“Non lasciare indietro nessuno”, la Prefettura di Varese al centro di una rete per prevenire il disagio giovanile

Intervista al Prefetto Salvatore Pasquariello che in questi quasi due anni a Varese si è speso molto sul fronte della sicurezza pubblica e di alcune problematiche sociali, con una particolare attenzione ai ragazzi e alla prevenzione del disagio giovanile

Prefetto Salvatore Rosario Pasquariello

Prefetto a Varese dal 7 marzo 2022, Salvatore Pasquariello in questi quasi due anni si è speso molto sul fronte della sicurezza pubblica e di alcune problematiche sociali, con una particolare attenzione ai ragazzi e alla prevenzione del disagio giovanile.
Lo abbiamo incontrato per una riflessione a tutto tondo su questo tema delicato, tornato in questi giorni in primissimo piano.

Signor Prefetto, perché tanta attenzione al mondo dei giovani?

Come rappresentante del Governo mi occupo anche di ordine e sicurezza pubblica, ma, a differenza delle Procure della Repubblica che hanno il compito di individuare e assicurare alla giustizia gli autori dei reati, a me interessa soprattutto che i reati non vengano commessi, dunque la loro prevenzione. Sono convinto che uno dei modi più efficaci per prevenire determinati fenomeni e la maggior parte dei reati, sia quello di intervenire alla radice delle problematiche che concorrono a causarli, per esempio conoscere e affrontare le fonti del disagio nell’età dell’adolescenza, anche al fine di evitare che i giovani cadano in situazioni che li possano portare a compiere azioni antisociali o antigiuridiche. Questa è una delle parti che considero più importanti del mio lavoro di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica in chiave di prevenzione. Va comunque subito precisato che, anche in provincia di Varese, abbiamo tantissimi ragazzi eccellenti ma anche alcuni che vivono in situazioni difficili, che non possiamo e non dobbiamo lasciare indietro. Per questo è necessario attivare tutte le risorse disponibili e coinvolgere il maggior numero di soggetti istituzionali per agire insieme.

Qual è la situazione della provincia di Varese sotto questo aspetto? E’ un provincia critica o è migliore di altre in cui si è trovato a lavorare?

Non è una situazione particolarmente critica allo stato attuale ma non mancano segnali preoccupanti. C’è sicuramente molto spaccio nei boschi, alcune persone vengono anche da fuori provincia a comprare stupefacenti, considerata la posizione di frontiera di una parte consistente del territorio. Però i boschi del Varesotto non sono luoghi dove si raggiungono picchi estremi, come accadeva ad esempio nel bosco di Rogoredo, a Milano. Bisogna lavorare con grande attenzione per monitorare le situazioni ed evitare che possano degenerare. Non basta agire con la repressione e con il sistema penale, con il pur straordinario lavoro della Magistratura e delle Forze dell’ordine (e, dallo scorso aprile in questa provincia e in quella di Como, degli squadroni eliportati dei cacciatori carabinieri), ma è necessario agire anche sulla prevenzione, contrastare la “domanda” di sostanze stupefacenti, altrimenti lo spaccio, semplicemente, si sposta da un luogo ad un altro, perché comunque la richiesta c’è, anzi aumenta.

In questi due anni lei è stato molto attivo nel mettere in campo momenti di confronto con amministratori locali e operatori di vari ambiti su temi come la lotta alle dipendenza, il bullismo e la promozione della legalità. Quali riscontri ha avuto?

I riscontri ad oggi sono sicuramente positivi, tutti i soggetti che sono stati coinvolti hanno risposto con entusiasmo e sono stati attivati tavoli di confronto che hanno promosso idee e iniziative importanti. E’ un ambito in cui i tempi per vedere i risultati sono medio-lunghi, tuttavia non siamo partiti da zero, perché in provincia di Varese ci sono tantissime esperienze esemplari, frutto di grande sensibilità. Le ultime azioni messe in campo congiuntamente fanno anche riferimento dalla delibera della Giunta della Regione Lombardia del luglio 2022, che ha incaricato le Agenzie di tutela della salute lombarde di interfacciarsi con le Prefetture e costruire con loro dispositivi integrati sul territorio a favore di minori adolescenti e preadolescenti; d’intesa con l’Agenzia di tutela della salute dell’Insubria e con l’Ufficio scolastico territoriale, ho quindi coinvolto i dodici ambiti territoriali dei Comuni, le due Aziende socio sanitarie territoriali, gli enti del Terzo settore e tutti i soggetti che operano per il contrasto al disagio dei minori e per il sostegno alle relative famiglie. E’ su questa base che è stato elaborato il Protocollo di intesa firmato a giugno 2023 dalla Prefettura e da tutti gli enti pubblici e privati che hanno un ruolo e un interesse nella prevenzione e nel contrasto del disagio giovanile, ad esempio, alcune Direzioni generali della Regione Lombardia, la Provincia, la Camera di commercio, gli Istituti scolastici, le Università, le Forze dell’ordine, le Diocesi con gli oratori, la società “Sport e salute” del Coni, il Centro servizi per il volontariato. .

Perché la Camera di Commercio?

Perché è un soggetto importante ed è anche interesse del mondo del lavoro e dell’impresa che i ragazzi crescano solidi e ben orientati, evitando il fallimento dell’incontro tra domanda e offerta lavorativa. Le aziende cercano determinate competenze che i giovani non sempre hanno. Secondo alcune statistiche, nel nostro Paese c’è un 20% di giovani che non studiano, non lavorano e non si formano, i cosiddetti Neet, “Not (engaged) in Education, Employment or Training”. Un dato sopra la media europea che è molto preoccupante e che, insieme al gravissimo calo demografico generalizzato, deve allarmarci, perché non possiamo permetterci di lasciare questi giovani fuori dalla società. La Camera di commercio di Varese si è mostrata molto sensibile e nel suo piano quinquennale ha riservato grande attenzione ai giovani e alla loro formazione.

Per lo stesso motivo abbiamo coinvolto le due università del territorio, l’Insubria e la Liuc e anche la Cattolica di Milano. Quello del lavoro è un tema fondamentale.

Il lavoro è altresì importante anche per chi ha commesso degli errori e sta pagando il suo debito con la società.  Per questo nel maggio dell’anno scorso come Prefettura, Camera di Commercio, Case circondariali, ecc., abbiamo organizzato, con la collaborazione di rappresentanti del Parlamento e del Governo,  un convegno su carcere e lavoro, dove sono emersi dati eloquenti: se in carcere o fuori dal carcere non si lavora, il rischio di recidiva è del 70%; se si lavora, si abbatte al 2%. Stiamo costruendo dei percorsi per favorire l’inserimento di detenuti ed ex detenuti nel mondo del lavoro con le agevolazioni previste per le imprese dalla legge Smuraglia, purtroppo non molto conosciute.

Quali sono i progetti più interessanti a cui sta lavorando in tema di giovani e prevenzione?

Sono diversi ma tre sono i temi su cui stanno prendendo forma gli interventi più interessanti.

Sulla violenza di genere, ad esempio, abbiamo messo a  punto con  l’Ufficio scolastico territoriale e le Forze dell’ordine un vademecum e momenti di formazione per docenti ed educatori per l’individuazione delle problematiche e il corretto approccio ai singoli casi che dovessero emergere negli ambienti scolastici.

In tema di prevenzione delle dipendenze abbiamo avviato un percorso che punta al recupero precoce dei ragazzi, in collaborazione con il dottor Simone Feder, psicologo e coordinatore dell’Area Giovani e Dipendenze della Casa del Giovane di Pavia. In pratica, con il progetto “Carpe Diem” rivolto ai ragazzi dai 15 ai 25 anni che si siano accostati occasionalmente alle sostanze stupefacenti, l’ufficio che in Prefettura si occupa dei colloqui con i giovani assuntori di queste sostanze e li invia ai Sert per avviare un percorso che non solo eviti sanzioni amministrative, ma soprattutto agisca in modo efficace sulla situazione personale, propone, in aggiunta, il coinvolgimento dei familiari per accompagnare questi giovani a un percorso di revisione della propria vita, anche con il supporto della rete di servizi preposti.

Infine c’è un progetto a cui stiamo lavorando con scuole ed altri enti per la diffusione del cosiddetto “patentino digitale” e del “brevetto digitale”, perché i giovani hanno un accesso praticamente illimitato a tutto ciò che circola sul web e questo, se da una parte è un’opportunità, dall’altra nasconde tante insidie, anche gravi, e i ragazzi devono essere preparati e protetti da queste insidie. E’ ovvio che per guidare un’automobile è necessario imparare come funziona, così per l’uso del cellulare bisognerebbe acquisire preventivamente delle istruzioni.

In conclusione lei ritiene che la situazione dei giovani oggi in una provincia come la nostra sia realmente preoccupante?

In generale credo che in provincia di Varese ci sia una situazione dove esistono sicuramente fasce di disagio ma anche tante belle ed edificanti  esperienze e una maggioranza di giovani sani, con obiettivi, motivazioni, sogni. Questo tuttavia non deve farci abbassare la guardia perché, come sottolineano gli esperti, ci sono tanti segnali che evidenziano una crescita del malessere. Soprattutto dopo il Covid sono aumentate le prese in carico di adolescenti, da parte dei Servizi socio sanitari, per problemi psicologici, episodi di autolesionismo, disturbi alimentari, ansie e attacchi di panico. Il tutto in una società che da un po’ di anni probabilmente non riesce più creare le condizioni perché i ragazzi guardino con fiducia al futuro. E’ un problema anche degli adulti, che spesso non sanno essere o indicare i giusti punti di riferimento e, direi, talvolta non sanno avere la giusta dose di autorità. Assistiamo così a paradossi come quello di giovani sempre più connessi ma solo virtualmente, che si ritirano dalla vita sociale o che, al contrario, escono e si aggregano ma solo per sfogare la rabbia in atti di bullismo, vandalismi, risse. C’è in tutti, giovani e adulti, un aumento dell’aggressività, un’evidenza che notiamo sui social ma anche nella vita reale. Insomma, ci sono tanti segnali che ci dicono che occorre prestare attenzione e intervenire uniti su diversi fronti per contrastare questi fenomeni. Il compito di coordinamento e di promozione del confronto che come Prefetto mi sono dato ha anche questo obiettivo.

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 07 Febbraio 2024
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