“Stasera torno a casa a prendervi”: condannato a Varese per atti persecutori
L’accusa: mani alzate alla moglie e minacce continue anche durante gli incontri protetti coi figli. Il giudice riqualifica il resto in stalking
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L’accusa era di violenza e umiliazioni, prepotenze portate avanti da anni, in un contesto famigliare deteriorato; la coppia seguita dai servizi sociali di Varese che intervengono nelle more di un procedimento di separazione a fronte del comportamento intransigente di un uomo finito dinanzi al Collegio di Varese per maltrattamenti in famiglia aggravati.
La donna cerca di salvarsi dal marito che la vessa e la umilia, passa alle mani, la segue anche durante i tragitti per raggiungere il lavoro (è impiegata in una casa di Varese come donna di servizio). Questo fino al momento clou, il 25 ottobre 2021 a bordo di un autobus: un’aggressione con tanto di testimoni sentiti durante il processo con la donna raggiunta sul mezzo pubblico mentre va al lavoro. La Pm Valeria Anna Zini ha chiesto per questi comportamenti la condanna di 4 anni e 8 mesi (c’è l’aggravante contestata della presenza dei figli – violenza assistita – oltre alla continuazione con altro reato analogo che ha già portato ad una condanna in primo grado per l’uomo a 2 anni e 8 mesi).
Una posizione condivisa del difensore di parte civile Barbara Iacovissi che rappresenta la madre e i due figli; la legale ha molto insistito sul comportamento dell’imputato anche durante i momenti di incontro “neutri”. Proprio in uno di questi momenti l’uomo avrebbe più volte manifestando comportamenti intransigenti anche nei confronti dei figli, condendo il tutto da minacce: “Stasera torno a casa a prendervi”.
Il difensore Martina Zanzi ha invece chiesto l’assoluzione per l’imputato dal momento che contesta la fattispecie giuridica del maltrattamento in famiglia. Il tribunale ha riqualificato il reato da maltrattamenti in famiglia a stalking condannando l’uomo a 2 anni e 4 mesi e al risarcimento della parte civile in via equitativa a 4 mila euro.
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