Troppe partite iva, troppo lavoro nero e pochi controlli. Nei cantieri edili si continua a morire
L'ennesima vittima in un cantiere nel Bresciano, aveva 43 anni ed era di origine albanese. "L'edilizia è un settore polverizzato, nei cantieri c'è una presenza caotica e incontrollata"
Nei cantieri edili italiani si muore cadendo dall’alto, schiacciati dal crollo di strutture, investiti da mezzi pesanti e per folgorazione. L’ultimo incidente mortale è avvenuto martedì 12 marzo. Si tratta di un operaio albanese di 43 anni precipitato nel vuoto mentre lavorava sul tetto di un capannone in un cantiere di Carpenedolo in provincia di Brescia.
L’edilizia che dà lavoro a oltre 1,7 milioni di persone e contribuisce all‘11,3% del Pil nazionale, è uno dei settori maggiormente a rischio infortuni. Nel 2023 sono stati registrati dall’Inail 150 morti sul lavoro nei cantieri, quasi due al giorno.
A VARESE TRE DIPENDENTI PER AZIENDA
Le ragioni per cui l’edilizia ha un’alta incidenza di morti sul lavoro sono molteplici. Durante l’ultimo sciopero con presidio all’Ispettorato del lavoro di Varese, i rappresentanti sindacali della Feneal Uil e della Fillea Cgil hanno spiegato la situazione che i lavoratori vivono nei cantieri della nostra provincia.
Il settore, negli ultimi quindici anni, è stato caratterizzato da una marcata “polverizzazione” delle imprese che sono diventate sempre più piccole. «Le grandi imprese in questo settore sono ormai residuali – dice Annunziato Larosa della Feneal Uil -. Dal 2008 in poi la media si è assestata a tre dipendenti per azienda. In un contesto produttivo così frammentato è difficile controllare, anche se noi abbiamo la contrattazione territoriale e gli enti bilaterali per la formazione. Se si tratta di un committente pubblico posso intervenire, grazie alla normativa e ai protocolli firmati in questi anni. Invece nel privato, se non si applicano le stesse regole, accade che il committente con i vari subappalti si trova in cantiere lavoratori in nero e a rischio sicurezza».
CON LA PARTITA IVA IL DIPENDENTE DIVENTA FORNITORE
Spesso i lavoratori edili per continuare a lavorare sono stati indotti ad aprire partite iva con regime forfettario, più conveniente dal punto di vista fiscale. «La partita iva – spiega Davide Bertotto della Fillea Cgil – diventa un fornitore di manodopera a cui l’impresa titolare dei lavori deve pagare solo la fattura, scaricando così gli oneri sulla sicurezza. Il risultato è una presenza incontrollata e caotica nel cantiere. Per controllare i flussi e le presenze basterebbe dotare ogni lavoratore di un badge. Oggi un microchip costa solo 0,45 centesimi, noi l’abbiamo proposto ma evidentemente questo monitoraggio non va d’accordo con il lavoro nero, un fenomeno ben presente in Lombardia e anche in provincia di Varese».
UNA BUONA FORMAZIONE È UN SALVA VITA
Poi c’è tutta la partita della formazione che ha un ruolo fondamentale nella prevenzione degli incidenti sul lavoro. Il contratto dell’edilizia prevede un minimo di sedici ore di formazione specifica prima che un operaio metta piede in un cantiere.
«Se ci sono lavoratori con un contratto multiservizi o un altro contratto che non prevede la nostra formazione – sottolinea Larosa – si verifica sia un dumping salariale sia un deficit di formazione specifica».
L’edilizia è un settore con un’alta percentuale di lavoratori stranieri che hanno il problema della lingua. E fare formazione senza capire cosa ti spiegano, equivale a non farla. «Quando Incontriamo i lavoratori per spiegare il contenuto del contratto dell’edilizia – conclude il responsabile della Feneal Uil provinciale – ci rendiamo conto che alcuni lavoratori non comprendono la lingua. In genere usiamo degli intermediari, ma non sempre questo è possibile».
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