Nel 2023 in Lombardia diminuiscono infortuni e morti sul lavoro, ma l’emergenza rimane
Daniele Magon segretario Cisl dei Laghi: "L’attività ispettiva e il numero delle aziende controllate dai Servizi di prevenzione è insufficiente. Chiediamo vengano spese le risorse destinate obbligatoriamente alla prevenzione"
Meno denunce di infortunio e meno morti sul lavoro nel 2023 in Lombardia: – 16,6% rispetto al 2022 (131.692) e 172 morti, – 2,8% rispetto all’anno precedente (177 nel 2022). Tuttavia, la lettura dei dati per settori di attività evidenzia un andamento molto differente a seconda del comparto analizzato. Questo, insieme ai numeri legati alle malattie professionali, continua a essere motivo di preoccupazione. Le denunce di infortunio nel settore “industria” in Lombardia sono aumentate passando da 27.997 nel 2022 a 28.471 nel 2023. Nel settore “costruzioni” si contano 5.493 denunce a fronte di 5.296 nel 2022. (nella foto sopra Daniele Magon)
INFORTUNI IN DIMINUZIONE
Nella riduzione generale del dato infortunistico pesa principalmente la diminuzione delle denunce nel settore “sanità e assistenza sociale”: – 52,6% (7.034 infortuni nel 2023 e 14.844 denunce di infortunio nel 2022). Ampliando lo sguardo al territorio lombardo, le province che fanno rilevare una riduzione generale sopra la media regionale sono Brescia (15.280 denunce presentate, – 25,5%), Milano (36.491, – 22,2%) e Monza- Brianza (5.645, -19,7%)”. Modesto il calo di Como (da 5.212 del 2022 a 5.133 del 2023) e Varese (da 9.895 del 2022 a 9.265 del 2023).
MORTI SUL LAVORO
Le denunce all’Inail di infortunio mortale di persone residenti in Lombardia per accadimenti avvenuti sia in luogo di lavoro che in itinere, confermano una situazione grave sotto il profilo della sicurezza sul lavoro: il 2023 si è chiuso con 172 infortuni mortali, in media 3 morti a settimana. Su base provinciale, gli infortuni mortali sono risultati in diminuzione a Milano (47, 9 in meno rispetto al 2022) e Varese (8, 5 in meno rispetto al 2022). In aumento, invece, le morti sul lavoro nelle provincie di Bergamo (22 infortuni mortali contro i 17 del 2022), Brescia (38 nel 2023 e 34 nel 2022) e Como (8 infortuni mortali contro 7 del 2022) In netto aumento, invece, le denunce di malattia professionale: 3.809 denunce totali, +17,9% rispetto all’anno precedente. Le malattie correlate al lavoro più presenti e in crescita sono quelle del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivo (2.346, 61,5% delle denunce), le malattie del sistema nervoso e i tumori.
MANCA LA PREVENZIONE
«La denuncia di malattia professionale – commenta Roberta Vaia, segretaria regionale Cisl Lombardia – è un dato ancora fortemente condizionato da perduranti difficoltà di emersione. A tal proposito, dovrebbe essere motivo di riflessione il fatto che le denunce in provincia di Milano (557) sono poco più della metà di quelle di Bergamo (1.004) e il 70% di quelle di Brescia (825). Questi dati dimostrano ancora una inadeguata attività di prevenzione sia sotto il profilo organizzativo e di gestione dei rischi specifici nelle aziende, sia rispetto a insufficienti controlli, in carenza di personale, da parte degli organi preposti. Nell’area della prevenzione le Ats lombarde stanno operando con il 35-40% in meno del personale rispetto agli organici necessari: mancano anzitutto tecnici della prevenzione e medici del lavoro.
CONTROLLI INSUFFICIENTI
«L’operatività dell’Ispettorato del Lavoro, rispetto al maggior ruolo assegnato nei controlli, è ancora da realizzare. Ad oggi, l’attività ispettiva e il numero delle aziende controllate dai Servizi di prevenzione è insufficiente. Chiediamo vengano spese le risorse destinate obbligatoriamente alla prevenzione – aggiunge Daniele Magon, segretario generale Cisl dei Laghi – aumentando organici e attività di controllo e che vengano sviluppati percorsi formativi in materia di sicurezza e prevenzione sui luoghi di lavoro, in modalità congiunta, coinvolgendo anche il datore di lavoro e con l’utilizzo diffuso in azienda anche dei break formativi. Chiediamo inoltre che si intervenga già a partire dalla scuola, per attrarre i giovani ai corsi universitari dedicati alle professionalità della prevenzione di cui in Lombardia c’è estremo bisogno».
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