Varese in prima fila verso Milano-Cortina: «Da oggi siamo nel progetto “Italia dei Giochi”»
Intervista a Matteo Cesarini, project manager della Varese Sport Commission for Winter Games. «Giappone e Australia lavoreranno al palaghiaccio, ma ci sono altre trattative. Al lavoro anche per stimolare il turismo legato alle Olimpiadi»

Le finali della Coppa Italia di hockey e i tricolori junior di pattinaggio artistico sono stati i due eventi più recenti, tra quelli di rilevanza nazionale, organizzati alla Acinque Ice Arena, il primo grazie all’impegno dei Mastini (HCMV), il secondo attraverso il lavoro della Varese Ghiaccio. Ma non sono state manifestazioni isolate: la regia è in qualche modo demandata alla Varese Sport Commission for Winter Games, una sorta di prolungamento del progetto omonimo di Camera di Commercio per sfruttare l’arrivo delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026.
La VSC for Winter Games è nata grazie all’attività congiunta dell’ente camerale, della Provincia e del Comune di Varese che hanno fatto rete – come si dice in questi casi – affidando il ruolo di project manager a Matteo Cesarini, ovvero di colui che da anni si occupa di gestire il palaghiaccio di via Albani di cui conosce nei dettagli pregi, difetti, possibilità e potenzialità. Tocca quindi a Cesarini fare il punto sull’attività della Sport Commission “Invernale” che anche in queste ore ha qualche novità da raccontare.
«La novità di oggi è l’ingresso della nostra struttura in “Italia dei Giochi”, un progetto che offre la possibilità a enti e società sportive di realizzare eventi nei quali si possano utilizzare i kit di comunicazione delle Olimpiadi. Devono essere progetti incentrati sui temi olimpici (propagandare la pratica dello sport ma anche i temi della sostenibilità e dell’inclusione) e dedicati a realtà come il mondo scolastico. Dal nostro punto di vista abbiamo il vantaggio di avere un impianto come l’Acinque Ice Arena che è il riferimento più vicino a Milano per gli sport del ghiaccio: questo ci offre la possibilità di essere tra gli attori principali e più vicini per godere delle opportunità di questo progetto. Oltre ai vantaggi sulla comunicazione infatti c’è l’inserimento in un calendario dedicato di tutti gli eventi che fanno parte di “Italia dei Giochi” mentre all’interno dei portali olimpici viene rilanciata la nostra attività. Quindi sotto questo progetto rientreranno tutti gli eventi già in programma e quelli di cui stiamo discutendo».
Quali sono quindi i prossimi appuntamenti a Varese?
«Restando su quelli di livello nazionale o internazionale ci sono il quadrangolare di para-icehockey, l’incontro con il comitato olimpico giapponese e un torneo di curling. Il parahockey vedrà a Varese il torneo che di solito si svolge a Torino: si affronteranno Italia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Corea del Sud, quattro squadre che potrebbero disputare le Paralimpiadi 2026, quindi ci saranno partite di alto livello. Ciò valorizzerà tantissimo tutti quegli interventi (da “quota zero” alle panchine agli spogliatoi) che sono stati fatti al palaghiaccio a favore dello sport disabile. Il curling invece farà tappa l’11 e 12 maggio con un torneo che ha già 120 iscritti da diversi Paesi d’Europa. Per la prossima stagione invece ci piacerebbe portare a Varese i campionati italiani assoluti di pattinaggio di figura e, come avete scritto su VareseNews, un Grand Prix Junior sotto l’egida dell’ISU, la federazione internazionale».
Il Giappone invece è la prima nazione ad avere stretto contatti con Varese in vista dei Giochi. Di cosa parliamo?
«Nell’immediato di una visita a fine febbraio alla quale prenderanno parte membri del comitato olimpico e della federazione di pattinaggio giapponesi che prima incontreranno i vertici di Milano-Cortina e poi verranno a Varese. Con il Giappone l’accordo è già fatto fino al 2026: nel prossimo agosto, tra il 14 e il 17, ci sarà un primo raduno al PalAlbani dove la pista sarà pronta per il 12 di agosto. Stiamo anche valutando l’allestimento di un evento aperto al pubblico, ma per ora è prematuro parlarne».

Ci sono altre nazionali interessate a usare Varese come base per la preparazione olimpica e per gli allenamenti durante i Giochi?
«Il rinnovamento del palaghiaccio ha già permesso al movimento australiano di utilizzare la pista per le sue esigenze in accordo con l’hub dell’AIS di Gavirate. Sono già passate da Varese le nazionali giovanili (under 18 femminile, under 20 maschile) e una selezione di pattinatori arrivata al di fuori dell’attività AIS. A Milano Cortina la delegazione australiana sarà probabilmente di piccole dimensioni perché gli sport del ghiaccio sono meno diffusi rispetto a quelli estivi, ma passerà certamente da Varese per tutte le proprie necessità. Gli altri due contatti aperti sono con le federazioni di pattinaggio della Corea del Sud e della Svezia: con loro stiamo svolgendo trattative. Infine ci sarebbe l’hockey del Canada, un movimento molto importante, ma è difficile che la Nazionale svolga un lungo ritiro prima delle gare olimpiche. Per ora ragioniamo più su un discorso di formazione che di ospitalità, anche perché la federazione è stata scossa da uno scandalo (a sfondo sessuale: coinvolti ex componenti della squadra U18 tra cui il giocatore dell’Ambrì Piotta, Alex Formenton ndr) e si sta concentrando su quell’aspetto».
Se andassero in porto queste trattative ci sarà posto per tutti all’Acinque Ice Arena?
«Chiaramente dovremo lavorare per trovare l’equilibrio migliore tra lo sviluppo portato dalle nazionali ospiti e la necessità di garantire l’attività delle società del territorio che resta la linfa vitale per il movimento di questi sport. Per questo alcune trattative non sono ancora terminate, perché stiamo valutando le fasce orarie in cui far allenare chi viene da fuori ma conto sul fatto che troveremo le soluzioni».

Quanto manca una seconda pista a Varese? E anche una tribuna più capiente al palaghiaccio?
«In questo momento sarebbe molto utile, come sarebbe bello avere più posti a sedere all’interno del nostro stadio. Però bisogna anche far i conti con la sostenibilità di questi impianti: una seconda pista dentro all’ippodromo potrebbe ottimizzare lo stesso impianto invece costruirne una lontana avrebbe costi insostenibili. Purtroppo per come è disegnata e organizzata ora l’area del palaghiaccio non c’è più la possibilità di avere un’altra pista, neppure di dimensioni ridotte. Per quanto riguarda la capienza sono d’accordo, però è anche vero che dopo il boom dell’anno scorso anche le presenze si sono stabilizzate al di sotto del “tutto esaurito” sia per quanto riguarda le partite di hockey sia per il pattinaggio libero. E comunque è bello vedere numeri molto importanti».
A proposito di impiantistica: perché si è smesso di parlare del centro federale del ghiaccio che nella scorsa estate aveva acceso dibattiti e campanilismi?
«Per quello che ne so io, perché non esiste più quella copertura finanziaria che era stata ipotizzata a causa della revisione del PNRR. Quindi attualmente né Varese né Como ma nemmeno Milano come era stato ventilato».
La Sport Commission affianca il turismo alle manifestazioni agonistiche. Come vi state muovendo in questo campo?
«La Camera di Commercio attraverso il proprio ente turistico sta lavorando alla creazione di pacchetti da proporre ai diversi comitati olimpici ospiti, così che possano essere veicolati ai tifosi. L’accordo con il Giappone è molto importante anche sotto questo aspetto perché il comitato olimpico ci ha fornito i dati delle persone che si muovono al loro seguito ma anche il tipo di proposta più adatta a un pubblico orientale. La cultura, i beni Unesco, l’arte sono aspetti da tenere in considerazione così come i laghi: quando abbiamo portato i delegati sul Lago Maggiore sono rimasti colpiti dalla bellezza dei luoghi. Ora tocca a noi sviluppare proposte adeguate per non disperdere questo potenziale».
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