Lorenza Ghidini nuova direttrice di Radio Popolare, una vera esperienza Glocal
Intervista alla voce storica dell'emittente della sinistra milanese che ha assunto l'incarico il 5 marzo 2024, succedendo ad Alessandro Gilioli
“Giornalista a Radio Popolare, springsteeniana, juventina, mamma”. Sui suoi account social si presenta così Lorenza Ghidini, da oggi nuova direttrice editoriale dell’emittente milanese. È la prima donna ad assumere questa carica dopo l’esperienza che aveva visto come codirettrice Marina Petrillo.
La sua candidatura è stata innanzitutto approvata dall’assemblea della Cooperativa, poi è stata fatta propria dal CdA di Errepi Spa, che l’ha ufficialmente nominata, e infine è stata sottoposta al voto di gradimento vincolante dei lavoratori e delle lavoratrici, dei collaboratori e delle collaboratrici della radio, con esito favorevole.
«Lavoro a Radio Popolare dal 1998. Ho iniziato proprio da qui il mio primo lavoro dopo aver frequentato il corso Ifg dove allora insegnava Piero Scaramucci. Mi sono occupata di politica e cronaca. Poi ho il pallino della storia lavorando a vari anniversari e centrando l’attenzione sull’antifascismo. Nel 2015 ho realizzato un ciclo di trasmissioni per il 70esimo della liberazione di Milano. Da tempo faccio una trasmissione di cronaca al mattino che si chiama Prisma».
Radio popolare ha una connotazione particolare. È una emittente quasi locale, ma con uno sguardo internazionale. Una vera esperienza Glocal. È così?
«Ci domandiamo spesso proprio questa nostra collocazione. Radio Popolare è locale o globale? Da 25 anni siamo una radio nazionale non tanto negli ascolti quanto nell’approccio per i temi di cui parla. Gli esteri sono un nostro fiore all’occhiello, ma siamo molto radicati sul territorio e mi piacerebbe valorizzare ancora meglio questo radicamento. Siamo una comunità con 15mila abbonati. Fino a questo momento anche lo streaming ci racconta un ascolto legato al territorio e i dati che abbiamo ci raccontano di un pubblico che è sovrapponibile a chi ci ascolta in Fm. Rispetto al territorio abbiamo la tendenza ad essere Milano centrici mentre dobbiamo recuperare relazioni, agganci e presenza in tutti gli spazi della Lombardia. In città abbiamo temi universali e internazionali ma questo non restituisce tutti gli aspetti della realtà delle persone».
A differenza di altri media che perdono quote, i dati ci dicono che la radio regge bene negli ascolti. Come te lo spieghi?
«La radio arriva di più, forse tocca l’empatia, la sensibilità di chi ascolta. Si stabilisce un legame forte tra la voce di chi parla e chi ascolta. È un fenomeno che spiega anche il successo dei podcast che sono il grande concorrente della radio e noi intendiamo sperimentare anche in questa direzione. Abbiamo però un problema comune a tanti altri media: i giovani, perché questi non ascoltano molto la radio. Ce ne dobbiamo occupare e trovare nuove forme per coinvolgerli. Tra poco compiamo 50 anni e dobbiamo guardare al futuro».
Come sarà la tua direzione da un punto di vista politico?
«C’è un grande compito che è fare opposizione al governo delle destre. Penso alla radio come parte attiva di soggetti che si muovono dal basso. I numeri in Parlamento sono impietosi e i partiti possono ben poco lì. Noi dobbiamo tornare protagonisti sul territorio. Essere presenti e vivibili è tra i nostri compiti e ci aspetta un grosso lavoro in vista del referendum costituzionale. In radio comunque c’è tanta laicità, siamo aperti e curiosi senza soggezioni e senza preclusioni ideologiche».
La situazione internazionale è terribile con conflitti a nord e sud del nostro paese. Rumiz racconta che sono le periferie a indicare come cambia il mondo. Come vedi il futuro rispetto a questo?
«I conflitti vicini ci interpellano con grande urgenza e le elezioni europee saranno un test importante. Sarà interessante vedere come si comporterà l’elettorato delle città e delle aree urbane e del resto dei territori. Probabilmente anche nelle elezioni statunitensi vedremo la grande differenza tra le diverse realtà. Un altro tema rilevante riguarda la disaffezione dal voto con oltre il 40 percento delle persone che non vanno a votare. Dobbiamo interrogarci molto su questo e la situazione è davvero delicata».
La nuova direttrice editoriale ha assunto l’incarico oggi, 5 marzo 2024, succedendo ad Alessandro Gilioli. La sua nomina arriva dopo aver ricoperto per dieci anni il ruolo di caporedattrice e aver fatto parte degli organismi interni di governance di Radio Popolare.
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