Stefano Nazzi ospite della Elmec a Brunello: “Se ci sono nuove prove, giusto riaprire il processo per la strage di Erba”
Il giornalista autore del podcast "Indagini", prodotto dal Post, è stato ospite di un incontro organizzato dall'azienda informatica e ha parlato della revisione del processo a Rosa e Olindo
«Nessuno mi chieda se Rosa e Olindo sono colpevoli o innocenti, perché non lo so». Eppure questa domanda frulla e rimbalza nella testa delle duecento persone sedute nella sala della Elmec di Brunello ad ascoltare Stefano Nazzi, il “principe” dei podcast crime.
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Un evento per parlare di crime e cybercrime con chi questo “lato oscuro” della nostra vita lo studia al microscopio e ci lavora. L’iniziativa si inserisce in un percorso di proposte “Passion Time” aperte al pubblico e in molti non si sono lasciati sfuggire l’opportunità di incontrare Nazzi, autore di “Indagini”, il podcast prodotto dal Post che una volta al mese racconta un grande fatto di cronaca avvenuto in Italia concentrandosi soprattutto su quanto accaduto dopo: le indagini, appunto, e poi i processi, le intuizioni e gli errori dei magistrati, il funzionamento della giustizia e i suoi rapporti con la società e i media.
A intervistarlo all’evento di Elmec, Silvia Giovannini, curatrice del podcast “Buongiorno Impresa” di Confindustria Varese e Ivana Basaric, autrice del podcast “Cyber Things” di Elmec Informatica e CybergON .
Il fatto che ha aperto l’incontro è racchiuso nell’episodio intitolato “Erba, 11 dicembre 2006″ e riguarda la strage che per anni ha occupato la cronaca nazionale e che proprio i primi di marzo tornerà alla ribalta: a quasi 18 anni dall’eccidio i giudici della Corte d’appello di Brescia hanno infatti deciso che sia discussa l’istanza presentata dagli avvocati di Rosa e Olindo con cui si chiede la revisione della sentenza di condanna.
I coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi sono stati condannati all’ergastolo per l’uccisione di Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e infine la vicina di casa Valeria Cherubini. Ma adesso il processo potrebbe riaprisi, e sovvertire il verdetto o riconfermarlo.
«Ci sono stati tre gradi di giudizio sempre molto lineari, basati su prove che venivano considerate certe e su un impianto accusatorio molto solido- ha detto il giornalista Stefano Nazzi– . È anche vero però che è difficilissimo che in Italia un’istanza di revisione venga ammessa. Questo significa che evidentemente c’è stata da parte della Corte, una prima visione prognostica che possano esserci nuove prove. Quindi io sono dell’avviso che se ci sono nuovi elementi, questa strada vada assolutamente percorsa per capire se c’è stato un errore giudiziario o meno. Però penso anche che il processo sia stato molto complesso e basato su tantissimi elementi e focalizzarsi solo su alcuni aspetti fa avere una visione parziale, che, quando si tratta della vita delle persone, non solo delle vittime ma anche delle persone condannate, è sempre bene non avere; è meglio non dividersi in innocentisti e colpevolisti ma cercare di avere una visione completa delle cose sapendo che ci sono persone che devono esprimere un giudizio. Noi non siamo né giudici, né avvocati difensori».
A pochi giorni dalla riapertura del processo sulla Strage di Erba, il giornalista ha offerto una prospettiva inedita su come i media plasmano la percezione pubblica dei fatti. «La realtà non è lineare – ha detto Nazzi – è sempre molto complessa. Diffido sempre dai libri in cui si narra di episodi di cronaca nera che contengono nel titolo “la verità su”…La verità è nelle carte processuali ma anche in quel caso può essere fallace perché i giudici sono esseri umani».
Ivana Basaric ha invece parlato delle insidie che si nascondo nel “dark web”. Il podcast di Elmec “Cyber Things”, prodotto da CybergON, business unit di Elmec Informatica che si occupa di cybersecurity, ha l’obiettivo di spiegare meglio come funziona il mondo digitale e in ogni puntata vengono forniti consigli pratici per proteggersi dalle insidie del mondo digitale.
«Uno degli aspetti che è bene sottolineare sempre – ha detto Ivana Basaric – è che non bisogna colpevolizzare le vittime. Chi è preda di hacker a volte ha commesso un errore, ma è umano. La tecnologia viaggia veloce e spesso le nostre conoscenze non camminano di pari passo. Il nostro ruolo, con il podcast, è anche quello di fare informazione e dare qualche consiglio, ad esempio: prestare la massima attenzione e denunciare sempre. Mai sentirsi in colpa per aver essere “caduti in una trappola”».
«Sospendiamo il giudizio – gli ha fatto eco Nazzi – Una vittima è una vittima. Sempre».
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