Mastromarino: “Non possono esserci frontalieri di serie A e frontalieri di serie B”
Il presidente dell'Associazione Comuni di frontiera chiede ai parlamentari eletti nelle zone di confine di convocare la Commissione mista prevista dall'accordo fiscale, per dirimere le questioni interpretative nate sullo status di "vecchio frontaliere"
Continua anche in provincia di Varese la discussione sul tema del frontalierato, con diverse iniziative che mirano a chiarire le diverse questioni interpretative legate all’applicazione del nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera entrato in vigore il 1° gennaio.
Oggi, così anticipato nell’incontro del 24 febbraio scorso, il sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione Comuni italiani di frontiera Massimo Mastromarino ha inviato una lettera ai parlamentari eletti nelle zone di frontiera perché richiedano in Parlamento la convocazione della Commissione Mista prevista dall’art. 6 dell’accordo fiscale per dirimere le questioni interpretative sorte sul riconoscimento dello status di “vecchio frontaliere” per quei lavoratori residenti nei Comuni di frontiera non riconosciuti negli elenchi predisposti dai Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, ma ricompresi in quello redatto dall’Istituto Geografico Militare per l’Italia.
«La questione va chiarita – spiega Mastromarino – Non ci possono essere frontalieri di serie A e frontalieri di serie B. Nei prossimi giorni, inoltre, invieremo ai 518 Comuni di frontiera una proposta di Ordine del giorno da approvare in Consiglio comunale e inviare al Governo con la richiesta di stralciare la “Tassa sulla Salute”, una tassa ingiusta e in contrasto con il nuovo accordo fiscale».
La questione dello status di “vecchio frontaliere” a cui fa riferimento Mastromarino si trova nelle pieghe del nuovo accordo tra Italia e Svizzera relativo all’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri, che all’articolo 9 prevede il regime transitorio per i lavoratori che al momento dell’entrata in vigore dell’accordo o tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023 hanno svolto attività di lavoro dipendente nell’area di frontiera in Svizzera, e che restano imponibili soltanto nella Confederazione Elvetica.
“Il 22 dicembre 2023, Italia e Svizzera hanno siglato un accordo amichevole che definisce con precisione l’elenco dei comuni Italiani (518) e Svizzeri di confine, che ai sensi dell’articolo 2 del nuovo Accordo fiscale, includono le località poste entro i 20 km dal confine tra i due Stati ove risiedono i lavoratori frontalieri beneficiari del regime transitorio sopra richiamato – spiega Mastromarino nella lettera inviata ai parlamentari – Tuttavia, i tre Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese, hanno inteso nelle direttive applicative dell’Accordo considerare “vecchi frontalieri” beneficiari del regime transitorio, solo quelli residenti nei Comuni italiani presenti nelle liste unilateralmente compilate a partire dal 1974, anno di stipulata del precedente accordo fiscale. In questo modo i “vecchi frontalieri” residenti in 71 comuni arbitrariamente non presenti in questi elenchi non vedono riconosciuto dalle autorità cantonali il beneficio del regime transitorio di tassazione unicamente in Svizzera. E’ un’evidente forzatura interpretativa, a svantaggio di molti frontalieri italiani, che impone una soluzione sul piano politico”.
Per questo motivo si chiede ai parlamentari eletti nelle aree di confine di sollecitare il Governo a richiedere al più presto la convocazione della Commissione mista, prevista dall’art. 6 del nuovo Accordo per “risolvere per via di amichevole composizione qualsiasi questione inerente all’interpretazione o all’applicazione del presente Accordo”.
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