Varese non è il Far west
Una riflessione sul grave fatto di cronaca all'Enaip. Lavorare con il disagio è difficile, richiede impegno, cura e una gran fiducia per costruire un mondo migliore in cui non si lascia indietro nessuno
Quanto successo stamattina è molto grave. Ne siamo tutti consapevoli. Dobbiamo però fare attenzione alle reazioni perché siamo di fronte a una storia molto delicata che riguarda un ragazzo minorenne in difficoltà. Non conosciamo la storia personale, familiare e sociale e vista la minore età è anche giusto così. Dobbiamo avere fiducia nelle istituzioni a partire dall’Enaip dove si sono svolti i fatti.
La comunicazione della scuola è stata eccellente. Puntuale, precisa e circostanziata. “I progetti di inclusione – scrivono nel comunicato stampa – sono per Enaip un punto di forza e hanno negli anni consentito anche alle persone più fragili un reinserimento nel mondo del lavoro. Un servizio che si affianca e si integra con i percorsi di formazione professionale rivolti a migliaia di giovani e adulti”.
Ricordiamo bene che l’episodio di stamattina non è l’ennesimo, ma un caso isolato rispetto a un lavoro quotidiano fatto di impegno, professionalità e grande cura. Non dobbiamo dimenticarlo.
Come non va dimenticato quanto scritto nelle ultime righe di quella comunicazione. “Tutta la Direzione e il personale esprimono solidarietà alla collega ferita e non vogliono far mancare il sostegno e supporto al giovane e alla sua famiglia”.
Ecco, si tratta proprio di dare attenzione a quello che viene indicato nella nota della scuola. Le parole chiave sono: solidarietà, sostegno e supporto. Che sono l’antitesi del “pugno di ferro”, dei provvedimenti duri e severi. Fuori luogo e spesso autoassolutori. Lavorare con il disagio è difficile, richiede impegno, cura e una gran fiducia per costruire un mondo migliore in cui non si lascia indietro nessuno. Tanto meno chi vive già in difficoltà.
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