Da Varese a Luino in piazza per dire no alla guerra: “Prevalga il dialogo”
In piazza Montegrappa il presidio per la pace e la libertà dei popoli convocato dalla Cgil, nel giorno della mobilitazione nazionale con manifestazioni in tutta Italia a due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina. Mobilitazione anche sul lago Maggiore
Cessate il fuoco in Ucraina e in Palestina, sostegno all’autodeterminazione dei popoli, ma anche la condanna delle manganellate agli studenti viste a Pisa venerdì mattina. Sono queste le parole più ricorrenti nella manifestazione a Varese, inserita nella mobilitazione nazionale convocata da Europe for Peace e Coalizione Assisi pace giusta.
Duecento le persone che hanno risposto all’appello della Cgil (con altre quaranta sigle) a Varese, un presidio in piazza Monte Grappa mentre si addensavano nuvoloni neri.
Nella data del 23 febbraio, secondo anniversario dell’invasione russa in Ucraina, Stefania Filetti (segretaria della Cgil) ha chiuso il suo intervento chiedendo la “fine della illegale occupazione russa”, la fine “dell’assedio a Gaza” e la liberazione di tutti i prigionieri e ostaggi delle due parti in Israele/Palestina. Ma anche il ritorno ad una iniziativa attiva per la pace, compreso lo stanziamento dello 0,7 del Pil per la cooperazione e lo sviluppo, senza appiattirsi solo sulle spese militari. Alla presenza anche del sindaco Galimberti, negli interventi delle associazioni aderenti si è messo più l’accento di volta in volta sull’occupazione in Palestina o sull’imperialismo russo.
Mauro Sabbadini, dell’Arci Varese, ha fatto sintesi evocando lo spirito della Conferenza di Helsinki che in una fase ancora rigida della Guerra Fredda impostò un disgelo tra Occidente e mondo sovietico partendo dai punti cardine del rispetto dei confini da un lato e dell’ autodeterminazione dei popoli anche all’interno degli Stati, attraverso soluzioni politiche. “La democrazia come risposta alle minacce di guerra. Ma anche risposta a chic di fronte ai ragionamenti politici, risponde con le manganellate, come abbiamo visto ieri”.
“Voglio associarmi alla condanna per quanto accaduto ieri a Pisa” aveva detto poco prima Ester De Tomasi, presidente provinciale dell’Anpi. “Vogliono metterci il bavaglio, dobbiamo tutti ribellarci” ha concluso, evocando così indirettamente anche la reazione che venerdì sera ha portato in piazza centinaia di persone a Pisa.
Mobilitazione anche sul lago Maggiore: a Luino nel pomeriggio sindaci, amministratori locali e cittadini sono scesi in piazza aderendo alla manifestazione per chiedere un cessate il fuoco immediato nei conflitti che affliggono il mondo intero, con una riflessione a quanto avvenuto esattamente due anni fa ai confini orientali dell’Europa in occasione dell’aggressione militare della Russia all’Ucraina. Le parole sono rivolte alla riflessione sul ruolo della politica a partire da ogni livello, dalle amministrazioni locali che sono il primo contatto fra le istituzione col mondo reale dei cittadini e che rappresentano il terminale ultimo della politica, intesa come gestione della cosa pubblica ma in questa declinazione anche come mediazione delle diverse esigenze, dialogo, ascolto.
Matteo Mantovani del Tavolo per la Pace dell’alto Verbano (realtà promotrice della manifestazione) ha spiegato che «noi oggi non vogliamo dar vita ad una manifestazione dai toni “che bella la pace”. Siamo qui perché la pace è l’unica scelta possibile, per risolvere i conflitti. Uniti a tanti altri e tante altre città che stanno manifestando come noi che hanno convintamente deciso di cogliere l’appello di Rete Pace e Disarmo».
Insieme, con le mani strette l’una all’altra, aumentando il contatto a causa del freddo, ma forse per cercare una maggiore vicinanza emotiva, si è poi meditato con Manos sin Fronteras. A prendere la parola, poi, é stato Marco Fazio, sindaco di Germignaga e vice presidente di Comunità montana Valli del Verbano: «Sono passati quasi due anni, dalla manifestazione del 6 marzo a Luino e Germignaga. Due anni in cui, purtroppo, le dinamiche della guerra non si sono arrestate, anzi: i fronti si sono estesi e radicalizzati, e al dramma ucraino si è aggiunto quello che sconvolge il territorio israelo – palestinese».
«Come amministratori», ha continuato Fazio, «ci sentiamo di raccogliere l’invito che è arrivato dal tavolo per la pace e da tante altre realtà della società civile, per chiedere un cessate il fuoco.Lo facciamo a partire dalla nostra attività. Essere amministratori significa ricoprire un ruolo politico. Ed è la politica che può indicare una via di uscita dai conflitti: come ci ricorda il comitato promotore della Marcia per la Pace Perugia Assisi: “La sola via di uscita dalla guerra totale è il negoziato politico”. Dunque la politica ha il dovere (anche costituzionale) di assicurare la pace e di proteggere i cittadini».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Varese CdQ9 su Tra nuove norme e incertezze sui monopattini, anche a Varese si sperimenta il futuro della mobilità sostenibile
italo su Il rappresentante degli studenti si dissocia dalla protesta contro la Settimana della Sicurezza al Falcone
elena manfrin su "Ero inoperabile per tutti, ma non per il professor Ghezzi: grazie a lui sono rinata"
Giulio Moroni su È morto il fotografo Oliviero Toscani
italo su Il caso della contestazione alla "Settimana della Sicurezza" a Gallarate
Anna65 su Esauriti i posti per lo screening Afrodite dell'ospedale di Varese
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.