Governo e Regioni non trovano l’accordo sui fondi per i nuovi ospedali
Il Governo deciso a spostare gli interventi del Piano nazionale complementare sul Fondo per l'edilizia sanitaria, da cui la Lombardia dovrebbe attingere il contributo per l'ospedale unico. Critiche anche dalla Corte dei Conti
Regioni e Governo non hanno trovato un accordo sul destino di 1,2 miliardi di euro del Piano nazionale complementare per la messa in sicurezza degli ospedali.
Come spiegato settimana scorsa dal senatore del PD Alessandro Alfieri e dal consigliere regionale Samuele Astuti, la decisione del Ministro Fitto di spostare quella voce di spesa dal PNC ( fondo complementare collegato al PNRR) al fondo per l’edilizia sanitaria costringe le Regioni a rivedere i piani di intervento già decisi tra cui spicca in Lombardia il progetto dell’ospedale unico di Busto e Gallarate.
Il Ministro ha chiarito che non è stato fatto alcun taglio in quanto i tre filoni di finanziamento, PNRR, Pnc e Fondo per l’edilizia sanitaria, vanno considerati come vasi comunicanti dove lo spostamento di soldi non va pensato come taglio. Una visione non condivisa dalle Regioni presenti al tavolo (Lazio Calabria e Puglia) che così definiscono vivono la rimodulazione sia perchè non ci sono risorse libre nel fondo per l’edilizia sanitaria sia perchè molti bandi sono stati assegnati e dei cantieri sono già aperti con finanziamenti che rischiano di bloccare le attività. Le Regioni hanno chiesto l’avvio di tavoli bilaterali per comprendere nel dettaglio la portata degli spostamenti da un capitolo all’altro.
In particolare, in Regione Lombardia si parla di circa 220 milioni di euro che erano nel Pnc per la sicurezza e la sostenibilità degli ospedali ( nel dettaglio 219.242.405 euro dal riparto del piano complementare e 95.595 dal PNRR). Finanziamenti che ora, transitando nel Fondo per l’edilizia sanitaria ex art 20, mettono a rischio lo stanziamento statale destinato proprio all’ospedale unico.
Il quotidiano Repubblica riporta questa mattina il commento polemico dell’assessore Guido Bertolaso:
«Noi non siamo d’accordo, anche perché le spese legate all’ex articolo 20 sono già state programmate, abbiamo annunciato la costruzione di nuovi ospedali. E poi c’è un accordo in conferenza Stato-Regioni che stabilisce di togliere i soldi solo in caso di inadempienze e previa intesa. Le due condizioni qui non ci sono».
Un giudizio negativo è arrivato anche dalla Corte dei Conti che nella parte specifica dedicata alla sanità afferma
“Il saldo netto di rifinanziamenti e definanziamenti porta ad una contrazione di circa 1,2 miliardi della dotazione complessiva del PNC, da 30,6 a 29,4 miliardi….. Le somme così liberate saranno destinate al ripristino dei definanziamenti disposti con il decreto all’esame, in via prioritaria quelli concernenti il Fondo sviluppo e coesione e, per l’eccedenza, quelli incidenti sulle risorse destinate a supportare la spesa per investimenti delle amministrazioni centrali.
Di particolare rilievo appaiono gli interventi finanziari sul fronte della sanità. Le norme proposte sono destinate a riflettersi sulla dinamica della spesa per investimenti del settore in misura significativa. È il caso di quanto previsto al comma 13 dell’articolo 1 che dispone che gli investimenti destinati alla realizzazione del programma denominato “Verso un ospedale sicuro e sostenibile”, già finanziati con il PNC, sono posti a carico del Fondo di cui all’articolo 20, della legge 11 marzo 1988, n. 67 ….. Per consentire di coprire gli oneri finora previsti per il triennio dal PNC, l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 20 è incrementata, per l’anno 2024, di 39 milioni di euro, mediante utilizzo delle risorse del d.l. n. 59/2021 disponibili in conto residui.
Va, infine, sottolineato come la norma preveda una ulteriore riduzione dell’ammontare delle risorse destinate ad investimenti, ponendo a carico dell’articolo 20 anche il finanziamento dei maggiori costi dovuti ad incrementi dei prezzi dei progetti che erano a carico del PNC e che non hanno avuto accesso finora al Fondo opere indifferibili. Anche in questo caso, pur essendo prevista una procedura di selezione accurata, le risorse utilizzabili, allo stato non quantificate, ridurranno ancora i fondi destinati ad accordi e, non essendo già scontate nel tendenziale, dovranno trovare spazi adeguati e apposito finanziamento.
Al riguardo non si può non osservare come, oltre a ridurre l’ammontare complessivo delle risorse destinabili ad investimenti in sanità (l’aver attribuito il finanziamento del programma al Fondo ex art. 20 incide sulle disponibilità per ulteriori accordi di programma) e a incidere su programmi di investimento regionali già avviati, lo spostamento comporta il rinvio dell’attuazione del progetto a quando saranno disponibili spazi finanziari adeguati. Se è vero, infatti, che al 31 dicembre 2023 le risorse non ancora utilizzate attribuite all’articolo 20 sono pari a 9,9 miliardi e che esse sono state ripartite tra le regioni, il loro utilizzo effettivo è subordinato alla indicazione in bilancio di importi spendibili compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica.
In altre parole, pur previste a legislazione vigente, tali risorse non sono già scontate nel tendenziale e quindi richiederanno apposita copertura. Un allungamento dei tempi che dovrebbe essere valutato alla luce dello stato di attuazione dei progetti attivati e che potrebbero registrare fabbisogni difficilmente rinviabili”.
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