Il duro lavoro dei carabinieri di Sesto Calende in prima linea contro lo spaccio
Notti insonni, pazienza, osservazione, e al momento giusto il blitz che ha portato alle 17 misure di custodia cautelare in carcere. Le indagini durate mesi e che hanno dato i loro frutti dopo nemmeno un anno dall'altra grande operazione di Vergiate
La pazienza del pescatore, che sa quando è il momento giusto di arrivare alla preda senza farsi vedere. Tradotto nell’indagine antodroga coordinata dalla procura della repubblica di Busto Arsizio, declinata sul territorio, significa l’impiego di forze dello Stato efficaci per arrivare all’obiettivo.
In questo caso, si tratta dell’inchiesta che ha portato dopo nemmeno un anno a «chiudere» un altro bosco della droga (dopo quello di Vergiate con le bande di pusher pronte ad ammazzarsi coi fucili a pompa): sono le 17 misure cautelari in carcere ottenute dalla valanga di elementi raccolti dai carabinieri della Stazione di Sesto Calende, posto a prima vista tranquillo, con centro storico delizioso come il lungo fiume, un po’ Lago Maggiore un po’ Ticino, quasi Piemonte ma ancora in terra lombarda dove la domanda di droga non finisce mai e vale milioni l’anno di ricavi per una piazza che solo all’apparenza può suonare come «periferica».
Invece i boschi fra Sesto e Mercallo rappresentavano una delle piazze di spaccio più prolifiche per l’acquisto a basso costo di eroina nera, di crack e di hascisc “rinforzato” che trasformano le sostanze, le droghe pesanti, in strumenti di alienazione che non lasciano scampo ai consumatori: una volta provata, quella roba, la vai a comprare anche sul “quad“ (nella foto sopra), sulla moto e alla guida del furgone per uso promiscuo e quindi in orario di lavoro, per tirarti su se sei scarico, o per smorzare l’effetto della coca se sei troppo in alto. Una piaga che leggendo i numeri dati dai carabinieri nella giornata di lunedì mette paura, ma non solo dal punto di vista degli spacciatori, bensì degli acquirenti, che appunto si incontrano nelle migliaia e migliaia di transazioni, scambi, passaggi di danaro che sono stati oggetto di osservazione. E qui sta il punto. L’attività investigativa è stata a carico dei militari della Stazione di Sesto Calende.
Documentate più di 11.240 cessioni, con 158 riscontri effettuati, nell’ambito dei quali sono stati complessivamente segnalati 162 assuntori alle competenti Prefetture, ritirate 99 patenti di guida e sequestrati 331,82 g. di sostanze stupefacenti di cui 45,28 g. eroina, 129,18 g. cocaina e 157,39 g. hashish. Sequestrare ulteriori 12000 € in contanti, provento dell’attività illecita, e un fucile a pompa illecitamente detenuto.
Persone semplici quanto impenetrabili, militari che spesso hanno sacrificato ore e ore di lavoro in momenti impossibili per garantire la base sulla quale la magistratura ha potuto appunto chiudere il cerchio.
I tempi di queste attività, per chi segue le indagini legate agli stupefacenti, paiono purtroppo spesso difficili da far combaciare rispetto alle modalità di gestione delle piazze: cioè i nomi e i cognomi da mettere poi nero su bianco sugli atti (le ordinanze) per consentirne la cattura o l’applicazione delle misure cautelari le più varie, sono spesso soggetti a turnover, provenendo gli stessi pusher, ma anche le file superiori, da specifiche località del Marocco interno che garantiscono mano d’opera, soldatanza dello spaccio che arriva in Italia col solo fine di tenere “militarmente“ una piazza per poi fare rientro in patria, proprio come avviene per i soldati in licenza.
Quindi far combaciare tutte queste tessere del mosaico, osservare, attendere, valutare non è semplice. È roba da professionisti. E il lavoro della Stazione di Sesto in questi mesi è stato finalizzato proprio a raccogliere quegli elementi preziosi per decapitare un’organizzazione spietata e risoluta, fatta di uomini che non hanno paura di niente e che seguono una sola strada, quella dei soldi. A ogni costo.
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