevole che in ogni transizione c’è una parte dolorosa ed per questo motivo che solleva due problemi di carattere etico da affrontare fin da subito. Il primo riguarda l’accompagnamento dei lavoratori nel cambiamento. «Bisogna aiutare le persone ad affrontare questa transizione in termini di conoscenze e competenze – sottolinea il direttore di Confartigianato – e al contempo prendere atto del fatto che alcune attività, che oggi si fanno, domani non si faranno più». Il secondo aspetto etico riguarda il contenuto delle attività svolte: «Chi utilizza le informazioni fornite dall’intelligenza artificiale, cioè i nostri soci e clienti, deve poter contare sulla loro correttezza». Quest’ultimo aspetto riguarda la metamorfosi di alcune mansioni che un tempo svolgeva il lavoratore nel settore dei servizi che oggi si vede assegnare una nuova e più marcata responsabilità, ad esempio, selezionando le fonti normative da cui l’Ai attinge per elaborare le richieste ricevute . Insomma, diventa il garante di quel processo.

UNA NUOVA FRONTIERA
L’intelligenza artificiale apre una nuova frontiera per le imprese, più estesa nel settore dei servizi. Inevitabilmente, quando parliamo di questa nuova tecnologia tutti pensano a OpenAi, ChatGPT  e Ping, strumenti che vengono già usati non solo dalle imprese ma  anche dai singoli privati e dai professionisti. «Stiamo parlando di Large language model (Llm) che è un tipo di modello di intelligenza artificiale – spiega Massimo Rabuffetti responsabile dell’area innovazione e business intelligence di Confartigianato Imprese Varese- che utilizza reti neurali profonde per apprendere da enormi quantità di dati testuali, come testi scritti o parlati».
Sono  modelli nati in un contesto open source, cioè aperto, dove la regola è la condivisione di informazioni, in grado di riconoscere, generare, riassumere, tradurre e prevedere contenuti testuali. Modelli che lavorano molto sul linguaggio naturale, cosa che prima non si poteva fare con le macchine e gli strumenti tradizionali. «La ricerca fatta con OpenAi ha una base vettoriale – spiega Rabuffetti –  Quindi prende interi paragrafi e gli assegna una posizione in questo spazio vettoriale, incasellandolo in una posizione vicino ad altre caselline. Stiamo parlano di una collocazione spaziale di 4000 dimensioni. Faccio fatica a comprendere la parte matematica che ci sta dietro, ma osservo che in questo modo certe abitudini si possono cambiare e rendere più efficienti i processi e più precisi i risultati».

AUTOMATIZZARE CON EMPATIA
Negli ultimi vent’anni in Confartigianato Imprese Varese la digitalizzazione è stata una priorità ad ogni livello, così come l’automatizzazione è stata spinta fin dove possibile, senza mai dimenticare l’importanza di un approccio empatico nel fornire servizi ai soci e ai clienti. Con l’intelligenza artificiale si apre una nuova fase che è gia stata condivisa con i responsabili delle varie aree. «I collaboratori a cui ne ho parlato erano interessati e sorpresi – sottolinea Colombo – rispetto alle potenzialità di utilizzo, ai miglioramenti e all’ampliamento dei contenuti che possiamo mettere a disposizione nell’attività commerciale, di marketing e anche sulla parte di delivery del servizio con l’accesso al portale riservato, grazie al quale il cliente può ricevere una prima risposta senza ricorrere a una persona. Un’espansione dell’attività sia orizzontale, cioè in termini di contatti di soggetti e aziende in qualunque luogo si trovino, che verticale, ovvero di contenuti sempre più specializzati».
Un sistema che invoglierà a raccogliere ancora più dati e informazioni attraverso il Crm (Customer relationship management) per fare attività di benchmark. «Se funziona oppure no è presto per dirlo – conclude Colombo – Una cosa però è certa: l’Ai è alla portata di realtà come la nostra. Calandola sull’artigiano ci vuole ancora un passaggio in più di standardizzazione che magari arriverà tra un paio d’anni. C’è un lavoro di persuasione importante che va fatto giorno per giorno».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Febbraio 2024
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Felice

    Personalmente da sviluppatore software non ci vedo tutti questi toni entusiastici….l’adozione di massa della IA ci farà avere sicuramente più tempo libero ma perchè a tendere non avremo più un lavoro ed un reddito. E invece di diventare la soluzione per bandire le mansioni alienanti, di routine ed alleggerire il carico di lavoro sfruttando i processi automatizzati, l’IA si trasformerà in una chimera che porta in grembo la disoccupazione di massa.
    E paradossalmente le categorie più impattate saranno quelle a media specializzazione con compiti più routinari.
    Le aziende all’inizio pensano a mantenere il personale perchè di fatto non possono fidarsi ciecamente della IA , magari ancora in fase di addestrameno con tecniche varie tra cui la RAG (Retrieval Augmented Generation).
    Ma sucessivamente appena il “sentiment” e la “confidenza” dell’algoritmo di IA si alzerà fornendo risposte sempre più pertinenti allora non ci vedo nessun motivo perchè le aziende dovrebbero tenersi a libro paga il personale. Se possono risparmiare lo faranno….hanno già iniziato delocalizzando il lavoro in paesi dal costo della vita più basso e dagli scarsi diritti ….pensate al costo di un algoritmo….un’occasione troppo ghiotta per farsela sfuggire.
    Anche io utilizzo l’IA per supportarmi nella scrittura di codice e devo dire che al 90% il codice deve essere rivisto, corretto e validato.
    Ma siamo all’inizio….tra 3-5 anni lo sviluppo software potrebbe definitivamente sparire….e dopo?

    1. elenera
      Scritto da elenera

      Caro Signor Felice, come (quasi) sempre, anche questa volta mi trovo a sostenere il suo pensiero.
      Sono un’ex traduttrice che, avendo lavorato in ambito informatico, ha visto il suo amato mestiere imboccare la via della rovina che prima o poi sarà assoluta con la cosiddetta Machine Translation o “traduzione automatica”, per i nostalgici della lingua italiana. Idem comparate: più profitti per le aziende grazie alle ridottissime tariffe (perché il traduttore dovrebbe – condizionale d’obbligo – solo sistemare il testo sputato dalla macchina) con ridottissimi tempi di lavorazione…
      La velocità a scapito della qualità. La meccanica a scapito dell’umanità. Una macchina al posto del cervello…
      A volte mi pare di fare discorsi da vecchia zia: “non ci sono più le stagioni di una volta”. Ma il timore di averne ben donde è concreto…

      1. Avatar
        Scritto da Felice

        Salve elenera…comprendo la sua delusione e rammarico come comprendo la paure sempre più crescenti su quello che ci riserverà il futuro.
        Chi dice che occorre avere resilienza e capacità di adattamento pronuncia a mio avviso solo parole vuote, (nonchè di moda), non conosce a fondo gli impatti ed esprime concetti non applicabili per milioni di persone.
        In un sistema economico liberistico senza regole l’obiettivo non è la qualità ma la velocità di piazzare sul mercato il proprio prodotto e/o servizio per offrirlo alla platea più ampia di persone, il tutto al minimo costo.
        Ma nemmeno gli storici mestieri sopravviveranno. Il quotidiano Bild ha già licenzato 200 persone. Le funzioni di caporedattore, redattori, correttori di bozze, segretari e photo editor nonchè digital layout editor non esisteranno più come esistono oggi si legge nel comunicato stampa.
        Hai voglia ad essere resiliente quando non porti più a casa la pagnotta e non paghi più le bollette. Di fronte a questa irruente e crudele disgregazione del mondo del lavoro qualche economista incomincia a rilanciare il concetto di reddito universale. Se lavorare non sarà più necessario in quanto sostituiti da una macchina allora non ci sono molto alte strade se non garantire una sussistenza minima ai cittadini rimasti senza occupazione.
        Se rimaremmo a breve o tra 10 anni senza lavoro non lo possiamo ancora dire. Qualcuno ci prova a pronosticare come sarà il futuro. Il sito https://willrobotstakemyjob.com/ ci dice la percentuale di rischio nel proprio lavoro nell’essere sostituiti da una macchina.
        Rassicurante….ed io che pensavo che 1984 di Orwell fosse distopico. La realtà è ben peggiore. Il tutto mascherato sotto la grande bugia che le macchine ci aiuteranno. Ad oggi hanno aiutato solo le big-tech a licenziare, il tutto avallato da una società che non ricerca più nemmeno la qualità ma accede solo alla quantità.
        Un mare di contenuti di scarsa qualità ai quali accediamo distrattamente e superficialmente passando da video a video su tiktok, ad influencer che cercano di venderci qualsiasi cosa, ad articoli di max 500 parole che informano o sarebbe meglio dire indottrinano politicamente. Nessun approfondimento, nessun dibattito. Tutto scaricato, ingoiato, digerito alla velocità della luce e subito dimenticato.
        Ci hanno tolto la capacità cognitiva rincoglionendoci con gli smartphone….ora siamo passati alla job disruption….e se non ti adatti in quanto sotto shock da questi repentini cambiamenti il messaggio che passa è che sei vecchio e poco resiliente, poco flessibile, che non cogli le opportunità….come se fossimo delle macchine a cui basta scaricare il software aggiornato per ripartire senza più bug. Con questo processo etico e morale è facile intuire che il passo successivo sarà la nostra stessa sopravvivenza. Il diritto di vivere su questo pianeta senza dare troppo fastidio ai super ricchi.

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