“Haiti potrebbe essere un vero paradiso, gli uomini ne hanno fatto un inferno”

Intervista a Stefano Gatto, capo missione dell’Unione Europea ad Haiti: nato a Torino, è cresciuto tra Siena e Varese dove ha studiato e ha ancora forti legami e amicizie. Ecco cosa ci ha raccontato della situazione esplosiva del Paese nei Caraibi

Generico 18 Mar 2024

«Haiti potrebbe essere un vero paradiso, gli uomini ne hanno fatto un inferno». Partiamo dall’ultima frase che ha scritto Stefano Gatto, capo missione dell’Unione Europea ad Haiti, in questa intervista rilasciata a VareseNews. Il diplomatico è stato costretto a lasciare il Paese insieme a dieci colleghi lo scorso 3 marzo, a causa del deterioramento delle condizioni di sicurezza.

Gatto, classe 1962, è nato a Torino, ma è cresciuto tra Siena e Varese. Con la Città Giardino è rimasto un forte legame, secondo solo a quello che ha per la Città del Palio: qui suo padre ha lavorato alla Ignis, qui ha studiato al Liceo Cairoli e qui ha ancora amicizie che durano nel tempo.

Proprio grazie ad una di queste amicizie siamo riusciti a raggiungerlo a Santo Domingo, dove si trova ora in attesa di poter tornare a Port au Prince, capitale di Haiti, quando la situazione si sarà tranquillizzata.

Con Haiti il Varesotto ha un legame speciale. Sono tante le connessioni con il Paese dei Caraibi, prima fra tutte la presenza della missione di Suor Marcella, missionaria di Busto Arsizio che da anni si occupa di dare un tetto e un’educazione ai bambini di Haiti: è recentissimo l’appello lanciato attraverso la deputata varesotta Maria Chiara Gadda e sono molteplici le occasioni con cui la comunità dimostra vicinanza alla religiosa. Anche VareseNews, con Manuel Sgarella, attuale responsabile dell’area Marketing, nel 2013 fece un viaggio/reportage nella Haiti post terremoto, insieme ad alcuni volontari di Abbiate Guazzone che stavano aiutando a costruire l’acquedotto (e molto altro) in uno dei posti più poveri del mondo (QUI IL REPORTAGE “VERSO HAITI”).

ECCO L’INTERVISTA A STEFANO GATTO, CAPO MISSIONE UE AD HAITI

Chi è Stefano Gatto? 

«Sono diplomatico dell’Unione Europea, appartengo cioè al SEAE (Servizio d’Azione Esterna Europea), l’organismo che mette in atto la politica estera europea, composto da diplomatici nazionali ed europei, e che comprende le 140 ambasciate europee nel mondo, chiamate Delegazioni UE. Nel corso della mia carriera, iniziata nel 1993, ho lavorato nelle sedi comunitarie, a Bruxelles e in Lussemburgo, e ho coperto posti diplomatici per l’UE in Brasile, India, El Salvador, Pakistan, Guatemala e adesso Haiti, dove sono dal 2022. Gli ultimi quattro anni come capo missione».

Qual è la situazione ad Haiti spiegata bene anche per chi non si occupa di politica estera?
«Haiti è uno dei paesi più poveri al mondo e il meno sviluppato del continente americano. Dall’indipendenza in poi (1804), non ha mai trovato un modello economico e istituzioni solide. Dopo molte dittature, la democrazia, dal 1991 ad oggi, non ha migliorato particolarmente le cose ed il Paese è divenuto ostaggio di una classe politica fallimentare e il suo territorio senza legge, ideale per ospitare trafficanti e malfattori d’ogni specie, che ad Haiti fanno il bello e cattivo tempo. Da Haiti passano droga ed armi, e questo genera una scia di violenza che, unita alla miseria generalizzata, ha alimentato le gang che ora sono divenute potentissime ed hanno in mano il Paese. La vita è durissima e pericolosa, specie nella capitale, dove mancano servizi di base come acqua corrente e elettricità e la popolazione vive perlopiù in case precarie. Nelle ultime settimane, le gang si sono unite ed hanno messo in ginocchio definitivamente il governo: il Paese è allo stremo».

Ci racconti il suo legame con Varese…
«Sono nato a Torino, ma per il lavoro di mio padre sono cresciuto tra Siena e Varese, le due città con cui m’identifico di più. Mio padre era dirigente dell’Ignis. Io ho trascorso la tarda adolescenza a Varese, dove ho frequentato il Classico al Cairoli e giocato ovviamente a basket. Dopo l’università alla Bocconi, sono partito subito all’estero, dove sono da ben 37 anni, ma molti dei miei più cari amici sono varesini e seguo con molta simpatia le vicende cittadine».

Qual è il ruolo ad Haiti delle ONG e delle realtà che si occupano di solidarietà? Abbiamo citato Suor Marcella, ma ce ne sono molte altre, alcune legate al territorio Varesotto
«Non ho avuto contatti diretti con i varesini che mi cita, ma sì con diversi missionari e operatori italiani di ONG, specialmente AVSI, finanziata dall’UE, ma non solo. Di fatto, le ONG e le presenze cattoliche sono utilissime fonti di informazione in realtà spesso irraggiungibili per noi diplomatici, cui è vietato l’accesso a molte zone della capitale controllate da gruppi criminali. Oltre che fonte d’informazione, i progetti di cooperazione in questo Paese non funzionano che attraverso ONG straniere consorziate con realtà locali: lo Stato è infatti del tutto inoperante, e solo mettendo assieme finanziamenti mirati per obiettivi sociali e capacità operativa delle ONG e delle chiese si possono raggiungere le popolazioni. Le necessità sono essenziali: cibo, medicine, rifugio dalla violenza, servizi di base, istruzione. La realtà di Haiti è inimmaginabile se paragonata ai parametri delle nostre vite, è pura sopravvivenza».

Generico 18 Mar 2024

Come operano le realtà internazionali ad Haiti?
«La cooperazione internazionale ha sempre avuto enormi problemi a funzionare ad Haiti, ed anzi gli haitiani hanno il vezzo di considerarla un male per il loro Paese. La verità è che né i governi haitiani né la cooperazione internazionale sono mai riusciti a sollevare le sorti del paese, sempre alla coda in tutti gli indicatori. Le colpe non possono essere di una parte sola, le ragioni sono molto complesse. La principale difficoltà è quella di non poter contare su governi impegnati ed attivi, quindi gli sforzi della cooperazione tendono a perdersi nel nulla. Anche la ricostruzione dopo il terremoto del 2010 non portò a nulla, il paese sta peggio ancora adesso. L’Unione Europea, che investe nel paese circa 40 milioni di euro all’anno, ha come priorità la rinascita dell’agricoltura haitiana e l’istruzione, oltre al sostegno macroeconomico e la costruzione d’infrastrutture, come il principale asse stradale del paese. È però tutto maledettamente lento e difficile, anche per la violenza estrema che ci circonda. Adesso si aspetta una missione internazionale per debellare le gang, ma già in passato i risultati non sono stati duraturi».

Alla luce di quanto ci ha raccontato, quali sono le speranze per Haiti?
«Haiti è un paese che induce al pessimismo: la situazione attuale è quasi disperata e, di fronte ad altre crisi internazionali, esiste una certa apatia nei confronti di questa crisi infinita in una piccola isola lontana. La crisi attuale è quasi inestricabile e non può essere risolta solo con risorse ed iniziative haitiane. Ma nel futuro questo paese dovrà imparare a governarsi e gestirsi da solo, sulla base di piani di governo seri che non ci sono mai stati. La cooperazione internazionale dovrebbe e dovrà avere solo un ruolo di supporto, non si può pretendere che siano gli stranieri a definire le sorti del paese. Solo le nuove generazioni haitiane potranno farlo, per questo siamo molto attenti all’infanzia ed alla gioventù, prioritarie nei nostri progetti».

Lei ora si trova lontano da Port au Prince, spera di tornaci presto? E con quali prospettive?
«Spero di poter tornare a Port-au-Prince da Santo Domingo, dove ci siamo ritirati e lavoriamo, il prima possibile. Io concludo il mio mandato ad Haiti a fine agosto, e sarà stato l’ultimo periodo extra-europeo della mia carriera. Da settembre sarò di ritorno a Bruxelles per il mio ultimo incarico, con un occhio e il cuore senz’altro verso questo Paese meraviglioso e cosi disgraziato. Haiti potrebbe essere un vero paradiso, gli uomini ne hanno fatto un inferno».

Tommaso Guidotti
tommaso.guidotti@varesenews.it

A VareseNews ci sono nato. Ho visto crescere il giornale e la sua comunità, sperimentando ogni giorno cose nuove. I lettori sono la nostra linfa vitale, indispensabili per migliorare sempre.

Pubblicato il 19 Marzo 2024
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