Infermieri sudamericani in corsia: l’esperienza della Sette Laghi è coraggiosa ma non può essere il futuro
Bilancio del primo gruppo di infermieri arrivati nel novembre scorso. Il meccanismo complesso, che vede collaborare più soggetti istituzionali, del terzo settore, della formazione e del credito, porterà a Varese altri 7 infermieri sudamericani
A tre mesi dall’ingresso degli infermieri sudamericani nei reparti dell’asse Sette Laghi il bilancio è in “chiaro scuro”.
Del primo gruppo di sanitari, quattro si sono rivelati assolutamente all’altezza e ben inseriti, qualcuno non ha apportato lo stress del cambio radicale di paese, cultura e ambiente lavorativo mentre altri stanno affrontando la complessità del lavoro in Italia. Sono tutti all’ospedale di Circolo, nei reparti di medicina, affidati a tutor che li aiutano con la lingua e con le procedure.
COLLABORAZIONE TRA ISTITUZIONI, TERZO SETTORE, MONDO ACCADEMICO E DELLA FORMAZIONE
Il bilancio, ufficialmente, viene definito “ incoraggiante” anche se il Direttore generale dell’asse Sette Laghi Giuseppe Micale non nasconde gli ostacoli. Il progetto chiamato”Magellano”, che ha aperto un canale diretto con alcune realtà accademiche dell’America latina, vede una collaborazione interistituzionle allargata anche al terzo settore, all’Università, alla scuola e all’istituto di credito BCC.
Far venire in Italia a lavorare professionisti di paesi extraUE, con titoli accademici non riconosciuti, ha imposto un lavoro di allineamento che ha coinvolto innanzitutto Prefettura e Questura, con l’ufficio immigrazione. Una volta in Italia, gli 11 infermieri, del Paraguay e dell’Argentina sono stati ospitati dal Centro Gulliver, alla Cascina Tagliata di Bregazzana, dove hanno iniziato a inserirsi, imparando l’italiano e poi prendendo dimestichezza con le leggi, la burocrazia, i dettagli economici del conto corrente.
TROVARE GLI ALLOGGI È STATA UN’IMPRESA
La parte più difficile è stata quella dell’accoglienza, cioè di un alloggio da mettere a disposizione a prezzi calmierati. « La partita è stata pensante – ha ammesso Guido Bondoli, consigliere del Comune di Varese vero regista del progetto Magellano – Ringraziamo la Cooperativa di Bosto che ha concesso un appartamento, la Fondazione Molina che li ha ospitati gratuitamente e la RSA Maria Immacolata di Biumo Superiore che ha messo a disposizione l’ex casa delle novizie».
INFERMIERI FIGURE FONDAMENTALI
Avere infermieri è fondamentale per il sistema sanitario: « Oggi la Sette Laghi ha circa 5300 dipendenti – ha spiegato il dottor Micale – abbiamo personale sufficiente in tutti i settori tranne che in quello degli infermieri. Ma senza queste figure non si possono aprire i posti letto, così si hanno ripercussioni nel pronto soccorso e si allungano le liste d’attesa chirurgiche perchè gli infermieri sono gli strumentisti di sala».
UN INTERVENTO IN EMERGENZA CHE NON PUÒ DIVENTARE UN MODELLO
La Sette Laghi ha avviato un modello coraggioso e innovativo per risolvere in fretta un problema contingente e grave, ma l’apertura di un canale dal Sud America non può essere la risposta strutturale. L’assessore regionale al Welfare Bertolaso il 2 aprile partirà alla volta dei paesi latino americani per replicare, su scala regionale, l’esperienza della Sette Laghi. Ma, già nella prossima tornata di arrivi a Varese, saranno 7 gli aspiranti infermieri: « Al nuovo bando si erano iscritti in dodici, si sono presentati in 8 ma 7 hanno superato i colloqui on line» ha spiegato Micale.
Il progetto Magellano ha qualche criticità? « Probabilmente si è diffusa la voce che questa esperienza in Italia sia abbastanza gravosa – ha abbozzato il dottor Bonoldi – arrivare in un paese straniero, con una cultura diversa e una lingua complicata da conoscere richiede grande determinazione e tenacia».
LA PROFESSIONE DELL’INFERMIERE DEVE TORNARE A ESSERE ATTRATTIVA
La via delle “Americhe” dunque, pur apprezzabile in emergenza, non deve essere considerata una risposta strutturale: formare infermieri per vederseli sottrarre dalla Svizzera o dal privato è una sconfitta per il sistema italiano che non è più attrattivo. Per invertire il trend si deve puntare su interventi più efficaci in difesa del personale sanitario e degli ospedali pubblici.
Che si parli di welfare regionale o di agevolazioni proposte dal territorio ( dalla casa, agli asili per i figli, ai trasporti) o di contrattazione aziendale, sul piatto vanno mese misure reali perché la professione torni a essere attrattiva.
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