Il Lago di Varese mai così alto negli ultimi 10 anni: “Bisogna solo aspettare che l’acqua defluisca”
Era dal 2014 che il Lago di Varese non era così alto e ora ci vorranno settimane per far defluire tutta l'acqua in eccesso attraverso il fiume Bardello. Ma nel frattempo questa acqua è preziosissima per la Palude Brabbia
L’acqua che invade più punti della pista ciclopedonale, l’Isolino Virginia che viene allagato in più punti, l’ex campeggio di Azzate trasformato in una palude o le panchine del lungo lago di Gavirate finite a mollo (nella foto in alto di Luisa Bianchi). Sono queste le istantanee della piena del Lago di Varese su cui si sono accesi i riflettori in questi giorni, dopo il lungo periodo di precipitazioni delle scorse settimane. Fotografie che comunque non entreranno negli annali del lago, ma che colpiscono perchè sono oltre 10 anni che non si vedevano.
«In questi giorni siamo arrivati a toccare gli 83 centimetri sopra lo zero idrometrico -racconta Paolo Valisa, meteorologo del Centro Geofisico Prealpino- a fronte di un livello di piena ordinaria fissato in 40». Una piena che dunque c’è e si vede, ma che non sfiora neanche i record del passato. «Il livello più alto che abbiamo registrato sono i 140 centimetri toccati nel 2002 mentre un livello come quello di questi giorni è stato registrato nel 2009». Una piena nel Lago di Varese, però, non si vedeva da 10 anni: «con le grandi piogge del novembre 2014 il lago arrivò a 134 centimetri».
Sono dunque passati quasi 10 anni dall’ultima piena, tra l’altro molto più alta di quella di questi giorni. Un fenomeno nei confronti del quale si può fare solo una cosa: aspettare.
Il Lago di Varese ha infatti un solo emissario, il fiume Bardello. Si tratta di un corso d’acqua molto piccolo, con una portata di pochi metri cubi al secondo. Far defluire tutta questa acqua richiederà un po’ di tempo. Con queste condizioni meteo il livello sta infatti scendendo di un paio di centimetri al giorno, dunque ci vorranno settimane per permettere a tutto l’eccesso di acqua di andare verso il Lago Maggiore.
E se da un lato c’è qualche problema sulla ciclopedonale, dall’altro c’è chi festeggia nel vedere tornare così tanta acqua. «Per noi è stata una manna dal cielo e non poteva capitare in un periodo migliore, quello delle migrazioni» racconta Barbara Ravasio, la responsabile della Lipu alla Palude Brabbia, la riserva naturale che occupa una vecchia torbiera nell’area di Inarzo. «L’acqua alta in una palude non è certo un problema, anzi -continua-. Negli ultimi anni stiamo soffrendo di una siccità cronica mentre oggi vediamo i pesci in aree dove non c’erano da parecchio tempo.
L’acqua che è arrivata in così grandi quantità permette poi un ricircolo molto importante che dà nuova linfa alla nostra palude». Il problema, però, è che non è arrivata solo acqua. «In situazioni come queste per noi il problema vero sono gli scolmatori fognari che riversano nel lago anche le acque nere e che creano grossi problemi al delicato equilibrio su cui si regge una palude».
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