L’ultimo saluto ad Alessandro Campi e alla sua coraggiosa allegria

È stata una intensa cerimonia laica quella che ha salutato, per l'ultima volta Alessandro "Ale" Campi alla sala del commiato di GIubiano

Funerali Ale Campi

C’era un silenzioso imperativo nella affollata cerimonia laica che ha dato l’ultimo saluto ad Alessandro “Ale” Campi. Un imperativo che tutti, nel corso di quell’ultimo saluto avvenuto nella sala del commiato del cimitero di Giubiano, hanno cercato con forza di mantenere: “non si deve piangere”.

La vita allegra, serena, sorridente da lui vissuta anche nelle difficoltà imponeva un atteggiamento consono, un po’ come se tutti i presenti si sentissero impegnati a non essere meno forti e allegri di lui in una cerimonia dove Ale era padrone di casa assoluto.

Lui evidentemente non avrebbe amato questo genere di smancerie, come no l’aveva fatto in vita, preferendo fare ironia su sé, sui suoi clienti, su tutti quegli “sconosciuti che cinque minuti dopo erano già amici” con cui amava sempre perdersi, come hanno ricordato i suoi famigliari in una bella e divertente (si, divertente. A volte, quando le persone sono speciali, succede anche ai funerali…) lettera che ha ripercorso la sua vita, e che certamente lui, da dovunque ora sia, ha apprezzato.

Ale che giocava con l’amichetto Roberto in via Cesare Battisti, le domeniche passate a camminare al sacro Monte col papà Angelo, il rapporto con la mamma Aurelia, la conoscenza con il suo amico di una vita Maci sul pullman – un’amicizia nata con una barzelletta e mai più finita – o il rapporto con l’amico con l’a maiuscola Paolino, conosciuto prendendosi a botte per un motivo che non si sono mai più ricordati.

Ma anche il lavoro di Ale nella profumeria di famiglia, che amava soprattutto a Natale perché era una grande occasione per “attaccare bottone” con tutti. E infine la sua voglia di imparare meglio l’inglese a causa di una fidanzata finlandese, che gli ha fatto conoscere Annette, l’insegnante scozzese che pensava di stare un anno in Italia e alla fine ci è rimasta oltre 30.

 

Ale era un papà speciale, divertente e dagli insegnamenti importanti, che le due figlie Irene e Angela hanno salutato raccontando tanti aneddoti buffi della loro vita insieme. E un amico altrettanto speciale, come è stato ricordato dall’amico Massimiliano Condello, “Maci” per tutti, che ha detto «Due cose per ricordarti quanto sei stato importante: un uomo di rara intelligenza, rara ironia, rara simpatia, che se ci fosse Paolo direbbe “rara perché non è che ne avesse cosi tanta eh…”»

Di sicuro in questa ultima riunione nessuno dei presenti, dalla moglie ai clienti del Bar che gestiva alla Brunella da decenni, poteva parlare di Ale al passato: perché la sensazione della sua presenza era ancora palpabile, e, come ha detto nelle ultime parole della intensa cerimonia la moglie Annette «So che non mi sto ancora rendendo conto di quello che è successo ma io so che, quando avrò bisogno di te, chiuderò gli occhi e saprò cosa fare».

Sulle note di You’ve got a friend di James Taylor, le ultime a risuonare dopo il preludio “Raindrop” di Anton Hugues e “l’anno che verrà ” di Lucio Dalla, le tantissime persone che hanno affollato la sala del commiato del cimitero di Giubiano si sono avvicinate per salutarlo e, dopo un liberatorio applauso e chiuso l’impegno che tutti avevano preso, moltissimi di loro hanno liberato le loro lacrime, fino a quel momento lasciate “in incognito”, represse o mascherate con un colpo di dito sul viso.

Un pianto che a volte si confondeva con le risate provocate da qualche vecchio aneddoto: perchè raccogliere l’ironia, che lo ha accompagnato per tutta la sua vita – anche quella nella malattia – può rendere persino sopportabile il dolore, e questo suo esempio “resterà nel futuro di ognuno e resterà per tutti preziosa fonte di ispirazione”.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 27 Marzo 2024
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